sabato 16 gennaio 2016

Federico Sceriffo: Il drifting, il 2016 e l'Italia

Fuori dai banchi di nebbia del motorsport italiano e purtroppo fuori dal circuito dei media generalisti c'è un sole splendente. Anzi, un sol levante. Parliamo di Federico Sceriffo, primo pilota italiano a correre nel seguitissimo campionato giapponese di drifting D1 Grand Prix. Il pilota milanese, nato il 14 maggio del 1982, è dal 2009 che frequenta questo campionato grazie all'ingaggio ottenuto con il prestigioso Team Orange.

© Charles Ng

Chiarisco subito: bisognerebbe parlare più spesso di piloti come lui. La sua storia e la sua passione per i motori sono lampanti. Quindi è per me un piacere ascoltare e trascrivere le sue parole...

Com'è nata la tua passione per il mondo dei motori?
"Sono stato uno di quei bambini che alla visione delle macchine andava fuori di testa! Mi piacciono le macchine come oggetto, da ammirare e da sognare, oggi come ieri. Forse tutto è nato dal fatto che quando avevo 14 anni ho cominciato a guidare un po', grazie agli amici, e sono cresciuto con gente molto estroversa e appassionata. Era sempre una gara a chi era il più matto, e a me veniva abbastanza bene. Inoltre anche mia mamma è appassionata di auto da corsa e mi ha sempre assecondato. I risultati arrivati dopo sono frutto di tantissimi passaggi nei quali ho sempre dato il massimo, per altro divertendomi".

Il Giappione è arrivato presto nella tua carriera.
"Dopo le prime esperienze tra il 2004 e il 2005 ho colto i primi piazzamenti nel campionato italiano e poi c'è stata una svolta. Avevo il presentimento che fare il drifter in Italia fosse ancora prematuro, e allora decisi nel 2008 di tentare la fortuna altrove. Per altro il drifting è ancora oggi un oggetto misterioso nel nostro Paese, c'è ancora molto lavoro da fare.... Comunque, tornando al 2008, decisi di partecipare a una gara a Ebisu organizzata dallo storico Team Orange. Ottenni la licenza D1 e da lì tutto ha preso una piega diversa".

Federico a Ebisu, la pista "di casa"

Il Team Orange è uno dei più importanti in Giappone e nel mondo.
"Sì, anche se ha una gestione più che altro familiare. Nobushige Kumakubo, presidente per altro anche del circuito di Ebisu, è stato campione D1 nel 2006 e nel 2012, e guida una squadra forte e storica. Il team non si occupa solo del campionato D1, ma anche di una lunga serie di attività collaterali. Siamo stati replicati nei videogiochi, abbiamo partecipato a Fast & Furious come controfigure, abbiamo fatto spot pubblicitari, video virali. Si tratta di persone capaci di cose straordinarie e soprattutto in grado di mantenere la parola data, che è raro..."

Viene spontanea un'altra domanda, allora. Com'è il tuo rapporto con i giapponesi?
"Prima di tutto si tratta di gente bella e semplice, a cui basta una stretta di mano. Ma al contempo sono quadrati, non vedono sfumature. Quando si dice che i giapponesi sono innamorati della nostra creatività è vero, perché in effetti con le sfumature che loro vedono poco noi quasi ci viviamo. Apprezzano la mia italianità, dote di cui per altro vado fiero nonostante le cappellate che facciamo in giro per il mondo".

E con i piloti giapponesi?
"Il pilota giapponese non ti considera finché non ottieni risultati. Prima non esisti. In seguito la stima arriva. Si tratta di una mentalità diversa rispetto a un ambiente diciamo latino, nel quale fin quando non crei problemi sono tutti amici, mentre poi quando vai forte rischi di avere tutti contro. Là ho notato più rispetto in quel senso. Tuttavia il fatto di non essere giapponese mi ha dato qualche problema. Ho molti amici, ma faccio fatica a entrare nell'ultimo cerchio, nel gotha più ristretto. Per avvicinarsi a quel livello c'è solo una cosa da fare: imparare bene il giapponese. Oggi io conosco un numero di parole che mi permettono di essere educato e magari simpatico al momento giusto, ma non sono ancora pronto per esprimermi bene in un discorso prolungato. Ci sto lavorando..."




Oggi sei molto impegnato anche in Cina, dove il seguito per il drifting sta crescendo. Per altro uno dei punti più alti della tua carriera è stata la vittoria alla Red Bull Tianmenshan Mountain Drift King Battle.
"Sì, è vero. Da quando ho ottenuto diverse vittorie in Cina al circuito Internazionale di Zhuhai e Hong Kong spesso mi fermano per un saluto o per una foto; è molto piacevole. Ed è folle, perché scendendo dall'aereo in Italia bisogna invece spiegare cos’è il drifting! A parte questo, anche nel 2016 confermo l'ingaggio da parte del Team Red Bull China. Non abbandonerò comunque il Giappone, perché con il Team Orange sono in programma alcune tappe tra cui quella di casa a Ebisu - una delle più spettacolari e complesse -, quella di Tokyo e altre manifestazioni internazionali di spicco".




Il futuro più lontano, invece?
"Nel 2017 sarebbe bello poter partecipare a qualche evento americano. Per questo obiettivo stiamo preparando una macchina in linea con i regolamenti, ma c'è un lavoro molto lungo e certosino da portare avanti. Poi mi piacerebbe molto anche sviluppare un'auto italiana da portare in pista, magari una bella Giulia biturbo cattiva cattiva. Sarebbe bello in questo senso avere un supporto dalla casa madre come lo hanno i piloti più forti negli Stati Uniti; a livello tecnico bisogna essere al top".

Come ti piacerebbe rilanciare il drifting in Italia?
"Prima di tutto dovrei trovare aziende con mentalità adeguata a un certo tipo di manifestazione. Non avrei problemi a chiamare i più bravi piloti al mondo, cari amici con i quali ho passato bei momenti, e invitarli a correre con il giusto ingaggio e dando loro ciò che è dovuto. Metterei insieme uno streaming da paura, magari con Guido Meda al commento e una moviola per i passaggi più spettacolari. Insomma, parliamoci chiaro: quando vedi 32 scalmanati con 32 macchine da 600 a 1000 cavalli che si prendono a gommate e portierate con classe, non c'è nulla di più emozionante. Un singolo evento del genere sarebbe una cosa da wow factor con migliaia di spettatori. E per fare un campionato? Basterebbero sei tappe, un maxischermo, dei giudici giapponesi, il sottoscritto che gareggia e si diverte, 2500 Euro per l'iscrizione a tutto il campionato, 500 Euro per singola gara. Tutto questo con solo 200000 Euro a carico di uno sponsor serio. Queste cifre non sono folli, anzi..."

La tuta kimono di Federico fa sciogliere anche i giapponesi...

E anche a livello di comunicazione ci sarebbe un bel lavoro da fare. Purtroppo a volte siamo latitanti in tal senso...
"Sì, ci sarebbe da fare una bella promozione e il più possibile diversa dal solito. In Italia abbiamo in effetti un problema. Sembra che ci sia quasi paura a gestire un ufficio stampa e a spammare gli eventi. Gli americani invece ci sguazzano e pure i giapponesi sono forti a modo loro. Sai chi è bravo a fare comunicazione, secondo me? Il Circo Orfei. Loro tappezzano in tutte le città i loro cartelloni, e finisce che vedi la locandina talmente tanto da convincerti che è il caso di andarci. E ti rimangono impressi per sempre. Noi sembriamo imbarazzati a fare promozione perché vogliamo fare i fighi, no? Scusa se insisto, ma a me bastano due o tre telefonate e in circuito arrivano centinaia di persone. Non è impossibile. In ogni caso prenderemo piede, ne sono certo".

Federico con Andrea Caldarelli, altro forte pilota emigrato in Giappone

In generale come vedi il mondo dei motori, oggi?
"Tutto il motorsport è bellissimo. Personalmente adoro il WRC, il Rally Cross, guardo la F1, sono innamorato come tanti della Moto Gp. Tento di seguire tutto quello che posso. Mi piace anche l'ambiente, ma è molto crudo, strano, difficile, come in tutti i campi. Gareggio e viaggio nonostante la consapevolezza che più puro sei più prendi delle sonore botte in faccia. Bisogna avere la tutina da squalo per difendersi, talvolta".

2 commenti:

  1. Grande Federico ho letto tutto 2 volte io vorrei arrivare a fare il pilota come te e in questo anno cercherò più sponsor possibili per potermi sostenere l anno prossimo .
    Però mi impegnerò anche a cercare di cambiare le cose per il drift in Italia soprattutto per la categoria Street per cercare di coinvolgere più ragazzi italiani che vedono macchine sempre tanto modificate pensando che servono solo i cavalli e quindi rinunciano a provare questa pura adrenalina ed al tuo livello armonia ed eleganza spero un giorno di parlarti e magari vederti impegnato in un vero e grande campionato italiano con gare in tutta Italia .
    Augurissimi per il futuro

    RispondiElimina
  2. Grande Federico ho letto tutto 2 volte io vorrei arrivare a fare il pilota come te e in questo anno cercherò più sponsor possibili per potermi sostenere l anno prossimo .
    Però mi impegnerò anche a cercare di cambiare le cose per il drift in Italia soprattutto per la categoria Street per cercare di coinvolgere più ragazzi italiani che vedono macchine sempre tanto modificate pensando che servono solo i cavalli e quindi rinunciano a provare questa pura adrenalina ed al tuo livello armonia ed eleganza spero un giorno di parlarti e magari vederti impegnato in un vero e grande campionato italiano con gare in tutta Italia .
    Augurissimi per il futuro

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