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lunedì 23 marzo 2015

Intervista a Vincenzo Sospiri, tra passato e futuro

La capacità di essere autoironici non è da tutti, non solo nel mondo del motorsport. Vincenzo Sospiri mi ha dimostrato di avere questa caratteristica, quando gli ho chiesto del suo passato in F1. "Oddio, non è che ci ho corso. Ci ho quasi corso", riferendosi ovviamente alla stagione 1997, quando la sua avventura con la Lola finì praticamente subito.



Vincenzo Sospiri, nonostante questa esperienza poco edificante, è stato uno dei piloti italiani più veloci degli anni novanta. Prima della Lola Vincenzo era stato collaudatore ufficiale della Benetton (1996), sedile acquisito dopo aver vinto la F3000 l'anno precedente. Le maggiori soddisfazioni antecedenti il precoce ritiro dalle competizioni Sospiri le aveva ottenute nella Indy Racing League (prima fila a Indianapolis e secondo classificato in New Hampshire), a Le Mans, con la pole position nell'edizione 1999 ottenuta insieme a Collard e Brundle, equipaggio ufficiale Toyota, e nella Sport Racing World Cup (due edizioni vinte alla guida della Ferrari 333SP del JB Giesse).

Foto amarcord a sorpresa:
Front Row Drivers Luyendyk, Stewart and Sospiri, 1997 :: Indianapolis Motor Speedway Collection

Dopo le corse Sospiri si è trasformato in un team manager di successo. Ha scoperto e fatto correre tanti talenti di ottimo livello, oltre ad aver vinto gare e campionati italiani ed europei. Dopo un buon 2014 Sospiri ha deciso di cambiare le carte in tavola, affiancando ai programmi nella F4 italiana e in quella giapponese anche un impegno nel Lamborghini Blancpain Super Trofeo con il neonato team Vincenzo Sospiri Racing.
"Da metà 2014 avevo cominciato a sondare il terreno per approdare in un campionato a ruote coperte. Ho parlato con varie case, ma alla fine la scelta è stata di cominciare con Lamborghini. Il campionato è di ottimo livello e sarà ideale per far correre giovani talenti che aspirino a diventare professionisti nelle GT. L'accordo con Lamborghini è andato anche oltre, perché anche grazie a loro farò correre nella F4 giapponese due giovani piloti (uno dei quali è Takuro Shinohara). Come sempre, l'obiettivo è di creare una catena di continuità che permetta ai piloti di crescere con noi passo dopo passo. Anche come team dovremo crescere in questo nostro primo anno, perché ci saranno tante cose da imparare per tutti".

La livrea del VS Racing per il 2015

Il rapporto con il Giappone è sempre stato stretto, per Vincenzo. Negli ultimi anni sono stati molti i piloti nipponici a correre con Euronova (Kimiya Sato è il più vittorioso tra questi).
"Semplicemente è ormai consolidato da anni il rapporto sia professionale sia di amicizia con Taki Inoue. La sua rete di contatti mi ha dato spesso l'opportunità di far esordire in Europa molti giovani giapponesi con grandi doti. Anche se su Twitter è un pazzo scatenato, lavorare con lui è un piacere".

Taki Inoue e Vincenzo Sospiri

Nel frattempo continuerà l'impegno nella F4 Italiana con un team - probabilmente non più iscritto come Euronova ma bensì come Vincenzo Sospiri Racing - composto da Marino Sato (giapponese) e da Mauricio Baiz (mamma italiana e papà venezuelano). Si concluderà invece l'avventura in Auto GP.
"Con Sato e Baiz stiamo lavorando bene e nei test ci sono stati dei riscontri molto positivi. In questo campionato dove tutti sono vicini sarà dura essere sempre davanti, ma abbiamo comunque il vantaggio di non partire da zero come nel caso del Super Trofeo. Per quanto riguarda l'Auto GP abbiamo riconsegnato le macchine all'organizzatore; durante l'inverno ci sono stati alcuni piloti interessati a fare dei test ma non è stato possibile concludere alcun accordo".

In un mondo costoso come quello dell'automobilismo la carenza di budget è una costante per la maggioranza dei piloti. Correre in monoposto è ancor più oneroso e chi non riesce o non può raccogliere sufficienti fondi ha solamente due strade da percorrere: appendere il casco al chiodo oppure concentrarsi su campionati più abbordabili. La scelta di Sospiri riguardo al Super Trofeo Lamborghini va anche in questo senso: dare opportunità ai formulisti di approcciare il mondo delle ruote coperte.
"Non è che mettere in pista una singola macchina nelle GT costi meno rispetto a una monoposto, anzi. Va detto che però per i piloti può essere più vantaggioso, perché con un budget inferiore ci sono più opportunità di trovare la propria strada verso il professionismo. Quello che dà fastidio, per così dire, è la situazione attuale nella filiera verso la F1. Con delle richieste così esorbitanti è chiaro che, salvo miracoli, solo i piloti con più soldi possono arrivare a correre là. Molti di loro non verranno mai pagati per correre, perché dovranno sempre portare sponsor anche dopo anni. L'impressione è che quindi sia già tutto deciso, perché ormai quasi nessuno viene ingaggiato solo per i risultati".

Una F1 che è uscita dal primo weekend stagionale con le ossa rotte, tra guai fisici dei piloti, rotture meccaniche e il team Manor impossibilitato a scendere in pista ma comunque presente per non perdere il bonus economico... Una situazione peggiore o migliore di quella che trovò Vincenzo nel 1997?
"Difficile capire come siano messi. Bisogna essere nel paddock per sapere i dettagli... La situazione è comunque diversa dalla mia. Quando scelsi di andare alla Lola, sulla carta feci un ottimo investimento. C'erano dietro dei bei soldi, quelli di Mastercard soprattutto, ma anche di Pennzoil e altri. Un bellissimo programma che aveva tutte le potenzialità per essere un successo. Firmai per 4 anni; nei primi due non c'erano grosse somme in ballo, mentre negli altri due sarei stato pagato molto bene. Dopo la pessima trasferta in Australia, io e Ricardo Rosset eravamo andati a Interlagos con la speranza di qualificarci. Tutto però implose prima ancora di scendere in pista, quando venimmo a sapere dai giornali che il team aveva chiuso. Fu incredibile: Ricardo il giorno prima di questa doccia fredda era andato a presenziare a un evento di grande risonanza, organizzato dagli sponsor in un enorme centro commerciale..."

Rosset e Sospiri a Melbourne nel 1997

Tanti i talenti passati a casa Sospiri nell'ultimo decennio; ecco qualche nome...
"Robert Kubica ha corso per me una volta sola, ma è stato incredibile: un fenomeno naturale. Frezza e Ragues sono stati fortissimi con me e sono diventati piloti quotati. Velocissimi con me anche Filippi, Sirotkin e D'Ambrosio. Petrov all'inizio non era molto veloce, ma crebbe tanto con noi e con l'ottimo lavoro acquisì una capacità di guida e un controllo di macchina davvero spettacolari. Non per niente riuscì a tenere dietro Alonso nel 2010, a dimostrazione delle sue qualità".

D'Ambrosio e Petrov, due piloti di F1 che hanno corso con Euronova

Nonostante molti suoi coetanei e rivali di un tempo continuino a correre, Vincenzo non si è fatto prendere dalla smania di tornare a guidare in pista.
"Bèh, la voglia non la puoi eliminare, c'è sempre. Però dopo tanti anni di inattività diventa difficile anche sostenere allenamento e preparazione. Preferisco dedicare il mio tempo alla squadra e ai miei piloti".

mercoledì 12 novembre 2014

Auto GP e FA1 2014: le Lola B05/52 non muoiono mai

Vi ricordate il campionato motoristico per nazioni? Si chiamava A1GP e fu fondato nel 2005. La macchina di tale campionato (divertentissimo nelle sue prime stagioni) era la Lola B05/52 motorizzata Zytek da 550 cavalli. Bruttina ma potente.

L'A1GP al massimo dello splendore: Brands Hatch 2005

Di questa macchina, oramai davvero datata, non riusciamo più a liberarcene. Perché? Dopo essere stata abbandonata dai suoi "creatori" dell'A1GP al termine della stagione 2007-08, queste vetture hanno continuato a correre in giro per il mondo portandosi con loro tutta la pesantezza dei loro anni.

Attualmente ci sono due campionati che le fanno correre. La serie Auto GP, organizzata da Coloni Motorsport, è nata nel 2010 dalle ceneri dell'Euroseries 3000, e non è mai riuscita a portare in pista più di 20 monoposto. Anzi, talvolta si è raggiunta la doppia cifra con fatica. Coloni ha cercato di modernizzare le auto con un restyling piuttosto approfondito, ma il salto di qualità non è mai avvenuto. Potrebbe accadere nel 2015, visto che il premio finale per la vittoria in campionato sarà un test in F1.
La Formula Acceleration 1, un altro modo simpatico per usare il nome A1, è invece un campionato contenuto nei weekend "Acceleration", nei quali il motorsport si mescola a concerti musicali. Oltre alla... A1, ci sono gare truck, legend e motociclistiche. Nella Formula Acceleration 2014 sono scese in pista circa una decina di Lola B05/52 ad ogni appuntamento.

Acceleration FA1 2014. Griglia scarna...

Quello che mi chiedo è... se proprio lo vogliamo fare, perché non fondere i due campionati? I conti sono presto fatti: 12-13 macchine di qua e 10-11 di là, debitamente sommate e aggiornate nelle specifiche, regalano una griglia davvero interessante. Anche l'idea di mantenere la filosofia del campionato per nazioni, come nella Formula Acceleration attuale e nell'antica A1GP, è degna di considerazione. Inoltre il contenitore della FA1 è ideale, con tanta musica e divertimento oltre la gara. Uno show che può raggiungere più persone e coinvolgere maggiormente i già appassionati.

Questo ragionamento è valido per tutte le serie nelle quali si usano le stesse macchine ma sotto organizzazioni diverse. Speranze al vento: nonostante la crisi, la proliferazione dei campionati è ancora in corso. Come sarebbe bello avere una vera Federazione Internazionale, che sappia ricucire le varie specialità e che possa coinvolgere in modo appropriato organizzatori e promoter...

***UPDATE*** Il 22 dicembre 2014 è stata annunciata la fusione tra le due serie! Giubilo.

Nel campionato Auto GP 2014 il vincitore finale è stato Kimiya Sato (Euronova Racing). Il giapponese ha preceduto l'ungherese Tamas Pal Kiss (Zele Racing fino a Imola, poi Virtuosi) e il tedesco Markus Pommer (Super Nova).

Auto GP: Sato, Sospiri e tutta l'Euronova festeggiano il titolo piloti

Anche gli italiani sono stati protagonisti, sebbene abbiano peccato in costanza. Hanno infatti totalizzato una vittoria a testa i nostri Andrea Roda e Michela Cerruti, mentre Kevin Giovesi è stato sul gradino più alto del podio ben due volte. Piazzamenti sul podio anche per Michele La Rosa, Vittorio Ghirelli e Giuseppe Cipriani (l'ex proprietario del team di F3000 Il Barone Rampante). Il calendario, 8 appuntamenti per 16 gare, è stato uno dei migliori dell'anno, visto che si è corso a Marrakech, Le Castellet, Hungaroring, Monza, Imola, Red Bull Ring, Nurburgring, Estoril.

Michela Cerruti, grande protagonista della stagione 2014

Ecco la classifica (tra parentesi il numero di vittorie), dove troviamo anche l'ex F1 Antonio Pizzonia:

Kimiya Sato (JAP) 221 (6)
Tamás Pál Kiss (UNG) 207 (3)
Markus Pommer (GER) 180 (2)
Andrea Roda (ITA) 166 (1)
Kevin Giovesi (ITA) 155 (2)
Michela Cerruti (ITA) 113 (1)
Michele La Rosa (ITA) 73
Shinya Michimi (JAP) 55 (1)
Vittorio Ghirelli (ITA) 44
Sam Dejonghe (BEL) 41
Giuseppe Cipriani (ITA) 38
Yoshitaka Kuroda (JAP) 36
Francesco Dracone (ITA) 31
Antônio Pizzonia (BRA) 25
Pål Varhaug (NOR) 24
Luís Sá Silva (ANG) 21
Loris Spinelli (ITA) 19
Christof von Grünigen (SUI) 18
Salvatore de Plano (ITA) 11
Samin Gómez (VEN) 2
Sergio Campana (ITA) 1

Per i team, vittoria del Super Nova International (340 punti) davanti a Virtuosi UK (336), Euronova (297), Eurotech/FMS, Zele, MLR 71 e Ibiza Racing.

Nella Acceleration 1 la vittoria è andata all'olandese Nigel Melker, che ha corso con i colori della propria nazione. Fino alla gara-2 di Navarra, Melker aveva gli stessi punti del secondo classificato finale, Mirko Bortolotti. L'italiano, nonostante fosse primo in classifica dopo il weekend successivo al Nurburgring, ha perso molti punti a Monza per poi saltare l'ultimo appuntamento di Assen. Terzo classificato l'ottimo Richard Gonda, del team slovacco.

Nigel Melker, campione della FA1 2014

Tra gli italiani, Sergio Campana ha ottenuto il sesto posto finale, con 3 podi conquistati. Un giramondo: ha corso per i team di Francia, Portogallo e Italia. Anche Gian Maria Gabbiani ha conquistato un punto, grazie al 10° posto conquistato in gara-1 ad Assen, nell'unico weekend da lui disputato. Le gare disputate in Algarve e Navarra, al Nurburgring, a Monza e ad Assen non sono state sufficienti nell'attirare abbastanza macchine. Infatti tutti i piloti scesi in pista in questa stagione sono andati a punti...

Lo slovacco Gonda, Mirko Bortolotti e Sergio Campana

La classifica:
Nigel Melker (OLA) Team Netherlands - 183 (5 vittorie)
Mirko Bortolotti (ITA) Team Italy - 135 (3 vittorie)
Richard Gonda (SLV) Team Slovakia - 94
Sebastian Balthasar (GER) Team Germany - 76
Felix Rosenqvist (SVE) Team Sweden - 73 (2 vittorie)
Sergio Campana (ITA) Team France, Portugal, Italy - 72
Armando Parente (POR) Team Portugal, China - 40
Alessio Picariello (BEL) Team France - 34
Luis Michael Dörrbecker (MEX) Team Mexico - 33
Dani Clos (SPA) Team United Kingdom - 28
Dennis Lind (DAN) Team Sweden, Venezuela - 24
Nathanaël Berthon (FRA) Team France, China - 22
Oliver Campos-Hull (SPA) Team China, Spain - 20
Picho Toledano (MEX) Team Mexico - 19
Craig Dolby (UK) Team Sweden - 12
Jimmy Eriksson (SVE) Team Sweden - 11
Rodolfo Gonzalez (VEN) Team Venezuela - 10
Steijn Schothorst (OLA) Team China - 10
Marco Barba (SPA) Team Spain - 10
Kevin Kleveros (SVE) Team Mexico - 9
Jeroen Mul (OLA) Team Portugal - 6
Victor Garcia (SPA) Team Spain - 5
Bas Schouten (OLA) Team Netherlands - 3
Gian Maria Gabbiani (ITA) Team Italy - 1


Gli altri riassunti della stagione 2014 by Piloti e Motori:
WEC - WTCC - WRC - World RX - GP2 - GP3 - Super Formula - F3 European Championship - Euroformula Open - DTM - BTCC - V8 Supercars - Euro V8 - Super GT - Stock Car Brasil - Turismo Carretera - Nascar Sprint Cup - Nascar Nationwide Series - Nascar Camping World Truck Series - Nascar Whelen Euro Series - F.Renault 3.5 (WSR) - F.Renault 2.0 Eurocup - F.Renault 2.0 NEC - F.Renault 2.0 Alps - F.Renault 2.0 UK - United Sportscar Championship (USC) - ELMS - Asian Le Mans Series - Blancpain Endurance Series - Blancpain GT Sprint - International GT Open - Indycar - Indy Lights - Pro Mazda - US F2000 - Mobil 1 Porsche Supercup - Super Trofeo Lamborghini Europe - Trofeo Maserati - Eurocup Clio - European Rally Championship (ERC) - African Rally Championship (ARC) - Middle East Rally Championship (MERC) - Asia-Pacific Rally Championship (APRC) - Codasur South America Rally Championship - North America and Central America Rally Championship (NACAM) - CIVM - CITE - Campionato Italiano Prototipi - Campionato Italiano Rally - F4 Italia - Carrera Cup Italia - Lotus Cup Italia - Clio Cup Italia - Green Hybrid Cup

mercoledì 29 ottobre 2014

I team di F1 chiusi a stagione in corso

Mai bombe al ciel sereno, piuttosto romanzi dal finale scontato: sono gli annunci riguardanti le difficoltà dei piccoli team della F1.

Stritolati dalla morsa delle grandi scuderie, i team minori hanno superato enormi difficoltà nella stagione in corso, e due di loro (salvo miracoli) molto probabilmente non riusciranno a scendere di nuovo in pista. Sono Caterham e Marussia, lo sanno anche i muri.

Il problema è che pure Force India, Sauber e Lotus sono "in grossa crisi", come direbbe Quelo. La Williams deve far fronte agli investimenti per tornare al vertice, per cui non si può considerare salva. Toro Rosso dipende dal rubinetto Mateschitz: se chiude quello, tanti saluti. Mclaren, in attesa di Honda, non ha più un main sponsor...

Ovviamente, non è la prima volta che un team (nel 2014, due...) si ritira nel corso della stagione. Sono stati pochissimi, nella storia, i casi risoltisi in un ritorno l'anno successivo.

Sono addirittura 13 i team, a partire dalla stagione 1990, ad aver abbandonato il circus a stagione in corso senza mai farvi ritorno. Se Marussia e Caterham dovessero chiudere definitivamente, la statistica diventerebbe ancora più spietata...

L'ultimo team a chiudere battenti anzitempo è stata la Super Aguri, nel 2008. La squadra, di proprietà di Aguri Suzuki, era il team satellite della Honda. A causa di mancati pagamenti da parte degli sponsor e di acquisizioni rifiutate o non andate in porto, al team fu negato di correre il GP di Turchia, con il team manager della Honda Nick Fry non più disposto a supportare la causa. Aguri Suzuki non ha chiuso le sue attività in pista, e ora è impegnato nel Super GT giapponese e in Formula E. Prima di chiudere il team aveva corso la sua migliore stagione, concludendo 9° in campionato con 4 punti.

Sato davanti a Davidson con le Super Aguri 2008

Nel 2002 si ritirò dalle corse il glorioso team Arrows, sede a Leafield (curiosamente la stessa di Super Aguri e Caterham...), e fondato nel 1977. La Arrows detiene il record delle gare disputate senza alcuna vittoria (382 con 5 secondi posti), l'ultima delle quali è stata il GP di Germania 2002. Alla fine di quell'anno, dopo due tentativi di acquisto da parte di Pollock e Mateschitz, il team andò in liquidazione. Una fine brutta, con cause intentate dai piloti e una cattiva gestione di risorse e sponsorizzazioni.

Heinz-Harald Frentzen sulla Arrows 2002

Nel 1997 la Lola, dopo anni di presenza in F1 come fornitrice di telai, decise di entrare in F1. Ottime sponsorizzazioni (Mastercard e Pennzoil), un pilota di talento (Sospiri) e uno con la valigia (Rosset). In Australia Sospiri si becca 11 secondi di distacco, Rosset addirittura 13; il risultato è una non qualificazione apocalittica. Haas fa bene a prendersi il tempo che gli serve, visto questo precedente: la Lola doveva scendere in pista nel 1998, ma la fretta in questo caso fu davvero pessima consigliera. Al GP brasiliano la scuderia non scende in pista e torna a casa; dopo qualche giorno viene gettata la spugna.

Vincenzo Sospiri (Lola '97)

L'anno precedente era stata la Forti a chiudere. Il team italiano, protagonista della F3000, aveva fatto il grande salto nel 1995. Zero punti e tanti problemi a produrre abbastanza velocità nella prima stagione, nonostante le sponsorizzazioni portate da Diniz. Nel 1996, con Badoer e Montermini alla guida, il team fece ancora più fatica a causa della nuova regola del 107%. Ne risultarono tante non qualificazioni e una rapida perdita di credibilità. Guido Forti decise di vendere il team. Il nuovo proprietario (nome: Shannon Group) voleva debuttare in F1 nel 1998 ma entrò prima, con nuove livree e sponsor. Il responsabile, tale Hermann Ben Gartz (citato tra le carte del processo Publitalia su Berlusconi e Dell'Utri) non pagò mai le quote cedute da Forti, decretando in sostanza la condanna del suo team. Un caso simile a quello di Caterham.

La Forti 1996 di Badoer, con i colori Shannon

La storia della Simtek, scuderia chiusa nel 1995, è stata a dir poco tragica. La morte di Ratzenberger al secondo GP della storia del team è stata un'ombra che mai Nick Wirth e compagnia sono riusciti a scrollarsi di dosso. Una macchina inaffidabile, che mandò all'ospedale pure Montermini, e troppo lenta per competere sia nella stagione 1994 sia l'anno successivo. Un finanziatore si tirò indietro nel 1995 poco prima del GP di Montecarlo, e la sponsorizzazione che doveva portare Hideki Noda fu seriamente compromessa dal terremoto di Kobe, un cataclisma che danneggiò molte delle aziende interessate al team. Il team e la struttura Simtek Research, fondata da Wirth e Max Mosley nel 1989, furono di conseguenza costretti a chiudere.

Domenico Schiattarella, a Monaco nel 1995, sulla Simtek

Nel 1993 la Brixia Motor Sport, conosciuta come BMS Scuderia Italia in F1, non riuscì a completare la stagione saltando gli ultimi due gran premi. Alla fine del 1992, dopo gli ottimi risultati conseguiti nel massimo campionato, la Dallara chiuse il programma F1, costringendo BMS a passare ai telai Lola. La stagione fu deprimente, ma a differenza del solito copione, il fondatore Giuseppe Lucchini trovò una soluzione interessante: fondere il proprio team con quello di Giancarlo Minardi, anche lui a caccia di soldi sonanti per rimanere in pista. Nel 1994, infatti, si schierò in pista il team BMS Minardi.

Michele Alboreto sulla bella ma lenta Lola BMS del 1993

Durante la stagione 1992 furono ben tre i team costretti ad abbassare la saracinesca per sempre. Tra il GP di Ungheria e quello di Italia (passando per la gara a Spa) scomparvero nell'ordine la mitica Brabham, la carnevalata Andrea Moda e la Fondmetal di Gabriele Rumi.
La Brabham, capace nel decennio precedente di vincere gare e mondiali, aveva cambiato proprietario già diverse volte. Nel 1989 il team fu acquisito dal miliardario giapponese Koji Nakauchi (Middlebridge Group), ma i suoi miliardi non vennero mai usati per far crescere il team. Il declino si concluse con i mancati pagamenti degli sponsor di Giovanna Amati, con le prequalifiche fallite da Damon Hill e con un finanziatore arrestato per corruzione.

Damon Hill sulla Brabham 1992

Il team Andrea Moda, guidato da Andrea Sassetti (imprenditore calzaturiero), era formato dallo staff della Coloni, aveva un telaio Simtek originariamente destinato a un ritorno in F1 di BMW e pochi, pochissimi soldi da parte. Una serie incredibile di spaventose mancanze (McCarthy, poi diventato lo stig nero, fatto scendere in pista con le gomme da bagnato in una giornata assolata, motori Judd prestati da Brabham per non aver pagato le forniture, titolare e team manager arrestati per frode) culminò con l'esclusione dal campionato da parte della FIA per "aver danneggiato la reputazione della F1".

Uno dei pochi momenti in pista per McCarthy sulla Andrea Moda '92

La Fondmetal acquistò nel 1990 gli asset del team Osella senza, però, migliorarne i risultati. Nel corso delle due stagioni disputate, 1991 e 1992, il team riuscì solamente a conquistare solo due 10° posti, con tante non qualificazioni e ritiri. I soldi erano davvero pochi; Gabriele Rumi decise allora, prima di accumulare altri debiti ed inseguire chimere, di ritirarsi dal campionato. La Fondmetal è ancora oggi un prestigioso produttore di cerchi, usati anche in F1 da Toyota e... Caterham negli ultimi anni; la lungimiranza di Rumi ha permesso di uscire dalla F1 in modo dignitoso, senza compromettere la propria azienda.

Andrea Chiesa sulla Fondmetal, stagione 1992

La francese AGS chiuse nel 1991 anch'essa per problemi finanziari. Si dice che il team non avesse i soldi nemmeno per pagarsi il pranzo, al primo gran premio di quella stagione. Gabriele Rafanelli e Patrizio Cantù comprarono il team dal controverso imprenditore Cyril De Rouvre, ma il loro sforzo economico non riuscì a produrre risultati. Al GP di Spagna il team chiuse, evitando le onerose trasferte in Giappone e Australia.

Gabriele Tarquini a Spa con la AGS 1991

Altri tre team non riuscirono a partecipare a tutti i GP annuali nella stagione 1990: Onyx, Eurobrun e Life.

Le sfortune del team Onyx dipesero dallo stravagante comportamento del suo fondatore. L'eccentrico belga Van Rossem (5 anni in prigione per evasione fiscale) fondatore di Moneytron e del team, fu presto stufo di versare soldi e accompagnare la squadra nel mondo del motorsport. Quando decise di vendere le quote del team al collezionista d'auto Peter Monteverdi e a Karl Foitek, padre del pilota Gregor, il team navigava già in pessime acque. Proprio Gregor Foitek dichiarò nel 1990 di non voler più guidare per il team, definendo la macchina una trappola mortale. La mancanza di denaro si produsse infatti in decisioni assurde, come ad esempio l'utilizzo di pezzi provenienti dalla collezione d'auto di Monteverdi e l'assemblaggio al risparmio di componenti fondamentali come le sospensioni. Il ritiro dal motorsport fu obbligato. Peccato, perché nel 1989 il team era riuscito a classificarsi 10° su 21 iscritti.

JJ Lehto sulla Onyx 1990

Il team Eurobrun era in pratica la combinazione tra l'anima corsaiola della Euroracing di Pavanello e le finanze del magnate Walter Brun. Dopo la difficile stagione '88, nel 1989 il team non riuscì mai a qualificarsi, con un declino costante verso la debacle finale del 1990, campionato non concluso per mancanza di fondi.

La Eurobrun del 1990, guidata da Roberto Moreno

La Life di Ernesto Vita, sede a Formigine, piloti Giacomelli e Gary Brabham, tentò l'avventura in F1 con il motore stellare W12 di Franco Rocchi, non riuscendo mai a qualificarsi. Il motore non superò la fase di studio, risultando nei fatti poco competitivo; il telaio, identico a quello della First 1989 (altro team fallito prima di cominciare), era il più pesante del lotto; la guidabilità era pessima. Fu una delle F1 peggiori della storia, con distacchi da paura: dai 5 ai 10 secondi più lenta dell'ultima delle pre-qualificate, dai 15 ai 25 secondi più lenta della pole position. Ovviamente non c'era spazio per un'avventura del genere: il team chiuse al GP di Spagna 1990.

Gary Brabham sulla Life a Interlagos (1990)