giovedì 28 agosto 2014

Monza, ambientalisti e sopraelevate


L'Autodromo di Monza è un cancro, dicono ecologisti e ambientalisti.

Che premessa, direte voi. Eppure è proprio questo il tono della discussione, una lite continua che dura dal 1922, anno nel quale il tracciato fu costruito.

Da una parte abbiamo la per nulla efficace SIAS, la F1, gli appassionati degli sport motoristici. Dall'altra, WWF e comitati vari, come ad esempio il Comitato per il Parco di Monza A.Cederna (uno dei più agguerriti).

L'intento dei comitati, nati per difendere il patrimonio naturale e ristabilire la situazione antecedente la costruzione della pista, è finalizzato all'abbattimento prima di tutto delle sopraelevate e, poco velatamente, anche di tutto il resto. "Tanto se Ecclestone si stufa qui non correrà più nessuno", dicono loro, probabilmente anche a ragione vista la squallida gestione dell'autodromo nei giorni in cui la F1 non c'è...

Il Parco, voluto dal figliastro di Napoleone e vicerè d'Italia Eugenio di Beauharnais e inaugurato nel 1808, era un prolungamento dei già esistenti Giardini Reali. Destinato a diventare una riserva di caccia dell'imperatore, il Parco ha avuto nel suo primo secolo di vita un carattere essenzialmente agricolo.

Dopo l'arrivo dell'autodromo nel parco è aumentata la superficie dedicata alle zone boschive e gradualmente i campi sono stati abbandonati. La biodiversità del parco è un gioiello derivato anche da questo cambiamento.

Il ruolo giocato dalle istituzioni é stato purtroppo decisivo nella distruzione della possibile armonia tra pista e parco. L'autodromo necessita manutenzione e periodici rinnovamenti, come del resto anche Villa Reale e le altre splendide ville e cascine immerse nel parco. La loro importanza non é stata mai considerata una priorità e oggi si vede. I restauri da fare sono parecchi e il circuito, a detta soprattutto di Ecclestone, è rimasto indietro rispetto a quelli degli altri GP europei.

Il comitato A.Cederna sostiene che la Villa Reale potrebbe avere lo stesso valore di Versailles, una volta eliminato l'autodromo. Tuttavia Versailles, essendo francese, ha dalla sua una miglior capacità gestionale... Come italiani non possiamo proprio dare lezioni in questo senso. Credo che comunque sia un paragone un po' forzato, pur con tutto il rispetto per la Villa Reale...


Gimmi Perego spiega in questo post, molto interessante, il rimpallo tra finanziamenti al Parco e all'Autodromo, e tra gli interessi SIAS e del Consorzio Villa Reale. Una cosa è certa, per ripristinare il valore del Parco e mantenere quello del GP d'Italia bisogna passare sul cadavere delle sopraelevate.


Le sopraelevate sono un caso a parte. Per gli appassionati è un mito del periodo d'oro delle corse. Chi ci correva non era dello stesso avviso: troppo pericolose. Chi le ha progettate ha fatto dei grossi errori di valutazione, e chi le doveva mantenere non ha mosso un dito. Oggi le sopraelevate non hanno ragione di esistere se non a scopo museale, e mi sento pur con tristezza di dover dire che la soluzione migliore sarebbe mantenerne solo una parte. Cercare di metterla a posto sarebbe probabilmente anacronistico.

L'area di Parco che verrebbe "liberata" da un'eventuale demolizione delle sopraelevate
Buttare a mare tutto il circuito come vorrebbero i comitati ambientalisti, invece, mi pare insensato. La camera di commercio ha stimato nel 2013 un indotto, generato dal solo Gran Premio d'Italia, pari a 31,5 milioni di Euro. Quindi la pista porta soldi; se questi non vengono ridistribuiti nè utilizzati per la comunità è un problema di persone, non dei motori.

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