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domenica 19 giugno 2016

Il racconto della 24 Ore di Le Mans di Joël Camathias

Grazie al fondamentale aiuto del suiveur a Le Mans Massimo Schira (caposervizio sport de Il Caffè, settimanale ticinese) ho potuto seguire la 24 Ore attraverso la testimonianza e le parole di Joël Camathias, pilota ticinese che ha disputato la corsa con una Porsche 911 RSR del team KCMG - categoria GTE-AM.

La 24 Ore non è solo una corsa, non è un evento dalla bandiera verde alla bandiera scacchi. I piloti, che naturalmente si suddividono i turni di guida, entrano nell'atmosfera della gara francese almeno una settimana prima, con una serie di eventi, sfilate, interviste e soprattutto con prove libere e qualifiche. La vita degli alfieri della velocità muta completamente, all'insegna di un focus costante che prova mentalmente prima e durante la corsa, senza contare lo sforzo fisico dovuto sia all'impegno di guida sia alla mancanza di riposo assoluto. D'altronde, anche il sonno è in realtà un dormiveglia accennato.

Joël Camathias, grazie al suo racconto diretto e ai commenti mediati da Massimo e da altri membri del team, è il focus del mio post, che non è una semplice cronaca della corsa. È un viaggio all'interno di un mondo che non sempre è evidente agli occhi degli osservatori esterni.




Premesse

Qualifiche

Secondo la classifica dei tempi, l'equipaggio Joël Camathias/Wolf Henzler/Christian Ried ha concluso al 55° posto. Tuttavia, dopo l'annullamento dei tempi per ben 7 equipaggi per irregolarità durante le tre sessioni, la vettura n°78 potrà prendere il via dalla 48° posizione. La pole è andata alla Porsche 919 (LMP1) di Dumas/Jani/Lieb. Il primo equipaggio della categoria GTE-AM partirà 41°, ed è composto dai piloti Mok/Sawa/Bell (Ferrari 458).



Telaio da cambiare

I piloti avevano trovato difficoltosa la guida della vettura, soprattutto per la ricerca del limite che in una gara del genere (un'endurance...sprint) è molto importante. Così Porsche Germania ha deciso di sostituire il telaio. I meccanici hanno lavorato duramente per dare modo ai piloti di provare la vettura nel warm-up. Le modifiche hanno funzionato: nella sessione finale Henzler ha concluso al 2° posto di classe.




Wolf Henzler

Il pilota tedesco avrà l'onore di prendere il via.


RACE DAY


Ore 12

Joël va a pranzo. Per lui riso in bianco con un filo d'olio, carne bianca (tacchino) e una mela. Proteine e carboidrati semplici in vista di uno sforzo fisico non indifferente.

Ore 13

Sessione fotografica per il team e i piloti. In seguito quest'ultimi affrontano la sala massaggi. Joël è seguito da due preparatori, che curano gli aspetti nutrizionali, la forma fisica e la fisioterapia.

Meteo

A Le Mans la pioggia può essere una variabile molto importante. Per questa edizione le nuvole non mancano, le previsioni danno addirittura pioggia dalla partenza fino alla 4° ora. Non è esclusa una partenza dietro safety car.

Ore 14

Cadono infatti le prime gocce di pioggia in pitlane. La tensione sale, perché le variazioni meteorologiche alimentano dubbi sulla strategia da mettere in pratica.

Ore 15

Brad Pitt dà il via alla corsa. Piove a dirotto, partenza sotto safety car. Joël sale sul camion per un briefing tecnico e un po' di esercizi fisici, in vista di un probabile impegno alla fine del secondo stint di Henzler

Ore 15.20

La pioggia diminuisce ma la race direction prende tempo. Nel frattempo il pubblico rumoreggia. A ogni passaggio della safety car partono i fischi.

Ore 15.50

Safety Car in this lap! La gara parte per davvero, mentre la pista si asciuga velocemente.

Ore 16.15

Joël indossa la tuta. Henzler, nel frattempo, è risalito al terzo posto di classe e si prepara a fare un triplo stint. Con un giro da 4'00"5 è il più veloce; la macchina è in buona posizione in vista del primo turno di guida di Joël.


Ore 17

Le due Toyota guidano la corsa davanti alle due Porsche. L'Audi n°7 ha già perso 6 giri per un problema tecnico, ma nulla sembra irrecuperabile in questa fase della corsa. Henzler è in testa alla GTE-AM con un best lap di 3'59"0. Altri leader: Manor n°44 (Lmp2), Porsche n°92 (GTE-PRO).

Ore 18

La pioggia non è più tornata, la gara va via bella liscia. Per quanto riguarda Joël, non è ancora arrivato il suo turno. Wolf Henzler continua con il suo megastint, e alla sosta ai box imbarca solo benzina, tenendo il vecchio treno di gomme che però ha dato buoni risultati. La n°78 ha 30 secondi di vantaggio sulla n°88. Nel frattempo in LMP1 la Porsche n°1 è davanti alla Toyota n°6, mentre l'Audi n°8 segue a poca distanza. Distacchi cortissimi.

Ore 18.10

A Joël viene detto che il suo turno comincerà attorno alle 19. È ora degli esercizi di riscaldamento, che attiveranno i muscoli necessari ad affrontare la prossima guida. Joël debutterà in gara con il tramonto.

Ore 18.15

Christian Ried: "La gara è ancora lunghissima, ma la nostra situazione non è affatto male. Staremo a vedere!". Wolf Henzler ha potuto beneficiare dell'ora trascorsa sotto safety car per risparmiare un po' di energia.

Ore 19

Joël sale in macchina. Per lui dovrebbero essere tre stint consecutivi. Nel frattempo l'ambiente - il pubblico, s'intende - comincia a riscaldarsi in vista della notte dopo le freddolose prime ore di corsa. Come sempre sono in programma molti concerti, ottima scusa per rimanere svegli.

Ore 19.30

Henzler non sembra aver patito le 4 ore consecutive alla guida. Massimo lo descrive così: "in apparenza è tranquillo e impassibile".

Ore 20

Mentre Joël è al volante, la fidanzata Vania è molto concentrata sui suoi tempi, esprimendo totalmente il suo disappunto quando il crono si alza per eventuale traffico da gestire oppure sorridendo a ogni giro pulito. I meccanici, nel frattempo, cenano ai box. Per loro tortelloni al sugo. Sarà una lunga nottata.

Ore 20.30

Patrick Dempsey incontra Massimo e gli chiede di fare un autoscatto (o forse il contrario)?

Ore 21

Joël scende dalla vettura e la consegna a Christian Ried. Ottimo ritmo, nessun problema particolare salvo un escursione nella via di fuga dopo le curve Porsche.

Ore 22

I tempi di Reid sono molto alti. La Porsche n°78 scivola in 6° posizione di classe. Joël si sta invece impegnando in esercizi di scarico, prima di fare una doccia rigeneratrice. Poi sarà di nuovo "a tavola": lo attendono integratori, pollo, formaggio e un'insalata. Manca ancora molto tempo prima del prossimo impegno in pista. Dopo Ried guiderà ancora Henzler, Joël sarà in pista alle 1.45 circa.

Ore 22.45




Ore 23.15

É una Le Mans molto scorrevole fino ad ora, in generale. Poche escursioni, un solo incidente di rilievo per la Porsche n°89 guidata nell'istante del crash da Marc Miller. È infatti l'unica vettura costretta al ritiro fino ad ora. Nella LMP1 la Toyota n°6 è alla guida del gruppo, seguita a oltre un minuto dalla Porsche n°2 e poi dall'altra Toyota n°5. La prima Audi (la n°8) è a un giro di distacco.
Nella LMP2 guida il team Signatech Alpine (n°36), con un risicatissimo vantaggio sulla Thiriet by Tds Racing n°46.
Nella GTE-PRO la Ford n°68 di Ganassi precede la Ferrari n°66 del Risi Competizione, mentre nella GTE-AM la Porsche n°88 è ancora in testa. L'equipaggio di cui fa parte Joël è attualmente in 5° posizione, con Henzler alla guida.

Ore 23.20

Henzler non riesce a riprodurre i tempi che erano stati ottenuti nelle prime ore di gara. Il team sospetta che possano esserci dei problemi tecnici. I suoi rilievi cronometrici sono quasi quindici secondi sopra lo standard sia della vettura sia degli avversari. A questo punto anche i tempi di Ried potrebbero essere stati condizionati.

Ore 23.30

L'Aston Martin n°98 e la Ferrari n°83, entrambe classificate come GTE-AM, si fermano della ghiaia. Safety car in pista. La n°98 era in testa, alla guida il canadese Dalla Lana.

Ore 23.40

I meccanici KCMG fanno spazio nel garage. La vettura viene portata all'interno per essere controllata. Henzler scende e approfitta del momento per prendersi una pausa... fisiologica.




Ore 23.50

Il problema sembra essere una sonda lambda.

Ore 0.00

La vettura, con a bordo Henzler, riparte in 49° posizione e con 6 giri di ritardo rispetto alla capofila (la n°88) della GTE-AM. Nel team tutti attendono una risposta positiva dai cronometri.

Ore 0.15

Purtroppo i tempi rimangono alti. Ai box aspettano pazientemente ulteriori controprove.




Ore 1.20

La Porsche 911 RSR torna ai box. Purtroppo il problema è più serio del previsto. Ai piloti viene detto di andare a riposare per 90 minuti. I meccanici smontano la parte posteriore della vettura. Probabilmente un problema di natura elettronica.

Ore 1.30

All'annuncio del riposo forzato Joël non la prende benissimo, e ci mancherebbe. I piloti vogliono correre sempre, e dover stare fermi mentre gli altri muovono la classifica non è mai positivo. L'arrabbiatura passa in fretta: si tratta pur sempre di professionisti. "Così son le corse", dice alla fine.




Ore 3

Joël torna in pista dopo i lavori sulla vettura. La n°78 è ora ultima in classifica, in un'edizione nella quale sembrano esserci pochi ritiri e anche pochi guasti meccanici di rilievo se guardiamo alla totalità dei partecipanti. L'obiettivo, a questo punto, è comunque nobile: bisogna concludere la corsa.

Ore 4.30

Dopo un doppio stint, Joël scende dalla 911 RSR. Il ritmo è tornato e nel team c'è un po' di rammarico perché prima del guasto la vettura aveva un potenziale da podio.

Ore 5

Dopo aver fatto un piccolo spuntino, Joël si dirige verso il retrobox dove proverà a schiacciare un pisolino - due ore secondo i piani.

Ore 6

Prime luci dell'alba a Le Mans. Uno dei momenti più suggestivi della corsa, guidata ancora dalla Toyota TS050 n°6.

Ore 6.50

Secondo big crash dell'edizione 2016: la Corvette n°64 si accartoccia nelle barriere. Nonostante la botta, la direzione gara opta per una semplice slow zone. Rispetto al sistema VSC in uso nella F1, la slow zone sembra essere decisamente più democratica.

Ore 7.30

Safety Car! La LMP1 di Colin Kolles e le LMP2 n°46 e n°30 sono nella ghiaia e ferme in pista contemporaneamente. Se questa può essere definita "azione" è un momento molto intenso della corsa, che dopo la pioggia iniziale e un paio di incidenti non così cruenti ha vissuto pochissimi momenti drammatici.
In realtà l'interesse è tutto per la lotta tra le Toyota e la Porsche n°2, ai vertici della assoluta. Una lotta spettacolare, come tutti concordano. A due terzi della corsa compiuti non ci sono ancora padroni.

Ore 8

Risveglio per Joël: esercizi di riattivazione muscolare, qualche massaggio distensivo. Alle 8.55 è programmato un altro turno di guida.

Ore 8.55

Joël è di nuovo in pista. Il passo è decisamente buono. La n°78 non è più ultima assoluta, ma è ancora in fondo alla classifica delle GTE-AM, con 9 giri di ritardo dalla Corvette n°57 (team AAI) che la precede.

Ore 9.50

La Toyota n°5 comanda la classifica con 22 secondi sulla gemella n°6 e con 26 secondi sulla Porsche n°2. Mancano 5 ore alla fine e c'è totale incertezza. In LMP2 la n°36 ha due minuti di vantaggio sulla n°26. La Ferrari del Risi Competizione (GTE-PRO) ha un vantaggio di 6 secondi sulla Ford team USA gestita da Chip Ganassi (la n°68), mentre in GTE-AM la Ferrari n°62 guida con 2 minuti e 40 sulla Porsche n°88 che ha in precedenza comandato a lungo la classifica.

Ore 10.30

Continua il lungo turno di Joël, con tempi costanti. I motivi di soddisfazione personale ci sono tutti.

Ore 11

Con il valzer dei pit stop la Porsche n°2 si ritrova in testa con Lieb. Ma Davidson con la Toyota n°5 recupera subito la leadership assoluta.

Ore 11.30

Si conclude il turno di Joël. La vettura passa a Ried. Salvo sorprese, per Joël la 24 Ore di Le Mans si conclude qui, ma non è come timbrare il cartellino e uscire dall'ufficio. Deve rimanere pronto in caso di emergenza. A concludere la corsa sarà Henzler. A tenergli compagnia Vania, che è appena tornata dall'albergo.

Ore 11.35

Qualche parola. Il pilota ticinese ha girato con gomme usate rimanendo su crono discreti. Dopo aver risolto i problemi della notte, Joël dice che la vettura è tornata al livello d'inizio gara, se non meglio. Nel secondo settore, quello più problematico per la n°78, c'è stato un miglioramento sostanziale.

Ore 12

Massimo mi fa sapere che Joël ha perso tra i 3 e i 4 chili di peso durante la corsa. La temperatura all'interno dell'abitacolo è infernale e si perdono molti liquidi, soprattutto con stint lunghi come quelli da lui effettuati.

Ore 12.30

Pranzo luculliano: viene servito un ottimo roastbeef.

Ore 13.30

Una piccola incomprensione con la Ford Chip Ganassi in testa alle GT-PRO. Durante il doppiaggio il pilota Ford forza un po' la mano all'ultima chicane e Ried deve allargare.

Ore 14

Ultimo cambio di pilota, si passa da Ried a Henzler. Gomme usate per lo stint finale e un ritmo più tranquillo per concludere la corsa senza avere sorprese.

Ore 14.57

La Toyota in testa (la n°5) si ferma! Incredibile colpo di scena. La Porsche n°2 passa in testa. Sentimenti opposti nei box: festa violenta in zona Porsche, sgomento per i colleghi Toyota.




Ore 15

La Porsche n°2 ha vinto la 24 Ore di Le Mans 2016 con l'equipaggio Jani/Lieb/Dumas. Seconda la Toyota n°6 con Conway/Sarrazin/Kobayashi. Terza l'Audi n°8 di Di Grassi/Duval/Jarvis.

In LMP2 5° posto assoluto e vittoria per la Signatech Alpine n°36 di Lapierre/Menezes/Richelmi. 2° posto per il G-Drive Racing n°26 con Rusinov/Stevens/Rast. 3° la SMP Racing n°37 con Petrov/Shaitar/Ladygin.

In GTE-PRO la Ford conquista la vittoria con la n°68 (Hand/Muller/Bourdais). Precedono la Ferrari della Risi Competizione (Fisichella/Malucelli/Vilander) e l'altra Ford n°69 di Briscoe/Westbrook/Dixon.

In GTE-AM il team americano Scuderia Corsa (Ferrari) vince con l'equipaggio Sweedler/Bell/Segal. 2° Perrodo/Collard/Cressoni (AF Corse, Ferrari), 3° Al Qubaisi/Long/Heinemeier Hansson (Porsche, Abu Dhabi-Proton Racing).

La n°78 del team KCMG con Joël Camathias/Wolf Henzler/Christian Ried conclude al 41° posto, 10° di classe. Poteva andare meglio, ma la bandiera a scacchi è arrivata.

Considerazioni finali (di Massimo Schira)

"Questa non è una gara, è un autentico capolavoro dell'automobilismo. Voglio fare un nome tra tutti i protagonisti in corsa, quello di Frederic Sausset, pilota quadri-amputato che ha concluso la corsa tra mille applausi, il primo di sempre. E non voglio dimenticare i volti nascosti della 24 Ore, che sono da trovare tra i commissari, tra i meccanici, tra i volontari che fanno fare bella figura all'intero mondo del motorsport".



lunedì 28 marzo 2016

Team BRIT, motorsport & disabilità verso Le Mans

Quando ho aperto questo blog, tempo fa, non avevo intenzione di scrivere qualcosa che ricordasse il flusso di notizie quotidiano. Per quello ci sono tanti altri siti, no? Anzi, in questo mare di news ci sono fin troppi pescatori... Non mi andava di condividere uno spazio già ristretto, ecco. Sono invece andato verso le radici del blogging, creando uno spazio per riversare la mia voglia di scrivere storie che piacessero soprattutto a me. Quello che sto per scrivere è proprio uno di quei racconti che non potevano non stuzzicare la mia curiosità.

Questa è una storia che parte da una immane tragedia umana, cioè la guerra. Un atto purtroppo del tutto umano che non solo ha un costo immediato di vite spezzate, ma che lascia ai sopravvissuti ferite difficili da rimarginare sia sul corpo sia nell'animo. Troppo spesso si sente parlare della mancanza di supporto ai reduci, prima servitori delle proprie nazioni e poi un problema sociale che le nazioni stesse non sembrano considerare appieno. Fortunatamente ci sono iniziative che provano in parte a dare il giusto spazio a queste persone, e il Team BRIT è una di queste.

Il Team BRIT è una scuderia automobilistica britannica che fa e farà correre, tra le proprie fila, piloti con gravi disabilità fisiche - principalmente reduci di guerra ma non solo -, dando un'opportunità agonistica a talenti altrimenti impossibilitati a esprimersi. Tuttavia non si tratta di un'operazione caritatevole come potrebbe sembrare, d'istinto. Questo è un progetto vero, serio e assolutamente ambizioso.

Ne ho parlato con Dave Player, fondatore del team che porta con sè il bellissimo hashtag #AliveToDrive. Ecco le sue risposte...

L'equipaggio del Team BRIT alla 24H di Silverstone (da sinistra):
Julian Thomas, Mark Allen, Martyn Compton, David Pittard. ©Scruffy Bear Pictures for Team BRIT



Il progetto del Team BRIT è rivolto alla diversità e a chi ha disabilità sia fisiche sia mentali. Quando hai cominciato a pensarci, e soprattutto perché?

Dopo aver lasciato l'esercito subii (nel 1991) un incidente nel quale mi ruppi il collo. Rimasi paralizzato e su una sedia a rotelle. Nonostante ciò, ho vissuto una vita davvero attiva, ho viaggiato, ho vissuto in differenti paesi e messo in piedi differenti business. Nel 2010 decisi che avrei lavorato con i reduci feriti delle truppe britanniche, e fondai KartForce, un'istituzione che permette loro di avvicinarsi al mondo del motorsport attraverso le gare di kart in versione endurance. Io stesso ho progettato i controlli al volante per i kart in questione. Molto presto scoprii che le gare avevano un impatto a lungo termine molto positivo sul morale di questi ragazzi. Le corse hanno risvegliato lo spirito competitivo che albergava dentro di loro, e hanno realizzato che avrebbero potuto competere allo stesso livello rispetto ai loro colleghi normodotati. Il motorsport ha dato a questi reduci, che vivono con ferite sia fisiche sia psicologiche, un nuovo obiettivo da seguire, aiutandoli a trovare la motivazione per ricostruire le loro rivoluzionate vite. Dopo 5 anni di karting, declinati in molte gare da 12 e 24 ore, alcuni dei ragazzi hanno chiesto se sarebbe stato possibile salire di livello, puntando alle auto. Ed è proprio da quella richiesta che è nato il Team BRIT.

A differenza di KartForce, questa squadra non è un ente caritatevole; è una società come tutte le altre e anche i piloti devono occuparsi della ricerca di sponsor. Questa è una parte importante del progetto: noi non solo aiutiamo i reduci a diventare dei piloti da corsa, ma li portiamo a sviluppare delle capacità commerciali che potrebbero essere utili a lungo.

Il nostro scopo è di ispirare altre persone con disabilità, depressione e disturbi post-traumatici da stress a ricostruire le loro vite attraverso il motorsport.

Martyn Compton, sopravvissuto all'incendio del mezzo militare con il quale stava svolgendo una missione.
Due soldati lo salvarono dal fuoco nemico e dalle fiamme, generate dallo scoppio del motore dopo un colpo da lanciagranate, mentre gli altri tre membri dell'equipaggio morirono. ©Scruffy Bear Pictures for Team BRIT

Il Team BRIT parteciperà alla 24 Ore di Silverstone nel prossimo aprile. La gara fa parte del calendario del campionato 24H Series (che ha fatto tappa anche al Mugello). La particolarità del campionato è che mette insieme tanti piloti pro e altrettanti gentlemen, con i primi spesso preoccupati sulle reali capacità dei secondi. Qual è la tua idea in proposito - visto che schiererai due piloti esperti affiancati da due reduci con esperienza relativamente ridotta nelle corse?

Abbiamo già alle spalle una stagione completa nel National Level britannico, con 8 vittorie in 12 gare. Di conseguenza abbiamo fatto un passo in avanti verso una serie internazionale, in previsione del raggiungimento del nostro obiettivo: la 24 Ore di Le Mans. I nostri piloti sono stati spesso sottovalutati, sin dai tempi del kart. Questo però si limitava solo a coloro i quali non avevano mai gareggiato contro di loro. Abbiamo partecipato a gare di tutti i tipi e contro avversari molto più esperti - talvolta dei professionisti. Alcuni arrivavano da noi, augurando ai ragazzi il meglio e di gustarsi l'esperienza. Dopo le corse ritornavano con un un livello di rispetto del tutto diverso. Abbiamo un pilota pro tra noi - David Pittard - e i tempi sul giro dei reduci sono praticamente al suo livello. Diciamo che il nostro esempio potrà insegnare qualcosa di nuovo al mondo del motorsport. Finché si parla e basta è un conto, ma solamente le azioni fanno guadagnare il rispetto. Questo è l'unico modo per rompere le barriere. Non serve lamentarsi - bisogna uscire fuori e agire.

Come approcceranno la corsa i due reduci iscritti dal Team BRIT, cioè Martyn Compton e Mark Allen?

L'approccio di Martyn e Mark a ogni corsa è assolutamente identico a quello portato avanti da qualsiasi altro pilota. La forma fisica e quella mentale sono prioritarie - abbiamo anche ingaggiato uno psicologo dello sport per questo. Si tratta di fare pratica, pratica e ancora pratica. Nulla fa migliorare un pilota come l'inanellamento di giri su giri in pista. I nostri coach hanno scoperto che Martyn e Mark hanno un modo unico per imparare velocemente, e ciò potrebbe essere legato alla loro esperienza tra i militari. Seguono le istruzioni alla lettera: scendono in pista, migliorano e tornano ancora più vogliosi di ricevere nuovi consigli. Sono sempre molto aperti al miglioramento e alla voglia di imparare, sia in pista sia fuori, e la loro crescita è stata sostanziale.


La Volkswagen Golf GTI con la quale il Team correrà a Silverstone.
La vettura è stata debitamente preparata per permettere a piloti disabili di correre in condizioni paritarie rispetto ai normodotati.
©Scruffy Bear Pictures for Team BRIT

Quali saranno i prossimi step per raggiungere l'obiettivo Le Mans?

Il nostro obiettivo è fare la storia alla 24 Ore di Le Mans 2018, diventando il primo team formato solamente da piloti disabili. Sappiamo dove vogliamo andare e come arrivarci. Dopo una stagione nella 24H Series, vorremmo salire di categoria nel WEC o nell'ELMS per il 2017. Il 2016 servirà ai nostri piloti per migliorare le capacità in corsa, ma anche per dimostrare agli sponsor che siamo un team con ambizioni serie e che meritiamo la giusta attenzione.

Mark Allen, qui di spalle, ha subito l'amputazione di entrambi gli arti inferiori.
Ha anche ferite al collo e agli arti superiori, dovute agli effetti devastanti dello shrapnel. ©Scruffy Bear Pictures for Team BRIT

Abbiamo già un grande esempio, tra gli atleti disabili, che ha dimostrato che correre in auto è possibile, ed è Alessandro Zanardi. Non solo la sua carriera è continuata dopo l'incidente, ma è stata anche mantenuta grazie all'intervento di numerose aziende sostenitrici. Pensi che il Team BRIT in futuro riuscirà ad attrarre altrettanta partecipazione da parte degli sponsor?

Ci sono molti piloti disabili di cui non si sente mai parlare che hanno fatto aprire gli occhi alle persone che lavorano le mondo del motorsport. Questi veterani dell'automobilismo hanno aperto la strada e hanno reso più facile l'inserimento delle generazioni successive di piloti disabili. Tuttavia nessuno ha avuto lo stesso impatto, a breve e a lungo termine, di Alex Zanardi. Zanardi è sempre stato una fonte di ispirazione per noi, e non solo per la sua guida. Dopo il suo incidente si è posto degli obiettivi e ha trovato un modo per raggiungerli tutti. Molte persone erano dubbiose riguardo alla sua competitività ad alto livello, ma i fatti hanno dimostrato che sbagliavano. Così facendo si è anche guadagnato la confidenza di sponsor seri. È questione di attitudine, di profonda determinazione, di capacità e di ottimismo.

L'intero team KartForce. ©Scruffy Bear Pictures for Team BRIT

Avete dedicato una parte del vostro progetto ai fan dell'automobilismo che vivono con disabilità?

Nel Regno Unito c'è una grande quantità di fan con disabilità, sia per quanto riguarda le due ruote sia per le quattro ruote. Andando a gareggiare il Team Brit porta con sé la speranza di trascinare ancor più disabili verso un impegno nel motorsport. Inoltre organizzeremo track days per differenti gruppi di persone disabili, inclusi i bambini. I nostri piloti dimostreranno che per loro sarà possibile trovare la dimensione giusta della loro esistenza, scrivendo in questo modo il capitolo successivo delle loro vite. Il nostro messaggio finale è che una questione soprattutto di attitudine: se vuoi qualcosa con tutto te stesso, puoi davvero riuscire a farlo succedere.

mercoledì 25 novembre 2015

Il riassunto della stagione 2015: WEC

Probabilmente la FIA non si sarebbe aspettata, nel 2012, un così grande successo per la sua neonata serie chiamata World Endurance Championship. Era dal 1992 che non esisteva un campionato mondiale che mettesse insieme prototipi e GT in un calendario composto da gare di durata, e nel corso degli anni questa mancanza era stata a malapena rimpiazzata dalla crescente popolarità della 24 Ore di Le Mans, dietro a una sapiente opera di comunicazione e di marketing dell'ACO.

Eppure, eppure... sembra proprio che la passione per il WEC cresca sempre di più, anche in un paese insospettabile come l'Italia, tralasciando comunque il fatto che basterebbe una vittoria Ferrari in F1 per far girare di nuovo la testa a molti tifosi estemporanei. Al di là di queste guerre di quartiere inutili, c'è un fatto incontestabile che gli abituali appassionati di endurance riconosceranno. Nel WEC, attualmente, ci sono tutti gli elementi per una narrazione epica delle corse, con le grandi marche (Porsche, Audi, Toyota) che si sfidano nella miglior classe (la LMP1) grazie alle gesta di piloti di prestigio quali Mark Webber, André Lotterer, Lucas Di Grassi, Sebastien Buemi, Loic Duval - più o meno tutti con le stesse possibilità di vittoria.

© Nick Dungan

Escludendo Le Mans, che ha regole d'ingaggio diverse, nel WEC 2015 il parco partenti ha raggiunto una certa stabilità, con circa 30 vetture presenti a ogni appuntamento guidate da equipaggi per la maggioranza full time. Questa particolarità ha portato alla formazione di classifiche molto corte, evitando la parcellizzazione dei sedili che si vede talvolta in altri campionati. E inoltre è d'aiuto anche per il pubblico, così maggiormente in grado di riconoscere i propri beniamini e fidelizzare il proprio interesse. Non sarebbe male nemmeno differenziare le livree delle varie LMP1 - che sono dannatamente identiche - ma questo è un desiderio personale.

Con la campionessa uscente Toyota un po' in sordina sono state Audi e Porsche a combattere per la corona 2015, con numerose battaglie in pista che hanno entusiasmato. Il divario tra le due compagini tedesche è stato ridottissimo per tutta la stagione, ma a trionfare alla fine è stata la Porsche, grazie soprattutto alle quattro vittorie in fila (Nurburgring, Austin, Fuji, Shanghai) del trio Timo Bernhard/Brendon Hartley/Mark Webber. I campioni del mondo 2015 hanno però dovuto faticare non poco per portare a casa l'ambito riconoscimento, per via del rocambolesco round finale in Bahrain.

I vincitori: Hartley, Webber e Bernhard © John Rourke


Tra le dune del deserto la Porsche poi vincitrice della classifica assoluta ha subito numerose noie tecniche (al motore, soprattutto) che hanno quasi fatto pensare a un ritiro dalla gara; un'eventualità che avrebbe portato a una vittoria Audi nel campionato con Fassler/Lotterer/Treluyer. A salvare la leadership di Bernhard/Hartley/Webber (5° in gara) ci sono stati altri due eventi: i guai meccanici dell'Audi di Di Grassi/Duval/Jarvis finiti poi sesti e soprattutto la grande gara della vettura gemella di Dumas/Jani/Lieb vittoriosi sulla linea del traguardo dopo un bel duello tra Lieb e Treluyer. Se nella disfida avesse trionfato Treluyer, l'Audi avrebbe raccolto i punti necessari per chiudere il campionato in testa...

Fassler/Treluyer/Lotterer © John Rourke

La battaglia tra Porsche e Audi si è protratta per tutto il campionato, e anche nella 24 Ore di Le Mans è stata confermata l'incredibile vicinanza tecnica tra le due marche. Mentre Bamber/Hulkenberg/Tandy hanno festeggiato una meritata vittoria - una grande impresa, considerando anche la minor esperienza sul circuito francese - l'Audi ha infranto il record della pista per ben due volte, prima con Albuquerque e poi con Lotterer.




Nella classifica riservata alle vetture GT ha trionfato - con tre successi - Richard Lietz, alfiere del Team Manthey che in sostanza ha portato in pista delle Porsche semiufficiali (come l'AF Corse fa con la Ferrari). Per l'austriaco è il primo titolo WEC che va a impreziosire una carriera di alto livello, avendo lui già vinto a Le Mans per tre volte (sempre con le GT). Per l'AF Corse le soddisfazioni maggiori sono arrivate dagli affiatatissimi Bruni/Vilander, vincitori a Silverstone e al Fuji, e da Rigon/Calado/Beretta, secondi a Le Mans dietro la scatenata Chevrolette Corvette di Gavin/Milner/Taylor. Anche l'Aston Martin ha potuto festeggiare una vittoria grazie alla prestazione di MacDowall/Rees/Stanaway nella 6 ore di Spa.

La LMP2 è stata conquistata dalla G-Drive Racing n°26 di Bird/Canal/Rusinov. Il trio, per altro ben assortito, ha vinto in 4 appuntamenti ma ha concluso la gara più importante - Le Mans, chiaramente - solo al terzo posto, dietro al team KCMG con base a Hong Kong (piloti Bradley, Howson e Lapierre, quest'ultimo finalmente vincitore in una gara nella quale aveva sempre sognato di trionfare).

La Ligier G-Drive di Bird, Canal e Rusinov © John Rourke

Nella LMGTE AM è arrivato l'unico successo un po' italiano nel WEC, grazie ad Andrea Bertolini e alla "sua" Ferrari 458 Italia. Il pilota nato a Sassuolo ha accompagnato alla vittoria la SMP Racing e i compagni Aleksey Basov e Viktor Shaitar. Un team che si può definire a tutti gli effetti italo-russo! Le tre vittorie ottenute, compresa la classica di Le Mans, sono state fondamentali per la classifica. Che sarebbe potuta essere diversa se Paul Dalla Lana, pilota canadese che veleggia tra gli status silver e bronze della FIA (e quindi eleggibile per la categoria AM), non avesse distrutto la propria Aston Martin mentre era in testa alla 24 Ore di Le Mans, per giunta a soli 45 minuti dalla bandiera a scacchi.


Dalla Lana, Lamy e Mathias Lauda hanno vinto in tre occasioni e concluso altrettante volte al secondo posto nella propria classe, precedendo per ben 5 volte l'equipaggio della SMP Racing alla fine vincitore. Mi piace pensare che il trio possa considerarsi, nel profondo dell'animo, altrettanto campione.

Vanno spese delle parole anche per Patrick Dempsey. La sua carriera da attore si è notevolmente ridotta per fare spazio a un'attività non altrettanto redditizia ma decisamente soddisfacente: le corse di alto livello. Ottima scelta: quest'anno è arrivato il primo adrenalinico podio a Le Mans (2° nella LMGTE AM) e la prima vittoria (al Fuji). La trasformazione da McDreamy a McSpeedy è quasi completa...

Patrick Dempsey © Nick Dungan


Classifica Piloti - primi 10 (tra parentesi il numero di vittorie):
Timo Bernhard/Brendon Hartley/Mark Webber (GER/NZL/AUS - Porsche) 166 (4)
Marcel Fassler/André Lotterer/Benoit Tréluyer (SWI/GER/FRA - Audi) 161 (2)
Romain Dumas/Neel Jani/Marc Lieb (FRA/SWI/GER - Porsche) 138.5 (1)
Lucas Di Grassi/Loic Duval/Oliver Jarvis (BRA/FRA/GBR - Audi) 99
Sebastien Buemi/Anthony Davidson (SWI/GBR - Toyota) 79
Mike Conway/Stéphane Sarrazin/Alex Wurz (GBR/FRA/AUT) 79
Kazuki Nakajima (JAP - Toyota) 75
Nick Tandy (GBR - Porsche & KCMG) 70.5
Earl Bamber/Nico Hulkenberg (NZL/GER - Porsche) 58
Sam Bird/Julien Canal/Roman Rusinov (GBR/FRA/RUS - G-Drive) 33.5
* a punti anche Bonanomi (Audi)

Classifica GT - primi 10 (tra parentesi il numero di vittorie di classe):
Richard Lietz (AUT - Porsche/Manthey) 145 (3)
Gianmaria Bruni/Toni Vilander (ITA/FIN - Ferrari/AF Corse) 131.5 (2)
Michael Christensen (DAN - Porsche/Manthey) 127 (3)
James Calado/Davide Rigon (GBR/ITA - Ferrari/AF Corse) 123
Frédéric Makoviecki (FRA - Porsche/Manthey) 118 (1)
Patrick Pilet (FRA - Porsche/Manthey) 100 (1)
Alex MacDowall/Fernando Rees (GBR/BRA - Aston Martin) 84 (1)
Christoffer Nygaard/Marco Sorensen (DEN/DEN - Aston Martin) 81
Richie Stanaway (NZL - Aston Martin) 78
Darren Turner (GBR - Aston Martin) 67
* a punti anche Bertolini (Ferrari), Fisichella (Ferrari), Cressoni (Ferrari), Gianmaria (Ferrari), Castellacci (Aston Martin), Roda (Chevrolet), Ruberti (Chevrolet), Mapelli (Porsche)

Classifica LMP1 - Privati (tra parentesi il numero di vittorie di classe):
Mathias Beche/Nicolas Prost (SWI/FRA - Rebellion) 134 (2)
Alexandre Imperatori/Dominik Kraihamer (SWI/AUT - Rebellion) 108 (2)
Pierre Kaffer/Simon Trummer (GER/SWI - ByKolles) 104 (2)
Daniel Abt (GER - Rebellion) 83 (1)
Nick Heidfeld (GER - Rebellion) 69
Matheo Tuscher (SWI - Rebellion) 25 (1)

Classifica LMP2 - primi 10 (tra parentesi il numero di vittorie di classe):
Sam Bird/Julien Canal/Roman Rusinov (GBR/FRA/RUS - G-Drive) 178 (4)
Richard Bradley/Matthew Howson (GBR/GBR - KCMG) 155 (2)
Pipo Derani/Ricardo Gonzalez/Hustavo Yacaman (BRA/MEX/COL - G-Drive) 134 (1)
Paul-Loup Chatin/Nelson Panciatici (FRA/FRA - Signatech) 86 (1)
Nicolas Lapierre (FRA - KCMG) 84 (1)
Nick Tandy (GBR - KCMG) 71 (1)
Pierre Ragues/Oliver Webb (FRA/GBR - SARD Morand) 70
Jonny Kane/Nick Leventis/Danny Watts (GBR/GBR/GBR - Strakka) 63
Ryan Dalziel/David Heinemeir Hansson/Scott Sharp (GBR/DEN/USA - Extreme Speed) 62
Ed Brown/Jon Fogarty (USA/USA - Extreme Speed) 62

Classifica LMGTE AM - primi 10 (tra parentesi il numero di vittorie di classe):
Aleksey Basov/Andrea Bertolini/Viktor Shaitar (RUS/ITA/RUS - Ferrari/SMP) 165 (3)
Emmanuel Collard/Francois Perrodo (FRA/FRA - Ferrari/AF Corse) 148 (1)
Paul Dalla Lana/Pedro Lamy/Mathias Lauda (CAN/POR/AUT - Aston Martin) 144 (3)
Rui Aguas (POR - Ferrari/AF Corse) 136 (1)
Patrick Long/Marco Seefried (USA/GER - Porsche/Dempsey) 131 (1)
Patrick Dempsey (USA - Porsche/Dempsey) 116 (1)
Khaled Al Qubaisi (EAU - Porsche/Abu Dhabi) 82
Christian Ried (GER - Porsche/Abu Dhabi & Dempsey) 79
Francesco Castellacci/Stuart Hall (ITA/GBR - Aston Martin) 54
Gianluca Roda/Paolo Ruberti (ITA/ITA - Chevrolet/Larbre) 52
* a punti anche Cressoni (Ferrari), Gianmaria (Ferrari), Mapelli (Porsche)

domenica 14 giugno 2015

Hulkenberg: il coltello nelle piaghe della F1

La vittoria della Porsche a Le Mans non è un fatto banale, cominciamo con questa verità. Il progetto endurance ha già dato i suoi frutti già al secondo anno, con una doppietta ottenuta (sulle Audi) in modo perentorio ma abbondantemente sudata in un confronto ravvicinatissimo.



L'altra notizia molto importante sfornata dalla 24 Ore è relativa all'equipaggio vincitore. Nick Tandy, Earl Bamber e Nico Hulkenberg hanno corso una gara impeccabile dal primo all'ultimo giro, impressionando gli addetti ai lavori.

Nick Tandy era l'unico dei tre ad aver già partecipato alla gara francese: due prestazioni (dal punto di vista dei risultati) non memorabili a bordo di vetture GT. Sia per lui, sia per il neozelandese Earl Bamber, questo è sicuramente il miglior risultato in carriera.



E lo è anche per Nico Hulkenberg. La sua vittoria è la più splendente dimostrazione di quanto il mondo della F1 sia talvolta sopravvalutato in quanto a meritocrazia. Molti, nell'ambiente, saranno felici di una prestazione che rende giustizia al suo talento; altri storceranno il naso copiosamente.



Mediaticamente, e lo scrivo soprattutto per quelli che il motorsport lo seguono con costanza, la giornata di oggi è funerea per i vertici della F1. Da mesi la serie è sotto attacco per le ragioni più disparate: i costi crescenti, i team in crisi, la troppa politica, la mancanza di ricambio nelle classifiche, le gare troppo ingessate... La F1 è sempre la F1, ma di fronte a una 24 Ore come quella di quest'anno non si può che rimanere scioccati: una lotta pazzesca dal primo all'ultimo minuto, raccontata usando quei toni epici che il glamour del Circus non riesce attualmente a sostenere. 

La vittoria di Hulkenberg darà quindi un ulteriore scossone (in negativo) a un campionato che sta facendo fatica a rimanere nel cuore dei giovani appassionati.

Pensiamoci bene: un pilota dal talento cristallino, vittorioso in quasi tutte le categorie minori nelle quali ha corso, arriva in F1 e si installa a metà classifica. Una metà classifica raggiunta portando a punti auto non eccezionali e costruita battendo spessissimo i propri compagni di team. Una metà classifica mantenuta a suon di gran rifiuti, soprattutto dalla Ferrari - team che non ha mai avuto il coraggio di dargli un sedile nonostante i tanti abboccamenti. Insomma, un grande incompiuto. Eppure, con la vittoria assoluta a Le Mans, entra nella storia alla sua prima partecipazione a una gara di 24 Ore sfoderando una grinta e una precisione degne del miglior Kristensen.

Pensiamoci bene, sì. Ricordando che la F1 non è - ultimamente - il campionato dove viene maggiormente premiato il talento. Anche se Hulkenberg non porta comunque sponsor alla Force India, suo team attuale, la sua presenza sulla griglia non conta molto di più di quella di Ericsson. Ed è un peccato.



Nico dovrebbe presto telefonare ad Arrivabene e dirgli "Sai, se Raikkonen non ti sta bene, io ho appena vinto una 24 Ore di Le Mans". Ma ho l'impressione che neanche un trofeo del genere potrebbe smuovere un posto in un top team in F1. E allora perché non abbandonarla, questa F1 spocchiosa e irriconoscente? Abbandonala, Nico, verso altre 24 Ore, o magari verso la 500 Miglia di Indianapolis.