mercoledì 9 dicembre 2015

Stefano Comini: ve lo do io il Motorsport!

Ero presente alla festa organizzata da Stefano Comini per celebrare la vittoria nel TCR, e non nego di essermi divertito parecchio. L'atmosfera creata dal padrone di casa, con un bidone colmo di legna da ardere, un albero di Natale composto esclusivamente da lattine di birra e un tris di simulatori di guida pronti all'uso per chi ne avesse voglia, mi ha fatto riflettere su un personaggio che spesso richiamiamo direi abusivamente: James Hunt. Ecco, la festa di Comini non era in stile James Hunt; gli anni settanta sono finiti da un pezzo. La festa di Comini era dannatamente... Cominiana. Come del resto lo è l'intervista che segue.



Avevi detto: vinco e dimostro l'ingiustizia nel motorsport. Ora hai vinto il TCR, un campionato internazionale con piloti e team di spicco. Il motorsport è ancora ingiusto?

«Adesso vediamo. Vediamo l'anno prossimo come andrà. In ogni caso vinco lo stesso... Se non avrò un ingaggio dimostrerò nuovamente l'ingiustizia nel motorsport. Se invece sarò nel torto, allora nel 2016 avrò tra le mani un contratto soddisfacente».

In Ticino c'è chi ti definisce una testa calda. Un matto.

«Prima di tutto dobbiamo definire cosa significa essere "matti". Sono matto perché non seguo le regole del motorsport? Allora sì, sono matto. Perché sostanzialmente non vivo di questo? Perché non faccio la faccia da c*lo dopo ogni gara e dopo ogni intervista dicendo le solite cose e ringraziando cani e porci? Allora sì, sono matto. In realtà posso risultare matto ma ti dico che non lo sono. Se no non sarei più in questo mondo.
Tutto quello che dico e tutto quello che faccio non è frutto di casualità. E infatti lo si è visto durante tutta questa stagione. Ricordo ad esempio le mie dichiarazioni contro Morbidelli, nel post-gara a Monza, quando dissi che mi sarei fatto giustizia da solo. Ecco, questo non l'ho detto a caldo, ma sei ore dopo la gara. Una dichiarazione ben calcolata. Perché l'ho fatto? Perché la psicologia è un fattore estremamente importante. Estremamente. Questo campionato l'ho vinto con la psicologia, mi viene da dire. E infine vorrei anche aggiungere che sono matto perché questo sport non ha bisogno di gente falsa. Ha bisogno di gente vera, sincera, terra terra... Insomma, normale».

Secondo te agli organizzatori piace avere una figura come la tua nei loro campionati?

«Onestamente... Che gli piaccia o meno i fan sono aumentati. Credo sia accaduto anche grazie a me. Credo che la gente si immedesimi di più in me, perché sono uno di loro».

Stefano con Marcello Lotti, patron del TCR

Baratteresti una misura di sicurezza in meno per andare un secondo più veloce in pista?

«Fi*a, sicuro! Credo che qualsiasi pilota vero accetterebbe una cosa del genere!»

Cosa pensi dei momenti che vengono definiti tra i più emozionanti del motorsport, cioé partenza e sorpassi?

«Il sorpasso è una cosa talmente istintiva e talmente razionalizzata... Va così tutto talmente veloce che non hai il tempo di percepire sensazioni particolari. La partenza invece non è mai stata un problema. So che è un rischio e fa parte del gioco, ma in realtà in quel momento io fremo, fremo dalla voglia di cominciare a correre».

Cosa ne pensi del Balance of Performance e del Succest Ballast?

«Allora, il succest ballast è una cagata. Lo dico in tutti i casi, anche se va a mio favore. Tutti quei chili in più di penalità si sentono, lo posso assicurare. E poi non ha senso. Non ha senso usare il succest in macchine che in teoria sono già state messe in pari con il balance of performance. A tal proposito, credo che il balance of performance in una serie come il TCR sia una buona cosa. Se si dovesse togliere, allora andremmo a cadere nello stesso minestrone del WTCC dove chi ha più soldi va più forte e agli altri rimangono le briciole».

I campionati europei e internazionali farebbero bene secondo te a proporre, un po' in stile NASCAR, una narrazione migliore delle rivalità tra i piloti e a dare più spazio alle singole personalità in gioco?

«...La Nascar è uno show e basta. In ogni caso la gente è stufa. Mi sembra stufa di sentire i piloti dire ogni volta le stesse cose. Pensa che quest'anno se ne sono accorti anche in F1. Le press conferences della F1 ora sono più divertenti. Con Vettel che spara stronzate e Hamilton che ride mentre prendono in giro Rosberg è tutto un altro discorso. Se guardi le visualizzazioni su Facebook diventa evidente di cosa stiamo parlando. Le persone vogliono vedere queste cose, sono stufi di vedere la solita fuffa. Basta! Per troppo tempo abbiamo visto soldatini facilmente intercambiabili ai quali non è permesso dire nulla perché danneggia il marchio, il prodotto che si deve vendere. In realtà tutti vogliono vedere il carattere, vogliono vedere qualcuno che esce dalla macchina sfogandosi e parlando diretto».

Ti piace la vita nel paddock?

«Il bello del motorsport è che non esiste solamente quello che capita in pista, ma conta anche quello che succede fuori. Tuttavia non vale per tutti. Ci sono piloti che ad esempio non sanno vivere il paddock. Parliamo ad esempio di Pepe Oriola, che è un pilota che stimo veramente tanto. Un tipo corretto, aggressivo al punto giusto. Però lui scende dalla macchina, fa quello che deve fare con il suo ingegnere e torna appena può in albergo. Sarà anche perché lui va in alberghi a 5 stelle ogni volta e io mi becco le stamberghe nei posti che costano di meno, per carità. Ma al contrario farei lo stesso, cioè sarei vicino all'atmosfera della pista anche potendo approfittare delle comodità.

Io credo che il paddock sia la cosa bella del motorsport, sia per i fan, sia per chi ci lavora. Per me il paddock è la mia famiglia. È la mia vita, è la mia casa. E mi diverto».

Stefano con Pepe Oriola

Come a singapore?

«Già! Dopo la gara notturna ci siamo trovati là in quattro: io, mio padre e altri miei due amici. La notte è passata tra le bevute e le goliardate e in sostanza abbiamo fatto festa, rigorosamente da soli perché tutti gli altri, compresi i meccanici, erano andati a dormire. Tanta gente dice che Comini è matto, Comini è pericoloso, Comini beve prima delle gare... Io sfido chiunque a farmi il test dell'alcool prima di ogni gara. Troverete uno zero virgola zero. E per altro tutto ciò va contro ai miei interessi, perché oltre al succest ballast mi devo portare dietro anche ben 7 chili di beer ballast...»

Ci sono evidentemente troppi campionati in giro. Tu come organizzeresti il mondo del motorsport?

«Sì, ci sono troppi campionati e troppa dispersione dei piloti. Ciò va a discapito dello show, perché puoi trovare dei campionati con 15 piloti o 10 piloti. Una roba inguardabile, non dovrebbero nemmeno correre. Anche per questo credo nel progetto TCR, perché semplificherà la vita in molte situazioni».

A proposito... Il TCR e il WTCC si sono pestati i piedi in modo palese, nel loro primo anno di convivenza e soprattutto nelle prime gare, con griglie appena sufficienti. Se solo fossero assieme ci sarebbero oltre 30 vetture tutte insieme e probabile visibilità aggiuntiva. Cosa ne pensi?

«Si sono pestati i piedi alla grande, hai ragione. Ma sai perché mi sento ottimista? Perché il TCR sarà il futuro. Il TC1, che è il WTCC, è una categoria che non sta né in cielo né in terra, mi dispiace. Al fan a casa - riflessione mia personale - della macchina che va un secondo più veloce o più lenta non gliene sbatte un ca**o. Il fan vuole lo spettacolo, vuole le sportellate, i sorpassi. Questa è una cosa che ti permette il TCR, mentre nel WTCC è più complicato. Malgrado tutto se le danno, non lo nego, ma se perdi un'appendice alare nel WTCC è un problema perché la macchina ne risente molto. Sono dei prototipi e i piloti ci pensano due volte a fare troppi danni. Tranne nel caso di Hugo Valente, vabbèh, perché lui non ha freni...

Penso fermamente che il TCR sia il futuro. Ha qualcosa in più, è interessante per le case. Con la stessa macchina del campionato nazionale, fai l'Europeo e fai l'Internazionale. Questo è un pilastro fondamentale».
 
Secondo te la Ferrari è un bene o un male per l'intero mondo del motorsport?

«Fammi un'altra domanda...»

Dai, rispondi...

«Personalmente della Ferrari non mi interessa nulla. Però penso che quando si parla di fan tante volte si parla dell'Italia, mentre invece se si parla di appassionati ci si riferisce a tutto il resto del mondo...»

Nonostante la conquista del titolo per te il 2015 è stato difficile. La mancanza di budget ti ha tenuto sul filo per molto tempo.

«Quando corri con l'idea di non avere abbastanza soldi è dura. Devi stare attento alla macchina, ai voli, a qualsiasi cosa. Per me è stato un anno di ascensori psicologici a manetta. Il 2015 è stato gratificante ma allo stesso tempo durissimo, perché sono arrivato prima di Singapore a non credere più nel motorsport e a non volere più fare del motorsport la mia vita. Sono una persona estremamente manuale e sono ingegnoso, perciò nel periodo più lontano dalle corse ho sviluppato altri progetti e altre idee che avrei portato avanti per tappare un eventuale buco.

Ho pensato che avrei corso le ultime tre gare dell'anno con passione e basta, una volta certo della mia presenza a Singapore, Buriram e Macao. Mi sono detto "Se non troverai un ingaggio per il 2016 almeno avrai finito in bellezza". In ogni caso posso dire con orgoglio che mi sono messo in gioco, nonostante avessi già dimostrato tanto e a tanti. Devo ringraziare Target Competition perché ha investito in me e ha fatto sacrifici - come me - per correre senza budget.

Quando avevo vinto il Megane Trophy - con una macchina difficile e tanti avversari veloci - pensavo che sarebbe saltato fuori qualcosa di buono. Non solo, ero anche andato in Giappone a provare la Nissan GT-R girando 8 decimi più velocemente di Krumm, cosa che poi comunque hanno imboscato. E invece... ho corso due stagioni di transizione, saltando da una macchina a un'altra e toccando il punto più basso, quella Clio Cup Bohemia di cui non sento affatto la mancanza. Non voglio sembrare arrogante, ma ovunque ho messo il c*lo sono andato forte, ma non ho mai avuto un vero ingaggio. Il mio primo contratto, per altro verbale, con Target consisteva nel fornirmi una cassa di birra a ogni gara disputata. E la cosa assurda è che dissi di sì. Ora però posso dire che io e Target Competition siamo cresciuti insieme, ed è un motivo di orgoglio.

C'è anche un'altra cosa che mi ha dato estremamente fastidio, in questa stagione: il fatto che molta gente si è accorta di me solo ora...»

Oltre al budget anche un serio infortunio ha messo in pericolo il 2015 di Comini.
Non è stato sufficiente però per impedirgli di essere competitivo

Sei soddisfatto dell'esposizione mediatica ticinese riguardo al titolo?

«L'esposizione mediatica in Ticino è scandalosa, anche dopo il mio titolo. Hanno avuto il coraggio di dire che il TCR era una sorta di campionato cadetto del WTCC, cioè in pratica hanno provato a sminuire ancora di più quello che avevo fatto. Probabilmente è ignoranza, ma allora piuttosto è meglio che non parlino di queste cose. Perché è assurdo dedicare solo dei mini trafiletti per uno dei pochissimi campioni del mondo che hanno in Ticino. Le bocce invece hanno sempre due paginone belle visibili. Dai, ca**o, non si può fare».



Raccontami della tua peggiore e della tua miglior prestazione dell'anno.

«La peggiore giornata è stata gara 2 al Salzburgring, dove ho fatto jump start. Credo sia stato il mio primo jump start in tutta la mia vita. Errore mio. Ed era da tanto che non facevo errori.
Il momento migliore è stato a Monza in gara 2, malgrado tutto. Ho fatto una bella rimonta, mi sono divertito. E poi Monza è casa mia. Per quanto si possa dire che ci fossero piloti italiani io potevo davvero dormire a casa... anche se poi sono stato nel camper con mio padre, nel paddock. Passando per altro momenti fantastici, come la sera prima delle gare, quando abbiamo offerto da bere agli operatori tv inglesi. Siamo stati con loro ed è giusto così, in fondo meritano attenzione perché fanno parte di uno staff eccezionale».

Il 2016?

«Spero che l'anno prossimo io possa decidere per me, e che nessuno possa decidere qualcosa al mio posto. E con questo chiudo».

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