mercoledì 25 marzo 2015

Luca Lorenzini, veloce per davvero

Quante volte abbiamo sentito dire dalle nostre mamme e dai nostri papà la frase "piantala di giocare con i videogiochi e vai a studiare, che è meglio"? A questa affermazione si può rispondere che videogiocando si possono realizzare dei desideri altrimenti improbabili.

Nel motorsport la GT Academy, messa in piedi da quei geniacci di Gran Turismo e da Nissan, ha reso professionisti piloti affermati come Ordonez e Mardenborough, e ha dato opportunità ad altri ragazzi di scendere in pista a ben figurare.

Il nostro Luca "Giagua" Lorenzini, classe '83, fa parte di questa ristretta cerchia di piloti passati dalla console alla pitlane, per altro con merito. Luca è campione in carica della Lotus Cup Italia e presenza fissa attorno alle poisizioni da podio più o meno in tutti i campionati in cui ha partecipato (tra cui il Maserati Trofeo, la Green Hybrid Cup, il campionato inglese Britcar). Nonostante un inizio di stagione travagliato, con la partecipazione alla 12 Ore del Mugello resa impossibile da guai tecnici (problemi che hanno per altro sollevato un enorme discussione su Facebook che si è trascinata per settimane), Luca ha mantenuto l'ottimismo e l'umiltà che lo contraddistinguono.



Cosa farai nel 2015 dopo un 2014 davvero positivo?
"Attualmente sto lavorando per mettere insieme un programma più ambizioso. Mi sembra giusto, dopo alcuni anni nei monomarca, provare una sfida nuova. Ci sono tanti campionati interessanti, come ad esempio l'Italiano GT, dove potrei essere competitivo. Arrivo inoltre da una annata nella quale mi sono divertito moltissimo. Avevo scelto la Lotus Cup per due motivi: uno, i costi erano accessibili; due, essendo "allergico" alle trazioni anteriori ho subito apprezzato le doti della Elise appena l'ho provata. Inizialmente, tuttavia, non era nei piani gareggiare tutta la stagione. Grazie all'aiuto della famiglia Fiore ho potuto completare il tutto, vincendo il titolo all'ultimo respiro e prendendomi delle belle soddisfazioni, come battagliare con piloti forti come Ivan Capelli".



Il mantovano di Acquanegra sul Chiese ha un'officina meccanica - lavoro di famiglia - e si differenzia dai colleghi piloti per via del diverso background...
"La passione per i motori, con l'officina di famiglia, era facile da prevedere! Non avendo le risorse per correre con i kart e con le monoposto - potevo solamente fare qualche gara di autocross qua e là - da qualche parte dovevo comunque sfogare la voglia di competere. Così ho cominciato a darmi da fare con i simulatori di guida. Nel 2005 vinsi il primo campionato italiano di Gran Turismo, e a soli 22 anni mi arrivò a casa un premio pazzesco, una 350Z! Purtroppo a quell'epoca non potevo permettermi di mantenerla, così fu messa in vendita... Poi arrivò la finale europea nel 2008 e la vittoria nel 2010".

Luca Lorenzini (al centro) premiato nel 2005 per la vittoria nel Campionato Italiano Gran Turismo 4

L'edizione 2010 ha dato il là alla tua carriera.
"Fu incredibile. Io e gli altri aspiranti piloti ci siamo trovati in questo ambiente fantastico, con istruttori come Johnny Herbert, Eddie Jordan e Sabine Schmitz. Gente abituata a vedere talenti in pista da anni, mentre noi avevamo a disposizione solo il manettino della Playstation. Tuttavia li abbiamo spesso sorpresi per la capacità di adattamento in un clima competitivo. Mi ricordo che in pochi giorni imparammo una quantità di cose enorme, e anche dopo le finali il team e gli istruttori non mancarono mai di dare consigli e di seguire le nostre gare. I giorni delle gare in Inghilterra rimarranno indimenticabili".


Jordan Tresson e Luca Lorenzini sul podio a Snetterton

Un percorso formativo del genere può essere indigesto per i puristi, non credi?
"Di solito, al primo impatto, i colleghi non si accorgono molto della differenza. Non sono in tanti a sapere per filo e per segno cosa ho fatto nella mia carriera e da dove vengo, ma i risultati confermano che non sono un fermo. In passato è capitato che chiedessero informazioni a fine gara e io rispondevo che fino a qualche tempo primo giocavo con la Playstation. In effetti è una risposta spiazzante. Io credo però che sia la pista a dare il verdetto, in fin dei conti, e non le gare fatte o non fatte in passato".

Ti sei mai interessato al mondo delle corse online statunitensi - quelle ufficiali di iRacing - dove ci si può ritrovare in pista con piloti che corrono realmente in Nascar, in Indycar o nel Tudor United Sportscar Championship?
"Non ho mai provato a correre online da quelle parti, ma di sicuro negli Stati Uniti si è formato un ambiente interessante e in continua crescita. Loro con la comunicazione e con il marketing sanno fare delle cose bellissime e i piloti veri, quelli con la P maiuscola, vanno a fare le corse online anche con discreti risultati. Tutto è in funzione di un maggior coinvolgimento degli appassionati nelle corse e in ciò che gira attorno ad esse".

E noi abbiamo ancora molto da imparare.
"Negli States sanno fare le cose in grande online, ma nella realtà è ancora meglio, con tutto il pubblico che portano sulle piste e con le iniziative che mandano avanti, ad esempio in Nascar. Tutto questo porta a una riflessione amara: è evidente che da noi non è ancora stata trovata la formula giusta. Andare in un autodromo italiano, sia come pilota sia come spettatore, e vedere le tribune quasi deserte è davvero una cosa triste. Va tutto ripensato per coinvolgere di più il pubblico, perché ci sarebbero vantaggi indubbi per tutti".


lunedì 23 marzo 2015

Intervista a Vincenzo Sospiri, tra passato e futuro

La capacità di essere autoironici non è da tutti, non solo nel mondo del motorsport. Vincenzo Sospiri mi ha dimostrato di avere questa caratteristica, quando gli ho chiesto del suo passato in F1. "Oddio, non è che ci ho corso. Ci ho quasi corso", riferendosi ovviamente alla stagione 1997, quando la sua avventura con la Lola finì praticamente subito.



Vincenzo Sospiri, nonostante questa esperienza poco edificante, è stato uno dei piloti italiani più veloci degli anni novanta. Prima della Lola Vincenzo era stato collaudatore ufficiale della Benetton (1996), sedile acquisito dopo aver vinto la F3000 l'anno precedente. Le maggiori soddisfazioni antecedenti il precoce ritiro dalle competizioni Sospiri le aveva ottenute nella Indy Racing League (prima fila a Indianapolis e secondo classificato in New Hampshire), a Le Mans, con la pole position nell'edizione 1999 ottenuta insieme a Collard e Brundle, equipaggio ufficiale Toyota, e nella Sport Racing World Cup (due edizioni vinte alla guida della Ferrari 333SP del JB Giesse).

Foto amarcord a sorpresa:
Front Row Drivers Luyendyk, Stewart and Sospiri, 1997 :: Indianapolis Motor Speedway Collection

Dopo le corse Sospiri si è trasformato in un team manager di successo. Ha scoperto e fatto correre tanti talenti di ottimo livello, oltre ad aver vinto gare e campionati italiani ed europei. Dopo un buon 2014 Sospiri ha deciso di cambiare le carte in tavola, affiancando ai programmi nella F4 italiana e in quella giapponese anche un impegno nel Lamborghini Blancpain Super Trofeo con il neonato team Vincenzo Sospiri Racing.
"Da metà 2014 avevo cominciato a sondare il terreno per approdare in un campionato a ruote coperte. Ho parlato con varie case, ma alla fine la scelta è stata di cominciare con Lamborghini. Il campionato è di ottimo livello e sarà ideale per far correre giovani talenti che aspirino a diventare professionisti nelle GT. L'accordo con Lamborghini è andato anche oltre, perché anche grazie a loro farò correre nella F4 giapponese due giovani piloti (uno dei quali è Takuro Shinohara). Come sempre, l'obiettivo è di creare una catena di continuità che permetta ai piloti di crescere con noi passo dopo passo. Anche come team dovremo crescere in questo nostro primo anno, perché ci saranno tante cose da imparare per tutti".

La livrea del VS Racing per il 2015

Il rapporto con il Giappone è sempre stato stretto, per Vincenzo. Negli ultimi anni sono stati molti i piloti nipponici a correre con Euronova (Kimiya Sato è il più vittorioso tra questi).
"Semplicemente è ormai consolidato da anni il rapporto sia professionale sia di amicizia con Taki Inoue. La sua rete di contatti mi ha dato spesso l'opportunità di far esordire in Europa molti giovani giapponesi con grandi doti. Anche se su Twitter è un pazzo scatenato, lavorare con lui è un piacere".

Taki Inoue e Vincenzo Sospiri

Nel frattempo continuerà l'impegno nella F4 Italiana con un team - probabilmente non più iscritto come Euronova ma bensì come Vincenzo Sospiri Racing - composto da Marino Sato (giapponese) e da Mauricio Baiz (mamma italiana e papà venezuelano). Si concluderà invece l'avventura in Auto GP.
"Con Sato e Baiz stiamo lavorando bene e nei test ci sono stati dei riscontri molto positivi. In questo campionato dove tutti sono vicini sarà dura essere sempre davanti, ma abbiamo comunque il vantaggio di non partire da zero come nel caso del Super Trofeo. Per quanto riguarda l'Auto GP abbiamo riconsegnato le macchine all'organizzatore; durante l'inverno ci sono stati alcuni piloti interessati a fare dei test ma non è stato possibile concludere alcun accordo".

In un mondo costoso come quello dell'automobilismo la carenza di budget è una costante per la maggioranza dei piloti. Correre in monoposto è ancor più oneroso e chi non riesce o non può raccogliere sufficienti fondi ha solamente due strade da percorrere: appendere il casco al chiodo oppure concentrarsi su campionati più abbordabili. La scelta di Sospiri riguardo al Super Trofeo Lamborghini va anche in questo senso: dare opportunità ai formulisti di approcciare il mondo delle ruote coperte.
"Non è che mettere in pista una singola macchina nelle GT costi meno rispetto a una monoposto, anzi. Va detto che però per i piloti può essere più vantaggioso, perché con un budget inferiore ci sono più opportunità di trovare la propria strada verso il professionismo. Quello che dà fastidio, per così dire, è la situazione attuale nella filiera verso la F1. Con delle richieste così esorbitanti è chiaro che, salvo miracoli, solo i piloti con più soldi possono arrivare a correre là. Molti di loro non verranno mai pagati per correre, perché dovranno sempre portare sponsor anche dopo anni. L'impressione è che quindi sia già tutto deciso, perché ormai quasi nessuno viene ingaggiato solo per i risultati".

Una F1 che è uscita dal primo weekend stagionale con le ossa rotte, tra guai fisici dei piloti, rotture meccaniche e il team Manor impossibilitato a scendere in pista ma comunque presente per non perdere il bonus economico... Una situazione peggiore o migliore di quella che trovò Vincenzo nel 1997?
"Difficile capire come siano messi. Bisogna essere nel paddock per sapere i dettagli... La situazione è comunque diversa dalla mia. Quando scelsi di andare alla Lola, sulla carta feci un ottimo investimento. C'erano dietro dei bei soldi, quelli di Mastercard soprattutto, ma anche di Pennzoil e altri. Un bellissimo programma che aveva tutte le potenzialità per essere un successo. Firmai per 4 anni; nei primi due non c'erano grosse somme in ballo, mentre negli altri due sarei stato pagato molto bene. Dopo la pessima trasferta in Australia, io e Ricardo Rosset eravamo andati a Interlagos con la speranza di qualificarci. Tutto però implose prima ancora di scendere in pista, quando venimmo a sapere dai giornali che il team aveva chiuso. Fu incredibile: Ricardo il giorno prima di questa doccia fredda era andato a presenziare a un evento di grande risonanza, organizzato dagli sponsor in un enorme centro commerciale..."

Rosset e Sospiri a Melbourne nel 1997

Tanti i talenti passati a casa Sospiri nell'ultimo decennio; ecco qualche nome...
"Robert Kubica ha corso per me una volta sola, ma è stato incredibile: un fenomeno naturale. Frezza e Ragues sono stati fortissimi con me e sono diventati piloti quotati. Velocissimi con me anche Filippi, Sirotkin e D'Ambrosio. Petrov all'inizio non era molto veloce, ma crebbe tanto con noi e con l'ottimo lavoro acquisì una capacità di guida e un controllo di macchina davvero spettacolari. Non per niente riuscì a tenere dietro Alonso nel 2010, a dimostrazione delle sue qualità".

D'Ambrosio e Petrov, due piloti di F1 che hanno corso con Euronova

Nonostante molti suoi coetanei e rivali di un tempo continuino a correre, Vincenzo non si è fatto prendere dalla smania di tornare a guidare in pista.
"Bèh, la voglia non la puoi eliminare, c'è sempre. Però dopo tanti anni di inattività diventa difficile anche sostenere allenamento e preparazione. Preferisco dedicare il mio tempo alla squadra e ai miei piloti".

martedì 17 marzo 2015

20 scatti dal Salone di Ginevra

Dopo mesi e mesi di trattative il blog ce l'ha fatta: ora Piloti e Motori ha un inviato speciale! Alberto Marcone, appassionato di automobili fin dalla culla, è andato a fare un giro al Salone di Ginevra 2015. Fotografando qualsiasi cosa. Tra le centinaia di migliaia di foto scattate, il blog ne ha scelte 20 e per ognuna ha assegnato una piccola descrizione. E pensate un po', ora potrete gustarvi la nostra personale top 20 completamente gratis!

Cominciamo...

(1) Citroen DS Divine Concept. Già vista al salone di Parigi a ottobre, è uno dei concept più interessanti della casa francese. A Ginevra il marchio di lusso DS ha presentato il suo nuovo logo; questa macchina ha tutte le caratteristiche per rappresentare il rilancio di questa gloriosa firma.


(2) Lexus LFA Gazoo Racing. La Lexus LFA numero 48 che partecipò alla 24 Ore del Nurburgring 2014, concludendo 13° assoluta e 1° nella classe SP8, ha fatto bella mostra di sé al Salone. Ancora molto ben visibili i segni della battaglia in pista.


(3) Magna Steyr Mila Plus. Novità assoluta del Salone, la Mila Plus è un ibrido che punta a ridurre drasticamente l'impatto ambientale (i due motori elettrici sono accoppiati a un tre cilindi diesel) con ottime prestazioni dovute soprattutto all'uso di materiali ultraleggeri.


(4) Nissan GT-R LM NISMO. Ecco la LMP1 giapponese che lotterà per la vittoria a Le Mans e nel WEC. La macchina è stupenda, la speranza è che sia altrettanto veloce.


(5-6) Rinspeed Budii Concept. Basata sulla BMW i3 (anche se ne ha stravolto l'estetica), il prototipo del preparatore svizzero è un concentrato di soluzioni futuristiche. Lo sterzo si sposta (come un serpente in ipnosi) da sinistra a destra e viceversa e un enorme periscopio valuta le condizioni ambientali variando di conseguenza l'assetto. Da fuori le forme sono sempre da lavatrice, ma dentro c'è da divertirsi!




(7) Bugatti Veyron La Finale. Il telaio n°450 della super potente Veyron è stato venduto - che strano - a un ricco mediorientale. Con questa vendita a suon di verdoni la produzione dell'auto si conclude. Addio Veyron, è stato bello!


(8) Ferrari Sergio by Pininfarina. Verranno costruiti solo 6 esemplari di questa straordinaria vettura, portata a Ginevra anche per celebrare l'85° anno dalla fondazione dell'azienda torinese. Inutile provare ad acquistarla: le 6 supercar da 605 cavalli sono già state tutte vendute.


(9) McLaren F1 GT. Un tuffo nel 1997 con la splendida F1 GT nella sua versione a coda lunga. Passano gli anni ma la linea di questa supercar risulta essere sempre stupenda.


(10) Mercedes Maybach Classe S. Opulenza allo stand Mercedes, dove era presente in anteprima mondiale la nuova Classe S in allestimento Maybach e lunghezza da autobus di linea (6 metri e mezzo). Un'automobile che presto sarà a disposizione dei dittatori più ricchi del pianeta...


(11) Mansory Continental GT Race. I preparatori tedeschi della Mansory hanno deciso di stravolgere quasi completamente la nuova Bentley Continental GT3, presentando questa versione molto tamarra vestita di verde e di bianco, con un sacco di carbonio e soprattutto con un bell'aumento di potenza. Questa versione può sprigionare infatti 725 cavalli, contro i 567 dichiarati dal modello Bentley sul quale si basa.


(12) Touring Mini Superleggera Vision. Costruita sulla base della nuova Mini, questa macchina dotata di fari posteriori stile Union Jack era già stata svelata al mondo al Concorso d'Eleganza a Villa D'Este. Dal vivo fa un così bell'effetto che uscendo dallo stand i visitatori non riescono a togliersi dalla testa God Save The Queen.


(13) Peugeot Onyx. Le immagini parlano da sole... Se qualcuno la dovesse incontrare per strada dovrebbe subito informare le forze dell'ordine, perché con questa aggressività qualcuno potrebbe svenire solo a guardare nello specchietto.


(14) Ford GT. Blu imperante allo stand Ford con questa stupenda nuova versione della Ford GT. Al salone la casa americana ha portato tutti i suoi modelli più sportivi, un'ottima scelta vista la concentrazione di pubblico attorno alle auto esposte.


(15) Pirelli. Al nostro fotografo è stato chiesto il motivo di questo scatto. Sembra difficile da credere, ma il soggetto principale è senza dubbio la strana monoposto di F1 usata per l'esposizione...


(16) EDAG Light Cocoon. Non è un concept destinato a una produzione futura, ma è la dimostrazione che con le stampanti 3D si possono fare grandi cose. La macchina costruita da EDAG con questa recente tecnologia è una sorta di albero di Natale, con le luci che si accendono e si spengono.



(17) Koenigsegg Regera. Bellissima, cattivissima, potentissima e ibrida. 1100 cavalli basterebbero a chiunque, ma alla casa svedese hanno pensato di installare ben 3 motori elettrici capaci (da soli) di generare 700 cavalli aggiuntivi! Il tutto senza la presenza della trasmissione, sostituita da una frizione idraulica. Costo: 2 milioni di Euro (e ci mancherebbe altro).


(18) Mercedes F1. I campioni del mondo 2014 promossi per la loro onestà: finalmente una scuderia di F1 che porta ai saloni una show car recente e senza rattoppi. L'unica pessima abitudine rimasta è sulla livrea, essendo in questo caso stata pitturata con i colori 2015. La differenza non si nota molto, ma c'è.


(19) Red Bull F1. Bocciatissimi alla Red Bull, invece. Questa show car, oltre ad essere piena di cerotti, è un miscuglio di componenti degli anni precedenti ovviamente rivestito con la livrea attuale.


(20) Fiat 500X Black Tie. Quando la 500 mette... l'abito della festa! Ideale per matrimoni con invitati come Lapo Elkann e Lady Gaga. La speranza è che non venga mai presentata una versione rivestita in stile maglioncino di Marchionne...


martedì 10 marzo 2015

Tutti i caschi della stagione 2015 di F1

Quando la FIA ha deciso di obbligare i piloti di F1 a mantenere una livrea del casco uniforme per tutta la stagione, mi sono sentito tra due fuochi.

Da una parte, ne ero felice. Con troppi cambi e tanta confusione, è difficile riconoscere un pilota dall'unico "indumento" personalizzabile. Come ben si sa, i caschi iconici dell'automobilismo sono diventati tali rimanendo fedeli nel tempo a un certo tipo di design e a poche modifiche, spesso dettate da esigenze di sponsor (un adesivo qua e là, niente di più).

Eppure questa regola rischia di diventare troppo stringente per tutti quei piloti che vogliono omaggiare un collega, festeggiare una ricorrenza, promuovere un'asta benefica... 

Dei piloti attuali, chi ne risente maggiormente è Sebastian Vettel, abituato da sempre a cambiare colorazioni e soggetti. Ha infatti dichiarato che se potrà infrangere la regola pagando una multa salata, non ci penserà due volte a dare un tocco di novità al suo casco. Del resto anche Valentino Rossi ha cambiato spesso casco in carriera...

Piloti come ad esempio Massa, Alonso, Ericsson, Nasr e Raikkonen non avranno grossi problemi, visto che in carriera la livrea del loro casco è sempre stata simile. Il casco di Massa è distinguibile a chilometri di distanza e fra qualche anno sarà certamente ancora ricordato come uno dei più belli del periodo.

Della collezione caschi 2015 si possono già notare alcune cose interessanti. Il casco di Raikkonen è diventato più aggressivo con un frontale quasi totalmente nero e un sette (il suo numero) rosso molto ben visibile. Vettel, liberatosi dell'ingombrante logo Red Bull, ha optato per un casco piuttosto vintage. Come del resto ha fatto anche Nasr: i suoi colori ricordano molto il casco di Niki Lauda versione anni '80.

Jenson Button ha abbandonato il rosa del 2014 (un omaggio al padre) per andare incontro al Giappone. La parte rossa e bianca per il connubio con Honda è stata accostata alla Union Jack, con le iniziali JB presenti come sempre.

Max Verstappen ha mantenuto sulla parte frontale del casco il disegno a V che già sfoggiava suo padre, mentre il compagno di squadra Sainz Jr. ha adornato lo schema a lattina Red Bull con un nastro dal sapore patriottico.

La sfida tra Hamilton e Rosberg, oltre che in pista, ha creato una divisione anche sui caschi. Alla prima stagione in Mercedes era difficile distinguere i due, perché entrambi sfoggiavano livree gialle. Lewis si era ispirato a Senna, mentre Nico aveva reso moderna la colorazione usata da papà Keke. Ora i due hanno fatto scelte diametralmente opposte, con Lewis orientato sul bianco e Nico sul nero...

Scorrendo con il mouse sulle foto (e restandoci un poco) potrete trovare una piccola descrizione per ognuno dei piloti che solcherà la pista in questa attesa stagione 2015.


Kimi Raikkonen sfoggia un disegno più aggressivo, con il suo numero (il 7) ben visibile al centro
Kimi Raikkonen
Chissà se Sebastian Vettel riuscirà a resistere più di una gara con lo stesso casco. Nei test invernali questa livrea retrò è piaciuta a molti
Sebastian Vettel
Il casco di Nico Hulkenberg, semplice ma accattivante
Nico Hulkenberg
Sergio Perez sposa il giallo fluo con l'aggiunta di alcune decorazioni sul retro
Sergio Perez
Piuttosto complesso lo schema usato da Grosjean. Da notare il numero 8 e una certa predominanza arancione
Romain Grosjean
Anche Maldonado ha spesso cambiato stile, mantenendo comunque sempre i colori della bandiera venezuelana
Pastor Maldonado
Pochi cambiamenti per il casco di Fernando Alonso, sempre legato alle Asturie e alla Spagna
Fernando Alonso
La scritta JB quest'anno è bianca su sfondo rosso (i colori del Giappone) ma non poteva mancare un tratto di Union Jack
Jenson Button
Per Lewis Hamilton sfondo bianco con alcuni motivi gialli e rossi. Molto diverso dai caschi delle origini e forse meno riconoscibile
Lewis Hamilton
Sul casco di Rosberg la N argentata si sposa bene con il fondo nero carbonio
Nico Rosberg
Il casco di Kvyat è a maggioranza rosso-blu. Disegno semplice e ben riconoscibile
Daniil Kvyat
Il casco di Ricciardo? Abbastanza anonimo, anche se esteticamente l'accostamento bianco-blu non stona
Daniel Ricciardo
Tanta Svezia nel casco di Ericsson, identico a quello presentato nel 2014
Marcus Ericsson
Il casco di Nasr ricorda quello che Niki Lauda usò negli ultimi anni in Mclaren. Omaggio anche alle origini libanesi con il suo nome scritto in arabo
Felipe Nasr
Per Sainz Jr. una lattina di Red Bull contornata da un nastro rosso e giallo, a ricordare la nazionalità spagnola
Carlos Sainz Jr.
Il forte legame con il padre Jos è evidenziato anche dalla presenza della V di famiglia sulla parte anteriore del casco
Max Verstappen
Colori freddi (e finlandesi) per il casco di Valtteri Bottas
Valtteri Bottas
Il casco inconfondibile di Felipe Massa: diverso nello stile (ora più sinuoso) ma sempre colorato alla brasiliana
Felipe Massa
Giallo, rosso e verde per Roberto Merhi, rimasto fedele a queste linee da inizio carriera
Roberto Merhi
Colori della bandiera britannica per Will Stevens
Will Stevens
Le citazioni di Kevin Magnussen: un richiamo al disegno del casco del padre Jan (ovvero la freccia rossa che compone la K) e una scelta di colori patriottica (rosso e bianco come nella bandiera danese)
Kevin Magnussen


E per chi avesse nostalgia dei caschi di una volta, ecco qui una raccolta di 30 icone della storia della F1.