martedì 27 settembre 2016

Il riassunto della stagione 2016: X-BOW Battle

Il campionato X-Bow Battle non è una new entry nel panorama dell'automobilismo europeo. Esiste dal 2010 e, nonostante una predisposizione genetica verso i paesi di lingua tedesca, ha un buon appeal anche verso paesi confinanti dell'Europa (e non solo).



Come si evince dal nome, in questa serie corrono le X-Bow, vetture con monoscocca totalmente in carbonio, leggerissime e divertenti da portare in pista. Le macchine, prodotte da Ktm con un pesante aiuto in know-how da parte di Dallara, si sono fatte conoscere nel passato in alcune edizioni della Race of Champions e sono ormai in pianta stabile nell'Europeo GT4. Il campionato X-Bow Battle è organizzato da Georg Silbermayr grazie all'ovvio supporto della casa di Mattighofen.

Nella stagione 2016 la serie ha corso a Brno, al Red Bull Ring, allo Slovakiaring, al Lausitzring, al Pannoniaring in Ungheria e infine nella nostra Adria. Alla fine della gara italiana sono state redatte cinque classifiche finali: "Élite", "Rookies", "Masters", "Endurance" e "GT4". Tra queste le due più importanti sia come concetto sia come partecipazione effettiva sono la élite e quella relativa ai rookies. Hanno partecipato al campionato due italiani; si tratta di Carlo Alberto Ferrari di Valbona (13° alla fine con un 5° posto come miglior risultato in gara 2 ad Adria) e Riccardo Cecioni (22° in classifica generale). Proprio con Ferrari ho scambiato qualche idea sul campionato.

Riccardo Cecioni (con la tuta nera) e Carlo Alberto Ferrari di Valbona

Carlo Alberto, come sei arrivato alla serie e come la giudichi?
"Ci sono arrivato veramente per caso. Tutto è cominciato grazie a Riccardo Cecioni, che aveva una X-Bow R stradale, una vettura che ha suscitato subito il mio interesse. Dopo aver fatto anche una visita in fabbrica per conoscere meglio questa fantastica auto ho cominciato ad informarmi sul campionato X-Bow Battle. L'organizzatore è stato disponibilissimo e ci ha spiegato tutto, ma veramente tutto, dal regolamento ai costi, e sempre in maniera chiara. Oltre a questo, va detto che pure le modifiche "obbligatorie" alla macchina alla fine non erano molte! Personalmente ho esordito nel campionato nel 2015 a Barcellona insieme a Riccardo, e da allora sono un habitué".

Foto di Joel Kernasenko


Come è andata la stagione 2016?
"Quest'anno ho messo su un piccolo team (Black Flag Motorsport) e ho partecipato a tutte le gare con una mia macchina, devo dire finalmente! La grande forza di questo campionato, per me, è stato il gruppo di piloti/amici che ho trovato e il gran numero d'iscritti ad ogni appuntamento (ndb: salvo Adria, il numero di partecipanti è oscillato tra le 20 vetture e le 35).
Il livello della serie mi è sembrato altissimo, io non mi aspettavo grandi risultati ma... sinceramente pensavo meglio! Ci sono e ci sono stati dei gran piloti qui, come ad esempio Jaime Alguersuari che ha fatto una comparsata a Barcellona nel 2015 per altro vincendo, Nicolas Leutwiler ha vinto il titolo l'anno scorso e ora è protagonista con le LMP2. Da parte mia ho certamente migliorato le mie prestazioni e sono soddisfatto, con un bel finale di stagione".




In Italia il campionato non è molto conosciuto...
"Pochissimi ne sanno qualcosa e altrettanti non conoscono proprio la vettura, un po' perché se ne vedono veramente poche in giro (alcune arrivano in circuito, tolgono la targa, cambiano le gomme, gareggiano e tornano a casa...) e un po' perché i media in generale non ne parlano granché. Da parte mia sto facendo il possibile per fare un po' di pubblicità alla serie, che l'anno prossimo dovrebbe nuovamente correre in Italia, probabilmente a Misano".

Il campionato merita attenzione (per vedere dell'azione, esiste il canale youtube ufficiale) anche se serve uno sforzo finale per uscire dai confini dell'Austria - soprattutto a livello di piloti. Con questo calendario, di chiara matrice europea più che nazionale, c'è molto potenziale ancora da sfruttare.




Classifica Elite (Primi 10 - tra parentesi il numero di vittorie):
Steffen Faas (GER) 254 (6)
Holger Baumgartner (AUT) 207 (3)
BOB BAU (AUT) 144
Uwe Schmidt (GER) 120
Franz Arendt (LUX) 84
Siarhei Paulavets (BIE) 80
Artur Chwist (POL) 64
Christian Loimayr (AUT) 59 (1)
Reini Kofler (AUT) 50 (2)
Charel Arendt (LUX) 48

venerdì 23 settembre 2016

Robert Doornbos: dalla F1 ai vibratori...

Robert Doornbos è nato il 23 settembre del 1981, a Rotterdam. Forse molti appassionati dell'ultima ora non hanno idea di chi sia questo pilota olandese, ma per chi non lo conoscesse posso dire questo: è a suo modo entrato in una ristrettissima cerchia di piloti che hanno fatto qualcosa di particolare dopo aver concluso la carriera in F1...




Una carriera nel Circus molto rapida da riassumere: undici gare - otto con la Minardi nel 2005 e tre con la Red Bull nel 2006 - nelle quali non ha mai fatto meglio del 12° posto; test driver per Jordan nel 2004 e nel 2005 prima del debutto al GP di Germania 2005 al fianco del connazionale Christijan Albers. Molto meglio gli andò negli States, con un 3° posto nella stagione 2007 della Champ Car - con il famigerato Minardi Team USA - e nella Superleague Formula, quello strano campionato nel quale prendevano parte i team calcistici. Doornbos fu protagonista nel 2008 alla guida della vettura con i colori rossoneri del Milan (alla fine concluse la stagione al 3° posto).




Doornbos non ha tagliato i ponti con la F1: è un opinionista fisso in Olanda, paese nel quale la F1 è tornata in voga grazie alle gesta di Max Verstappen. Tuttavia non è esattamente questa la professione grazie alla quale il suo nome ha acquisito un perché (e che perché!).

Avete presente i vibratori comandati a distanza? Ecco, Robert Doornbos ha fondato (insieme ad altri imprenditori) un'azienda che produce e vende questi e altri oggetti legati alla masturbazione. Kiiroo è una "teledildonics company", e insieme ad altre aziende simili ha trasformato tecnologicamente il settore. Si parla in questo caso di realtà aumentata, di strumenti di precisione e di avanzata simulazione, oltre che di internet. Il funzionamento dei dildi targati Kiiroo è presto detto: due o più persone, si presume a distanza, connettono i propri dispositivi (ce ne sono per entrambi i sessi) e tramite il tocco delle dita "trasferiscono" il movimento all'altro o agli altri vibratori, come se fosse un touch screen.




Come sapientemente descritto dal sito BadgerGP, l'ex pilota olandese ha trasferito le sue conoscenze sui materiali compositi, sulla micro-tecnologia e sul design in un settore che apparentemente non conosce crisi. E può essere utile a chiunque: sia al James Hunt della situazione che vuole biblicamente conoscere chiunque capiti a tiro, sia al monogamo modello che non vede la partner (o il partner) da giorni o settimane.

Anche se probabilmente Robert Doornbos non si è sentito particolarmente coraggioso o pazzo per essersi buttato in questa avventura imprenditoriale (che è già un successo pluripremiato), credo che il suo atteggiamento sia quello giusto in un mondo sempre più popolato da puritani e fanatici, includendo nell'insieme anche una F1 che ha abbandonato quasi tutti i suoi vizi in stile anni '70, quando le macchine erano sponsorizzate pure da riviste pornografiche.

Peace & love, dunque. Anche a distanza, caro Robert.





giovedì 22 settembre 2016

Sharon Is Back: Episodio 6, Zolder

La Lotus Cup Europe è approdata a Zolder per la sesta e penultima prova del campionato. Sharon Scolari (#177)  è arrivata in circuito con l'obiettivo di raccogliere i punti necessari per rimanere in lizza per la vittoria della classifica Open, e ha raggiunto il suo suo scopo grazie a due piazzamenti a podio, un secondo e un terzo posto. Il morale è alto in vista delle gare finali a Le Mans in programma sabato 8 e domenica 9 ottobre.





Sesto Round, Zolder, 17-18 settembre 2016.

Gara 1 - 3° posto classe Open
Gara 2 - 2° posto classe Open, 11° assoluta

Classifica Open prima della gara finale di Le Mans:

Chris Laroche 297
Harry Woodhead 273
Sharon Scolari 257

Colpi di scena

In gara 1 sono partita terza tra le open dopo una buona qualifica. Come a Brands Hatch il feeling è stato immediato, e sono rimasta nel gruppo di testa, cercando di dare battaglia per conquistare il secondo posto. Tuttavia la differenza di cavalli con i miei avversari non mi ha aiutato nel portare a termine i sorpassi in una pista comunque tortuosa. Gara 2 è stata ricca di momenti emozionanti. Sono partita benissimo e stavo per impostare il sorpasso su Laroche, in quel momento in testa nella open. Davanti a noi c'è però stata una collisione tra tre vetture, delle quali una è rimbalzata in pista dopo aver colpito violentemente le barriere, per altro sfiorandomi. Ho infatti compiuto una manovra istintiva riportandomi in scia a Laroche; se avessi proseguito col sorpasso sarei stata coinvolta nel crash. Sono uscita indenne dall'episodio, ma il momento buono per passare davanti al mio avversario è svanito; ho mantenuto quindi il secondo posto fino alla bandiera a scacchi.





Un circuito diverso

Anche stavolta ho affrontato un tracciato nuovo, e come a Brands Hatch le prove libere non sono state sufficienti per imparare la pista come volevo. Tuttavia ho apprezzato molto questo circuito. È più lento rispetto a Spa e Silverstone, ma devo dire che mi trovo bene anche quando ci sono da affrontare le chicane, curve che in effetti abbondano a Zolder.

Il clima belga


Il clima la mattina era molto freddo, ma durante la gara la situazione è risultata essere praticamente identica a quella trovata a Brands Hatch, quindi sapevamo a cosa andavamo incontro. La pioggia purtroppo non è arrivata in mio aiuto e quindi non ho potuto sfruttare questo piccolo vantaggio che durante la stagione ho dimostrato di avere. Il paesaggio non mi ha colpito particolarmente; ormai sono innamorata della Gran Bretagna...




Il regno dei camion

Il pubblico era parecchio, visto che durante il weekend c'era l'European Truck Racing Championship. È un campionato seguitissimo sia qui sia in Francia; infatti a Le Castellet le tribune erano piene e lo saranno probabilmente anche a Le Mans. Si è sentito molto il calore degli appassionati, come del resto è accaduto negli scorsi appuntamenti: è ormai una piacevole abitudine.

Il rispetto acquisito

Il rispetto nel paddock, tra tutti i piloti e i meccanici, è incredibile. Personalmente mi sono guadagnata questo status da ogni singola persona che lavora in questo campionato e ciò mi rende davvero felice. C'è un clima fantastico sotto tutti gli aspetti, è facile fare amicizia senza pregiudizi. Con gli altri piloti c'è un bel legame, sia dentro il paddock sia fuori. Infatti può capitare di fare quattro chiacchiere anche tra un weekend e l'altro, sia di corse sia del più e del meno. Merito anche dell'organizzazione che ha creato un ambiente magnifico.




La danza della pioggia

In effetti potrebbe essere utile "chiamare" la pioggia, magari solamente durante le qualifiche e la gara, e non nelle prove libere! Ci saranno tre gare nel weekend di Le Mans e quindi potrebbe accadere di tutto anche con pista asciutta, ma se dovesse piovere sarebbe un grande aiuto visto che sia Harry Woodhead sia i fratelli Laroche vanno meno forte di me sotto l'acqua. Viceversa, con pista asciutta, hanno un vantaggio non da poco in termini di potenza del motore. In qualsiasi caso, comunque, mi preparerò bene per l'evento dell'anno, cercando di essere al top della forma fisica.

Il riassunto della stagione 2016: Indycar



Durante la scorsa stagione di Indycar, la prima nel team Penske, c'erano stati momenti difficili per Simon Pagenaud. La competitività era lontana e i risultati erano decisamente inferiori rispetto agli anni precedenti. Addirittura nella lotta interna al team era stato il peggior piazzato a fine campionato, senza alcun acuto di rilievo.

Quest'anno invece è stato tutto diverso per il francese. È arrivato il titolo, soprattutto grazie alle fantastiche prestazioni sui circuiti permanenti. Cinque vittorie, sette pole position, tre secondi posti e soprattutto un ritmo stupefacente e senza sbavature in parecchie occasioni. Uno stile di guida senza fronzoli (infatti Pagenaud non ha mai siglato il giro più veloce in gara nel 2016) che ha pagato, in una Indycar che è diventata più dipendente dall'aerodinamica rispetto al passato.



La serie è ancora poco prevedibile, di base: anche quest'anno ci sono stati 8 vincitori diversi e 15 piazzati a podio. Tuttavia alcune gare non sono state particolarmente entusiasmanti. In generale ci sono stati meno errori, meno cautions e pure meno sorpassi, visto che per la maggior importanza dell'aerodinamica alcuni piloti hanno lamentato perdita di carico in scia.

Le sorprese non sono comunque mancate, a partire proprio dalla 500 Miglia di Indianapolis, che ha visto il trionfo improbabile del rookie of the year Alexander Rossi, pilota della joint-venture Herta/Andretti. La sua gara è stata uno schiaffo a tutti i suoi detrattori, e nonostante qualche insipido commento visto i giro per il web - relativamente a una gara falsata e a una vittoria immeritata - Rossi ha davvero saputo prendere per mano la corsa. La gestione del carburante è stata fenomenale, calcolando che Carlos Munoz - piazza d'onore al traguardo - gli mangiava secondi a ogni curva durante l'ultimo giro. E si sono viste pure le doti velocistiche, visto che l'ex Marussia ha conquistato pure il giro più veloce della gara. Facendo le pulci alla classifica, è evidente come si sia meritato anche il titolo di debuttante dell'anno; è vero che la vittoria a Indy conta parecchio sul computo dei punti, ma Rossi ha conquistato sei piazzamenti in top ten contro i cinque di Daly e i due di Chilton.




Josef Newgarden è invece stato il pilota che ha conquistato più punti sugli ovali, forte di una vittoria in Iowa, un terzo posto a Indy e un 4° a Pocono. Questa però è solo la faccia bella della medaglia. L'altra è stata decisamente più violenta, con il terribile e pericoloso schianto in Texas, nel quale Newgarden ha rischiato seriamente la vita. Con la frattura a entrambe le mani e a una clavicola, il pilota dell'Ed Carpenter Racing è tornato a correre a tempo di record, conquistando a solo un mese di distanza dal crash la vittoria in Iowa (per altro con larghissimo vantaggio). Vista la sua competitività anche sui tracciati permanenti è evidente che il pilota è pronto per combattere stabilmente per la vittoria finale nel campionato, a patto che risolva i problemi patiti sui circuiti cittadini nei quali ha storicamente pagato pegno (salvo l'inaspettata vittoria a Toronto nel 2015).

Il team Penske è riuscito a fine anno a occupare tutto il podio finale. Oltre alla vittoria di Pagenaud, si sono piazzati in cima alle graduatorie anche Will Power e Helio Castroneves. L'australiano ha corso la parte centrale della stagione in modo entusiasmante, con 4 vittorie e 2 secondi posti da gara 2 a Detroit fino a Pocono. Peccato per il malore patito a St.Pete dopo la pole (dove fu sostituito dall'eterno Oriol Servia) e per l'incidente di Watkins Glen, due gare in cui poteva dire la sua. Castroneves, nonostante la buona stagione nel suo complesso, sta proseguendo nel digiuno di vittorie che perdura dal giugno del 2014.


Scott Dixon e James Hinchcliffe. Due vittorie stagionali per il neozelandese, la Pole a Indy per il canadese.

Il titolo di "delusione dell'anno" va probabilmente all'intero team A.J. Foyt Enterprises, con Sato 17° e Hawksworth 20° nella classifica finale (l'inglese ha concluso ultimo tra i piloti full time). I motori Honda non hanno certo aiutato la compagine - basti pensare che Chevrolet ha vinto 14 delle 16 gare disputate - ma troppo spesso le vetture bianco-rosso-blu hanno navigato nelle retrovie. Sato ha regalato a Foyt i due migliori risultati stagionali, cioè dei quinti posti a Long Beach e Toronto. Anche Chip Ganassi ha passato una stagione in sordina. Dixon, che era campione in carica, ha salvato l'onore del team con due vittorie, ma è la perdita della sponsorizzazione Target ad aver fatto maggior scalpore.

Tra gli altri spicca certamente il nome di Graham Rahal, quest'anno unica vera punta d'alta classifica per la Honda. Il figlio di Bobby ha colto una straordinaria vittoria in Texas - con il finale di gara più emozionante dell'anno - oltre che numerosi piazzamenti in top 5. Rispetto al 2015, quando rimase in lotta per il titolo, la stagione non è stata il massimo; ma Graham ha dimostrato di essere uno dei piloti più aggressivi in pista.




Per concludere, una citazione per tre piloti. Bourdais continua a dare battaglia e pure nel 2016 è arrivata una vittoria (a Detroit); Townsend Bell ha disputato una delle sue migliori Indy 500, sempre accompagnato dalla sua proverbiale coppola; Luca Filippi ha disputato cinque gare nel team Dale Coyne prima di lasciare spazio al colombiano Gabby Chaves e al rookie RC Enerson, purtroppo senza troppa fortuna.

Ho infine lasciato per ultimo, ma non nel mio animo, Bryan Clauson. Nella sua progressione verso le 200 corse annuali, Bryan aveva compiuto una grande impresa a Indy: compiere tre giri in testa alla gara. Qualche ora dopo era riuscito a fare una clamorosa double, vincendo al Kokomo Speedway la corsa delle sprint car. Purtroppo, in un'assurda notte di agosto, il sogno di Bryan si è interrotto. Ma la sua splendida voglia di correre dovrà essere per sempre di esempio a tutti i futuri piloti da corsa.





#ForeverBC


Classifica finale (tra parentesi il numero di vittorie):
Simon Pagenaud - Penske/Chevrolet 659 (5)
Will Power - Penske/Chevrolet 532 (4)
Helio Castroneves - Penske/Chevrolet 504
Josef Newgarden CFH/Chevrolet 502 (1)
Graham Rahal Rahal Letterman/Racing Honda 484 (1)
Scott Dixon Chip Ganassi Racing/Chevrolet 477 (2)
Tony Kanaan Chip Ganassi Racing/Chevrolet 461
Juan Pablo Montoya Team Penske/Chevrolet 433 (1)
Charlie Kimball Chip Ganassi Racing/Chevrolet 433
Carlos Munòz Andretti Autosport/Honda 432
Alexander Rossi Andretti Autosport/Honda 430 (1)
Ryan Hunter-Reay Andretti Autosport/Honda 428
James Hinchcliffe Schmidt Peterson Motorsports/Honda 416
Sébastien Bourdais KVSH Racing/Chevrolet 404 (1)
Mikhail Aleshin Schmidt Peterson Motorsports/Honda 347
Marco Andretti Andretti Autosport/Honda 339
Takuma Sato A. J. Foyt Enterprises/Honda 320
Conor Daly Dale Coyne/Honda 313
Max Chilton Chip Ganassi Racing/Chevrolet 267
Jack Hawksworth A. J. Foyt Enterprises/Honda 229
Spencer Pigot Rahal Letterman Racing/Honda 165
Gabby Chaves Dale Coyne/Honda 105
J.R. Hildebrand Ed Carpenter Racing/Chevrolet 84
Oriol Servia Team Penske, SPM/Chevrolet, Honda 72
Luca Filippi Dale Coyne/Honda 61
Townsend Bell Andretti Autosport/Honda 55
RC Enerson Dale Coyne/Honda 55
Ed Carpenter CFH/Chevrolet 54
Pippa Mann Dale Coyne/Honda 46
Matt Brabham Team Murray KV Racing Technology/Chevrolet 37
Alex Tagliani A. J. Foyt Enterprises/Honda 35
Sage Karam Dreyer & Reinbold Racing/Chevrolet 22
Bryan Clauson Jonathan Byrd's Racing/Honda 21
Stefan Wilson KVSH Racing/Chevrolet 14
Buddy Lazier Lazier Burns Racing/Chevrolet 12


I riassunti delle stagioni precedenti di Indycar: 2015 - 2014

venerdì 16 settembre 2016

Il riassunto della stagione 2016: Pro Mazda & US F2000

Season Review 2016: Mazda Road To Indy (II parte)

Per leggere la prima parte sulla Indy Lights, clicca qui.

Pro Mazda




È stata parecchio imbarazzante la griglia 2016 della serie inferiore alla Indy Lights, cioè la Pro Mazda. Si è visto un numero massimo di 12 vetture in pista, dato per nulla accettabile in un campionato che, almeno a livello concettuale, dovrebbe essere sullo stesso piano della GP3. A pesare al ribasso, probabilmente, l'annunciato cambio di vettura per il 2018, con l'arrivo di Tatuus (oltre alla prospettiva già per il 2017 di un rinnovato montepremi totale e parziale, e della presenza di sconti per programmi full time). Se è vera l'ipotesi che molti team non abbiano voluto accollarsi i costi di una stagione con vetture destinate al museo, allora nel 2018 vedremo di nuovo una griglia abbastanza corposa, ma chi scenderà in pista nel 2017? Tanto per ricordarlo, il momento peggiore della stagione è stato al Lucas Oil Raceway, ovalino nei pressi di Brownsburg, in Indiana. 

Il campionato ha vissuto la sfida tra due compagni di squadra del team Pelfrey: lo statunitense Aaron Telitz e il messicano Patricio O'Ward. A prevalere è stato proprio Telitz, in grado di essere più costante del rivale con un solo piazzamento fuori dalla top 5 nell'arco delle sedici gare stagionali. Il pilota di Birchwood (Wisconsin), classe '91, ha colto un successo in meno rispetto a O'Ward (nato nel 1999), ma ha collezionato pure sei secondi posti. La stagione ha vissuto due periodi distinti; la prima parte è stata comandata da O'Ward, con ben 6 successi nelle prime sette gare. Un filotto incredibile che si è interrotto proprio nella gara di casa di Telitz, disputata a Elkhart Lake, con due quarti posti mentre l'avversario vinceva entrambe le competizioni del weekend. Il momento negativo del giovanissimo messicano è poi proseguito anche a Toronto, con un incidente in gara 1 che è stato il punto di non ritorno. Da quel momento O'Ward ha concluso davanti a Telitz in una sola occasione (gara 1 a Laguna Seca).



Aaron Telitz

A parte i duellanti, a togliersi lo sfizio della vittoria sono stati il francese Nico Jamin (dominatore della US F2000 l'anno precedente) e l'argentino Nicolas Dapero. Jamin ha concluso terzo in campionato con appunto due successi (entrambi nella tappa di Mid-Ohio), mentre Dapero è stato preceduto in classifica dall'ottimo Will Owen, statunitense in grado di salire sul podio in ben 8 occasioni nel corso della stagione.

Non hanno concluso la stagione il canadese Garett Grist (passato poi in Indy Lights) e il malese Weiron Tan che tanto aveva stupito nel 2015. Nelle poche gare da loro disputate si era comunque intravista la loro competitività; sarebbe stato interessante vederli all'opera in un contesto full time. Concetto che tuttavia quest'anno hanno abbracciato soltanto sei piloti sui 13 classificati finali, statistica anche questa impietosa.



Nico Jamin

Classifica finale (tra parentesi il numero di vittorie):
Aaron Telitz (USA/Pelfrey) - 421 (6)
Patricio O'Ward (MEX/Pelfrey) - 393 (7)
Nico Jamin (FRA/Cape Motorsports) - 331 (2)
Will Owen (USA/Juncos) - 317
Nicolas Dapero (ARG/Juncos) - 278 (1)
Jake Parsons (AUS/Juncos) - 258
TJ Fischer (USA/Pelfrey) - 137
Garett Grist (CAN/Juncos) - 133
Jake Eidson (USA/Cape Motorsports) - 106
Jorge Cevallos (MEX/Cape Motorsports) - 79
Weiron Tan (MAL/Pelfrey) - 69
Joseph Burton-Harris (USA/World Speed) - 46
Bobby Eberle (USA/World Speed) - 20


US F2000





Unica a salvarsi in quanto a presenze con oltre 20 piloti a ogni gara, la US F2000 è tornata in voga.

Il campione 2016 è l'australiano Anthony Martin, 21enne del team Cape Motorsport capace di vincere in questa stagione ben sette gare su 16, con un primato notevole anche nelle pole position (nove). Martin, che nella sua biografia sul sito della USF2000 si dice terrorizzato dai ragni ma anche voglioso di vincere un giorno il campionato Indycar, ha migliorato notevolmente rispetto alla stagione precedente, nella quale giunse 4° con il titolo di miglior rookie nonostante l'assenza di vittorie. Come nel 2015 l'australiano ha preceduto in classifica il canadese (e compagno di scuderia) Parker Thompson, vincitore di quattro gare, tre delle quali nella prima parte della stagione. Thompson ha dimostrato di essere un pilota molto veloce in gara, ma i due risultati fuori dalla top ten (uno in più del rivale) lo hanno decisamente sfavorito in un campionato dove la costanza è stata il fattore determinante. Va detto che il canadese ha comunque qualche anno di esperienza in meno, essendo del 1998.


Anthony Martin

Il weekend perfetto di Laguna Seca ha messo in luce anche il talento del brasiliano Victor Franzoni. Dopo una stagione 2015 vissuta a metà tra USF2000 e Pro Mazda, Franzoni ha fatto un passo indietro, disputando l'intera stagione nell'ultima serie del programma Road To Indy. Come nel 2015, anche quest'anno ha vinto in una sola occasione. Come lui, anche l'australiano Jordan Lloyd e il cinese Yufeng Luo sono riusciti a cogliere un successo, entrambi nel weekend iniziale di St.Petersburg.

Lo statunitense Robert Megennis ha vinto il titolo riservato ai rookie, con due terzi posti all'attivo come miglior risultato. Megennis è risultato essere anche il primo dei nati dopo il 31 dicembre 1999.

Robert Megennis

L'unica donna nella serie, la norvegese Ayla Agren, ha leggermente peggiorato il risultato della stagione 2015, concludendo all'undicesimo posto finale con un quarto posto a Road Atlanta come miglior prestazione annuale.

Anche nella US F2000 sbarcherà la Tatuus, con la nuova monoposto USF-17.



Classifica finale/primi 20 (tra parentesi il numero di vittorie):
Anthony Martin (AUS/Cape Motorsports) - 394 (7)
Parker Thompson (CAN/Cape Motorsports) - 374 (4)
Victor Franzoni (BRA/ArmsUp) - 360 (3)
Jordan Lloyd (AUS/Pabst) - 276 (1)
Luke Gabin (AUS/JAY) - 252
Robert Megennis (USA/Pelfrey) - 224
Yufeng Luo (CHN/JAY) - 212 (1)
Nikita Lastochkin (RUS/Cape Motorsports)- 183
Dakota Dickerson (USA/Afterburner) - 176
Garth Richards (USA/Pabst) - 172
Ayla Agren (NOR/John Cummiskey) - 137
Lucas Kohl (BRA/John Cummiskey) - 136
Jordan Cane (GBR/Pelfrey) - 121
Austin McCusker (USA/Chastain) - 118
Tazio Ottis (USA/JDC) - 102
Cameron Das (USA/JAY) - 83
Michai Stephens (USA/RJB) - 82
Sam Chastain (USA/Chastain) - 62
TJ Fischer (USA/Pelfrey) - 58
Clint McMahan (USA/RJB) - 52


Il riassunto delle stagioni precedenti: 2015 - 2014

giovedì 15 settembre 2016

Il riassunto della stagione 2016: Indy Lights

Season Review 2016: Mazda Road To Indy (I parte)

Per la seconda parte basta cliccare qui.

La strada verso la Indycar passa spesso da qui. Indy Lights, Pro Mazda e US F2000 sono campionati strettamente collegati, con un costante travaso di talenti che anche quest'anno ha prodotto promozioni. Spencer Pigot, RC Enerson, Matthew Brabham e pure l'ex F1 Max Chilton sono saliti sulle Dallara di Indycar durante la stagione 2016, dimostrando che la filiera funziona pur con qualche piccolo salto di marcia.

In generale, rispetto al sistema F1-GP2-GP3, l'intero programma Mazda Road To Indy è caratterizzato da stagioni altalenanti, con griglie talvolta abbondanti e in altri casi imbarazzanti. In un paese con una popolazione così grande ci si aspetterebbe un numero di piloti maggiore, ma è evidente come la Nascar e pure il mondo delle Dirt Tracks attraggano meglio i sogni degli aspiranti professionisti del motorsport a stelle e strisce. D'altra parte (probabilmente) gli organizzatori hanno comunque interesse ad avere delle griglie internazionali, come si è visto in tutti e tre i campionati con larga presenza di piloti australiani, canadesi e sudamericani. 

Il mondo delle monoposto USA, soprattutto dopo i fasti della CART, ha proprio davanti questo dilemma: cercare di costruire una migliore identità nazionale, oppure diventare definitivamente un'alternativa di altre serie continentali similari? Avremo qualche idea più chiara solo nel 2018, quando tutto il programma avrà completato il rinnovamento attualmente in corso.





Indy Lights

Cominciata con un numero appena sufficiente di vetture (16), la stagione della Indy Lights è purtroppo scesa di livello, come quantità di vetture in pista, sotto il minimo sindacale, guarda caso subito dopo la Freedom 100 sull'ovale di Indianapolis, gara clou dell'anno per gli sponsor e per la concentrazione mediatica. Rispetto al 2015 non c'è stato il boom di iscrizioni che ci si poteva attendere, ma solo un piccolo miglioramento. Se nel 2017 la griglia conterà 18 vetture sarà un grande successo. In ogni caso il campionato ha comunque offerto un duello interessante. Ed Jones e Santiago Urrutia hanno combattuto fino alla gara finale di Laguna Seca, rappresentando egregiamente quello che a tutti gli effetti è stato un ottimo parterre di piloti.

Il titolo è andato a Jones per soli due punti grazie al gioco di squadra del team Carlin. Durante le battute finali di gara 2 a Laguna Seca Jones ha potuto giungere al 4° posto grazie all'aiuto del compagno di scuderia Felix Serralles, lasciatosi passare senza opporre resistenza. Con un 5° posto Jones sarebbe arrivato in parità di punteggio con Urrutia, ma con lo svantaggio di aver vinto due gare in meno. Lo Schmidt Peterson Motorsport, il team di Urrutia, non è invece riuscito nell'impresa di mettere altri suoi piloti tra l'uruguaiano e Jones. È stato un bel finale di campionato, considerando il fatto che Jones era favorito alla partenza grazie alla conquista della pole position, casella di vantaggio poi immediatamente gettata alle ortiche per una partenza troppo prudente.





Hanno vinto, durante la stagione, sette piloti diversi. Oltre ai già citati Jones e Urrutia (con 2 e 4 successi rispettivamente), pure Stoneman, Veach, Serralles, Kaiser e Rosenqvist hanno almeno due volte alzato al cielo la coppa del vincitore. Tra questi, Veach e Rosenqvist ne hanno vinte tre; Veach è stato super competitivo nella parte finale della stagione, mentre Rosenqvist ha dimostrato, seppur il suo campionato sia stato solo parzialmente disputato, che poteva essere voce in capitolo per il titolo, considerando che è stato l'unico altro pilota oltre a Urrutia ad aver fatto doppietta in un singolo round (a Toronto per lo svedese, a Mid-Ohio per l'uruguaiano).

Dean Stoneman (Andretti Autosport) è stato il vincitore della Freedom 100, la gara regina del campionato. Tre delle 18 gare in programma sono state corse sugli ovali (a Phoenix e in Iowa, oltre che a Indianapolis). Interessante notare come tra i contendenti al titolo Ed Jones sia arrivato sempre davanti a Urrutia in tutte e tre le occasioni.

Urrutia, che comunque può fregiarsi del titolo di rookie of the year, non è riuscito a portare in alto la sua bandiera per pochissimi punti, in una sfida tra nazioni sostanzialmente inedite nel mondo del motorsport. Infatti Ed Jones ha il passaporto degli Emirati Arabi Uniti, essendo nato a Dubai nel 1995. Il pilota di origine britannica non è nuovo alla soddisfazione di fine campionato, avendo vinto nel 2013 anche l'allora European Formula 3 Open. La chiave di volta della sua stagione è giunta a Watkins Glen, ove Urrutia ha riperso i punti che era riuscito a conquistare con il weekend perfetto al Mid-Ohio Sports Car Course. Senza questa battuta d'arresto l'uruguaiano, classe '96, sarebbe stato in grado di gestire il vantaggio con meno pressione addosso. 





Zach Veach, tra gli statunitensi di maggior talento della serie secondo i commentatori locali, è tornato dopo un anno di stop. Dopo il 3° posto finale del 2014, quest'anno (con il Belardi Auto Racing) è arrivato solamente al quarto posto ma con lo stesso numero di vittorie. Veach è un personaggio poliedrico: ha sviluppato un'app (urTXT) che risponde automaticamente al telefono quando si è in macchina, in modo da ridurre drasticamente il rischio di incidenti per distrazione; è il portavoce di FocusDriven, un gruppo di partecipazione composto dai parenti delle vittime da incidenti provocati dall'uso delle telefonia cellulare; si impegna nel sociale con campagne contro il bullismo e l'educazione scolastica; ha scritto un libro, intitolato "99 things teens wish they knew before turning 16". Insomma, un ragazzo che corre forte anche in altri campi.

Tra gli americani, solo Kyle Kaiser (Juncos Racing) ha fatto meglio di Veach, con un terzo posto finale che è un bel salto in avanti rispetto al 2015. Quest'anno sono pure arrivate le vittorie, solamente sfiorate l'anno precedente. 





Classifica finale (tra parentesi il numero di vittorie):
Ed Jones (UAE/Carlin) - 363 (2)
Santiago Urrutia (URU/SPM) - 361 (4)
Kyle Kaiser (USA/Juncos) - 334 (2)
Zach Veach (USA/Belardi) - 332 (3)
Dean Stoneman (GBR/Andretti) - 316 (2)
Felix Serralles (PUR/Carlin) - 311 (2)
André Negrao (BRA/SPM) - 268
Shelby Blackstock (USA/Andretti) - 227
Zachary Claman DeMelo (CAN/Juncos) - 199
Dalton Kellett (CAN/Andretti) - 193
Neil Alberico (USA/Carlin) - 193
Felix Rosenqvist (SWE/Belardi) - 185 (3)
Juan Pedrahita (COL/Pelfrey) - 135
RC Enerson (USA/SPM) - 111
Garett Grist (CAN/Pelfrey) - 102
Scott Hargrove (CAN/Pelfrey) - 93
Scott Anderson (USA/SPM) - 61
Heamin Choi (KOR/SPM) - 40
Sean Rayhall (USA/Pelfrey) - 32
James French (USA/Belardi) - 26
Davey Hamilton Jr. (USA/McCormack) - 14

Tutte le gare della stagione [LINK]

Il riassunto delle stagioni precedenti: 2015 - 2014

mercoledì 14 settembre 2016

Intervista a Federico Scionti: Pronto alla rinascita

Sono stati anni sofferti, per Federico Scionti. Dal 2010 al 2015 il pilota romano è stato lontano dalle piste, lontano dal mondo che ama maggiormente. Non ne poteva più di stare a guardare le corse senza poter assaporare di nuovo la gioia di correre. Ora è tornato, e nella Mitjet Italian Series ha già fatto vedere che gli anni passati invano non hanno appannato la sua guida. E pure il futuro si prospetta più roseo, grazie anche a un deciso cambio di mentalità.



Il tuo ritorno ufficiale è stato nel 2015, ad Adria. Purtroppo non era andata, in quella occasione, come avevi sperato. Il primo weekend 2016 a base di corse è stato invece tutta un'altra storia, con un 3° e 4° posto assoluti (2° e 3° escludendo il francese Essart, "trasparente" ai fini della classifica) al Mugello sempre nella Mitjet Italian Series.
"È andata più che bene, direi benissimo. Sinceramente non mi aspettavo risultati così buoni in questa gara; non avevo fatto test, ho cominciato a provare solo al venerdì. Ma il feeling era buono. Così sono arrivate una magnifica pole position e poi questi due risultati veramente importantissimi, di buon auspicio per il mio progetto più a breve termine, cioè fare questo campionato full time nel 2017 puntando dritto al titolo".


Federico Scionti porta quest'anno il numero 76

Visti i risultati, sembra che tu abbia già preso confidenza con le Mitjet...
"Sono macchine davvero belle da vedere e divertenti da guidare. Il budget richiesto per la stagione è accessibile e in generale c'è una bella organizzazione. Sono molto soddisfatto di avere scelto questo campionato e penso che i ragazzi che escono dal mondo dei kart debbano farci un pensiero, visto che comunque nelle monoposto ci sono costi decisamente più alti con sbocchi professionali indubbiamente minori rispetto al panorama attuale a ruote coperte".


Primo da sinistra sul podio, Federico si può finalmente concedere il meritato bottiglione di Champagne

Sei stato fuori dalle corse per cinque anni. Non deve essere stato facile.
"É stato un periodo piuttosto lungo e pesante. Un incubo, quasi. Nessuno, al di là dei piloti, può capire cosa voglia dire essere malati di motorsport e non poter scendere in pista per tutto quel tempo. Nei primi tre anni dalla mia ultima stagione nelle formule (2010) non mi è mai arrivato nulla di concreto. La nascita della Mitjet Italian Series ha coinciso con la mia totale riattivazione verso un futuro nelle corse. Mi ha dato una spinta decisiva. Mi sono messo a cercare sponsor a testa bassa e soprattutto ho cercato di costruire un progetto professionale, appoggiandomi a persone e a sponsor di cui mi posso fidare, come Massimo Armetta (AS Sport Service) che mi ha aiutato nel 2015, Giorgia Farci che mi aiuta con la comunicazione, il mio compagno di squadra Riccardo Romagnoli e il Team Aelle Corse, oltre ai ragazzi di Meeb Energy Drink, Immobiliare Fortunia e VipEventi Communication. Autosprint, inoltre, mi ha dedicato lo spazio che del resto mi dava anche all'epoca delle formule; avere visibilità qui è fondamentale e mi rende felice".

La tua particolare storia, con questa lunga pausa e il ritorno attuale in una categoria del tutto nuova rispetto al passato, fa sorgere spontaneamente una domanda: qual è il momento nella tua carriera che ti inorgoglisce di più e quello di cui vai meno fiero?
"Gli eventi recentissimi sono stati fantastici. Nel periodo 2015/16 ci sono stati momenti di pilotaggio dove ho dato il 110%, oltre all'impegno che ho profuso a livello esterno per cercare di creare una mia immagine ben definita. Un conto è arrivare in pista con tutto già pronto, un altro è sudarsi tutto per mantenere quello che si è creato in modo serio come nel mio caso. Per quanto riguarda la parte negativa direi che in passato avevo un carattere decisamente più brusco e irruento, non tanto in pista, piuttosto fuori. Ci sono state occasioni in cui non ho dimostrato di essere sufficientemente lucido con i team, con gli ingegneri, e forse anche in famiglia. Ho riconosciuto questi errori e ora ho voltato decisamente pagina".




Ritorno alle corse e ritorno pure su Autosprint...


Non si può comunque dire che sei stato con le mani in mano, nel recente passato. Hai intrapreso un'attività di coaching...
"Questa è in effetti la mia seconda attività inerente al pilotaggio. Seguo ragazzi che gareggiano in kart e nelle formule, occupandomi di un po' tutti gli aspetti delle corse, dall'attività fisica a quella mentale passando dai consigli in pista. Il mio compito è sostanzialmente quello di aiutare i piloti a fare più velocemente, tramite la mia esperienza, un percorso formativo che sarà utile più avanti. Ogni pilota ha una propria visione del mondo delle corse, e devo dire che spesso entro subito in sintonia, riconoscendo alcune sensazioni che anch'io provai all'epoca".

...E poi hai corso anche virtualmente.
"Vero. Il mondo del virtuale l'ho scoperto sostanzialmente tramite gli amici di BioShock, un negozio di Frascati che si occupa anche di simulatori di guida. Ho partecipato ad alcuni campionati, divertendomi parecchio visto il grande livello di competizione. Ho sfidato anche gente come Stefano Gattuso e altri fortissimi videogiocatori che, pur non correndo nella vita reale, hanno dimostrato di saperci fare".

Com'è nata la tua passione per le corse?
"Andavo a vedere correre mio padre, fin da quando ero piccolo. Giravo l'Italia attraverso i vari circuiti, mi piaceva ma non avevo ancora il desiderio di correre. Quello è arrivato dopo i primi giri sul kart, a 11 anni. Sui kart ci sono in realtà stato poco, perché sono passato alle monoposto molto presto. E ora, sia per interesse personale sia per piacere puro, mi sono avvicinato al mondo delle Gran Turismo. Seguo assiduamente il GT Italiano, la Porsche Carrera Cup e la Supercup, il DTM, il Lamborghini Super Trofeo e talvolta anche la NASCAR europea, che in realtà ha ben poco da spartire con le altre categorie, pur se qualche punto d'incontro con la Mitjet ce l'ha".





Come lo vedi il mondo del motorsport attuale?
"Penso che la F1 e i gradini sotto, vale a dire GP2 e GP3, siano un po' fuori portata per la maggioranza dei piloti. Ci sono dei budget richiesti davvero sostenuti, e questo non fa bene né ai piloti né ai team, e neppure ai campionati a lungo termine. I giovani piloti, che hanno il sogno di arrivare in alto, non se ne rendono molto conto; posso dirlo perché anch'io ci sono passato. Solo con il passare del tempo ci si accorge di quanto sia complicato fare carriera e spendere budget adeguati in questo sport. Nelle GT i budget sono più contenuti ma in sostanza lo spettacolo è lo stesso o è pure meglio, basti vedere che griglie hanno nel Blancpain. Inoltre sono molto importanti la visibilità e la comunicazione, e in questo noi europei non siamo mai riusciti a battere gli americani. C'è davvero da imparare da quelli della NASCAR, che riempiono gli ovali di pubblico e che mettono la personalità e il valore dei piloti davanti a tutto, a differenza nostra".


giovedì 8 settembre 2016

Le fan fiction sul motorsport: un mondo nascosto e sorprendente

C'è un mondo, nell'enormità del web, che molti appassionati di motori non conoscono. Un mondo dove la fantasia e la passione per il motorsport si incontrano creando delle storie parallele, impregnate talvolta di una conoscenza del mondo delle corse totalmente inaspettata. Un mondo in cui ci sono belle storie - così tanto da meritare una pubblicazione - e altre boriosamente colme di cliché e così assurde da far invidia a un Bergonzoni sotto l'effetto di acidi.




Sto parlando del clamoroso pianeta delle Fan Fiction, racconti scritti da fan o appassionati di un particolare genere e che viaggiano molto al di fuori dei percorsi classici dell'editoria. Per approfondire il tema ho pensato di fare qualche domanda alla blogger Milly Sunshine, attiva su Sunshine On F1 e pure su Tumblr. Milly Sunshine ha una discreta esperienza in tema di fan fiction: ne ha scritte parecchie, sia di lunga sia di breve durata, e ne ha lette altrettante. Ha anche un particolare talento nello scrivere racconti che prendono in giro certe fan fiction trash che talvolta sconfinano oltre i peggiori confini dell'assurdo. Insomma, è la persona giusta.

Cos'è, precisamente, una fan fiction motoristica?
Prima di tutto una "fan fiction" è, letteralmente, un racconto scritto da un fan e/o appassionato. È una definizione che, di fatto, si può applicare a un racconto che sia caratterizzato dall'avere ambientazione e personaggi non inventati di sana pianta dall'autore. 

In gergo (gergo che, tra parentesi, non apprezzo particolarmente) la "fan fiction" è ciò che si contrappone a un "racconto originale". Mentre parte degli autori di fan fiction si dedicano in genere alla scrittura (sia essa di racconti, di articoli o di altri componimenti), il fenomeno, soprattutto con la progressiva diffusione di internet e con la nascita di piattaforme per pubblicare i propri testi, si è diffuso a macchia d'olio coinvolgendo anche persone che scrivono non perché abbiano mai avuto la passione della scrittura, ma perché vogliono scrivere qualcosa di ispirato a ciò che li appassiona (oppure perché ritengono che mettersi a scrivere su ciò che li appassiona sia il modo migliore per allacciare relazioni sociali in rete con persone accomunate dagli stessi hobby). 

Tornando a noi, una fan fiction motoristica è una fan fiction ambientata nel mondo dei motori. Ciò non significa, ovviamente, che qualunque racconto ambientato nel mondo dei motori sia una fan fiction. In genere siamo di fronte a una fan fiction se: 
- è ambientata in un campionato realmente esistente, descritto come uguale pari pari alla realtà;
- i suoi personaggi (non necessariamente il/la protagonista) sono soggetti reali appartenenti a quel contesto (es. tra i personaggi del racconto ci sono veri piloti, veri team manager, eccetera).


Potresti dirmi più o meno come si potrebbero classificare diversi tipi di fan fiction motoristiche? 
La classificazione più importante è quella che distingue le fan fiction ambientate in un contesto canonico da quelle ambientate in un cosiddetto "alternate universe". Facciamo un esempio: se scrivo una fan fiction in cui Perez e Maldonado lottano per il titolo all'ultimo gran premio stagionale, abbiamo i protagonisti all'interno di un contesto che, per quanto diverso da quello reale, ha pur sempre molto in comune con quello reale; se invece scrivo una fan fiction in cui Perez e Maldonado sono raccoglitori di funghi, si tratta pur sempre di una fan fiction perché i personaggi non me li sono inventati di sana pianta, ma siamo in un contesto "alternate universe".

I contesti "alternate universe" sono molto utilizzati da autori o autrici di fan fiction sentimentali, erotiche e/o slash (quindi basati sostanzialmente su relazioni sessuali tra personaggi dello stesso sesso), che nel 99% dei casi sarebbero fan fiction su qualcos'altro se i personaggi invece di chiamarsi Perez e Maldonado si chiamassero Titti e Silvestro!

Per quanto riguarda le fan fiction, raramente assistiamo a trame molto originali e, in linea di massima, ci sono comunque similarità di fondo tra molti racconti. Le trame più comuni sono le seguenti.
- Relazione sentimentale in un contesto adolescenziale: la protagonista è una liceale che va ad assistere a un gran premio, va a curiosare in giro per l'autodromo, si perde e viene "salvata" dal suo eroe, generalmente il suo pilota preferito, con il quale avrà una storia d'amore. A seconda della lunghezza della storia, verrà dedicato più o meno spazio al campionato e ai risultati o saranno maggiori le peripezie a cui la protagonista e il suo amato andranno incontro. Spesso la protagonista sarà al centro di un triangolo con il suo fidanzato/amico/ecc... liceale e il pilota, che si concluderà con l'ex fidanzato/ amico che si consola con un'altra ragazza conosciuta in corso d'opera.
- Relazione sentimentale in un contesto post-adolescenziale: la protagonista è una giovane donna che viene ingaggiata da un team con il ruolo di PR, addetta stampa o qualcosa del genere, e in quel modo conosce il suo pilota preferito (dopo non averlo riconosciuto nel momento del primo incontro, magari), con il quale avrà una storia d'amore. Talvolta la storia d'amore sarà complicata dal fatto che la protagonista riceve delle avance anche da parte di altri piloti; spesso finisce per avere una relazione con uno di questi, salvo poi tornare dall'amato.
- Fan fiction slash "friends to lovers": protagonisti sono in genere due piloti noti per essere in ottimi rapporti tra di loro, che nella storia divengono amanti.
- Fan fiction slash "haters to lovers": protagonisti sono due piloti che nella realtà si detestano, che nella storia divengono amanti; molto spesso tra i due la passione sboccia di punto in bianco nel bel mezzo di un'accesa discussione.
- Fan fiction con un'eroina badass: la protagonista è una giovane donna pilota, generalmente inventata dall'autore/autrice, che essenzialmente si ritrova di punto in bianco in Formula 1 in una squadra di livello medio/alto e ottiene fin dal primo momento risultati di alto livello, anche grazie al fatto che i suoi avversari hanno l'abitudine di autoeliminarsi a vicenda, magari dopo che nessuno aveva creduto in lei. Spesso ha una relazione con il suo compagno di squadra o con il suo più grande avversario per la conquista del titolo mondiale, che ovviamente vincerà lei.
- Fan fiction con un eroe badass: il protagonista è un giovane pilota, inventato o ispirato a uno realmente esistente, che di punto in bianco si ritrova in una squadra di livello medio/alto e ha una escalation paragonabile a quella della sua controparte femminile di cui abbiamo appena parlato con risultati di alto livello e avversari che si autoeliminano, con la differenza che, non essendoci tutta la parte relativa al fatto di essere donna, di solito la storia si sviluppa su altre tematiche. E' opportuno precisare che fan fiction del genere non sono ispirate al passaggio di Max Verstappen in Redbull e alla sua vittoria dopo l'autoeliminazione dei piloti Mercedes, ma che esistevano già da prima. Ironicamente si può affermare che il Gran Premio di Spagna 2016 sia ispirato alle fan fiction!


Dove si possono trovare le fan fiction in inglese e in italiano?
Mentre su 'Archive of our own' e 'Livejournal' ci sono sostanzialmente fan fiction slash, su 'Wattpad' si trovano trame con diverso contenuto. Proprio in quest'ultimo sito ci sono anche fan fiction in italiano. Infine c'è fanfiction.net.

Aggiungo inoltre che si possono trovare fan fiction anche sul forum F1GrandChelem, alcune scritte proprio da Milly Sunshine.




Quali sono le storie più assurde che tu abbia mai trovato? 
Nel corso degli anni ho trovato storie molto assurde e molto trash, di cui una in particolare mi è rimasta molto impressa. Credo che fosse su Livejournal, ma non ne sono sicura. Siamo di fronte a una fan fiction m-preg (ovvero, per intenderci, una fanfic in cui un personaggio non dotato di utero viene in qualche modo ingravidato e partorisce) scritta alcuni anni fa, in cui Hulkenberg partoriva due gemelli, assistito da Di Resta e Bianchi, che erano entrambi suoi amanti. Il fatto che i gemelli avessero i capelli rossi provava che fossero figli di Di Resta. Curiosamente non è l'unica fan fiction in cui Hulkenberg veniva ingravidato e concepiva due gemelli: non ricordo dove, ne ho letta un'altra in cui Hulkenberg doveva partorire due gemelli figli di Button, ma prima del parto veniva aggredito da Rosberg per gelosia e uno dei bambini nasceva morto. 





Quali sono secondo te le storie migliori? 
Per quanto riguarda le storie migliori, ce n'è una che mi sento di suggerire come storia migliore, non perché le altre da me reperite in giro siano tutte di qualità inferiore, ma perché secondo me è quella che, in assoluto, si discosta maggiormente dai "canoni classici". Intitolata 'Speed', è una fan fiction ispirata alla Formula 1 del passato e a "Rush", ma con una trama molto originale: segue infatti le vicende di una fittizia figlia di James Hunt e di un fittizio figlio di Niki Lauda, entrambi adolescenti, impegnati in un campionato per giovani piloti emergenti figli di piloti di Formula 1. Tra le fan fiction di Wattpad è sicuramente una delle mie preferite, seppure io l'abbia scoperta soltanto di recente, ed è una delle letture che sicuramente porterò avanti.

giovedì 1 settembre 2016

Sharon Is Back: Episodio 5, Brands Hatch

Il quinto appuntamento della Lotus Cup Europe si è svolto sul circuito britannico di Brands Hatch. Sharon Scolari (#177) è andata a caccia di punti per il campionato su una pista di casa per molti dei suoi avversari. Sono arrivati un quarto posto e un prezioso podio, con un solo piccolo rammarico: il terzo gradino si sarebbe potuto trasformare in una medaglia d'argento...




Quinto Round, Brands Hatch 27-28 agosto 2016.

Gara 1 - 4° posto classe Open
Gara 2 - 3° posto classe Open, 14° assoluta

Una pista davvero... nuova

Brands Hatch è una pista incredibile e difficilissima. Abbiamo corso sul circuito Grand Prix e, per fare un paragone con gli altri weekend del campionato, qui penso di non aver avuto lo stesso feeling immediato che trovai ad esempio a Spa. Negli altri circuiti avevo individuato dei punti in comune con altre esperienze, mentre Brands Hatch è molto particolare e davvero unico nel suo genere. Forse proprio la prima curva, la Hill Bend, mi ricordava appunto Spa. Per il resto, tutto nuovo: il tracciato è insidioso, tecnico, con punti di corda nascosti, curve cieche. Insomma, è da sapere a memoria, quindi sono molto soddisfatta di aver conquistato un 3° e un 4° posto. Il progresso dal primo turno di prove, dove c'era un abisso rispetto ai locali, alla gara conclusa sul podio è stato molto positivo.




Le gare

Il risultato della prima gara è stato condizionato da un ingresso della safety car. Prima di quel momento ero in battaglia per il terzo posto, ma in seguito non è stato più possibile ricucire lo strappo. In Gara 2 la battaglia è stata più interessante. Siamo partiti con l'asciutto e, grazie anche a un'ottima qualifica e a un incidente davanti proprio dopo lo start, sono risalita all'ottavo posto assoluto. È stato un momento davvero emozionante perché è vero che nella mia classe sono tra i protagonisti, ma nell'assoluta non ero mai stata in lotta per le primissime posizioni. Sono stata attaccata al gruppo di testa per due o tre giri, poi le V6 rimaste attardate sono inesorabilmente tornate alla carica vista la maggiore potenza. Ero terza di classe quando ha cominciato a piovere. Visto che in queste condizioni mi sento a mio agio, ho cominciato a recuperare su Woodhead, andando 2-3 secondi più veloce di lui a ogni giro. Il recupero, che mi avrebbe regalato un secondo posto, è stato purtroppo interrotto dalla bandiera rossa che ha definitivamente chiuso la gara. Decisione giusta per la sicurezza, visto che c'erano macchine nella sabbia in ogni curva. Ma purtroppo per la mia gara non è arrivata nel momento ideale. Ho quindi concluso al 14° posto assoluto, 3° nella Open.





I decibel


Il weekend, in verità, non era partito molto bene. Ci eravamo iscritti, io e praticamente tutti i miei avversari, a una giornata di test al giovedì. Non erano test ufficiali, ma un track day aperto a tutti. Mi sarebbe stato molto utile visto che non conoscevo per nulla la pista. Alla fine non abbiamo girato perché - noi e molti altri della Lotus Cup - siamo stati squalificati per un eccesso di rumore! Infatti il regolamento del circuito indica, per le giornate di test fuori competizione, un limite di 101 decibel da rispettare. Noi siamo arrivati a 102, e quindi abbiamo dovuto rinunciare a quella che sarebbe stata una giornata produttiva. È stata purtroppo una decisione del tutto inaspettata e visto come è andato il weekend ha condizionato il mio percorso di avvicinamento alla pista. Infatti devo ammettere che nonostante il podio e l'aver dimostrato di andare forte non ho mai raggiunto davvero il limite, proprio per la mancanza di tempo e di giri a disposizione.

La pioggia

Nella Lotus Cup Italia non avevo mai sperimentato condizioni di pista diverse dall'asciutto. Quest'anno invece il campionato è cominciato subito sotto l'acqua a Hockenheim e devo dire che non mi aspettavo di andare così bene in situazioni del genere, anche se già nelle Legends avevo avuto buoni riscontri. A posteriori è stata un'ottima scuola!



Con l'ex F1 Martin Donnelly

Un raduno vero e proprio

Stavolta, rispetto al viaggio verso Silverstone, abbiamo preso la nave per dirigerci in Gran Bretagna. È stato un bel viaggio, anche dal punto di vista paesaggistico. Al circuito c'era una quantità enorme di Lotus, un numero maggiore rispetto a tutti gli altri appuntamenti del campionato. È stato molto particolare correre nello stesso weekend con il campionato Lotus UK e con il trofeo Elise, e devo dire che rispetto a Silverstone ho avuto modo anche di seguire più gare, sfruttando anche il fatto che il circuito è costruito in modo da poter vedere una porzione maggiore di curve.

La pausa estiva

Durante la pausa estiva mi sono allenata per arrivare preparata proprio a questo e ai prossimi appuntamenti. Era stato infatti previsto un clima particolarmente caldo a Brands Hatch - previsione confermata - e quindi il lavoro che ho fatto in palestra, dedicato alla resistenza e alla respirazione con i metodi di allenamento CrossFit, mi è stato utilissimo.




Il campionato e un pizzico di futuro

Sono ottimista, direi, anche se non riuscirei a fare un pronostico sulle prossime tre gare a Zolder né sulle due finali a Le Mans, che per altro avranno punteggio doppio. Il fatto è che a lottare per i primi posti della Open siamo sempre in tre (io, Chris Laroche e Harry Woodhead), quindi le differenze di punti sono spesso minime. Inoltre Laroche ha una vettura rivisitata e potenziata rispetto all'inizio della stagione, mentre noi sicuramente concluderemo l'anno senza modifiche. Per quanto mi riguarda sto facendo un campionato competitivo, e la costanza dei risultati non solo ha messo pressione ai rivali ma mi ha dato l'opportunità di cominciare a parlare anche del futuro prossimo tra gli altri anche con i responsabili Lotus per il motorsport. Attirare attenzione verso di me era uno dei miei obiettivi, e spero di poterlo fare fino alla fine del campionato.