mercoledì 27 aprile 2016

intervista a Ronnie Valori: "Pronto a farmi valere!"

A volte penso a quanto siano idolatrati gli sportivi dei più grandi sport di squadra, rispetto ai protagonisti delle discipline individuali. E non trovo la ragione per cui non si possa almeno equiparare la dignità di questi ultimi. Perché, specie nel motorsport, far quadrare i conti all'inizio della stagione può essere piuttosto complicato.

Ronnie Valori è un pilota che nel corso delle passate stagioni ha sempre dimostrato di essere sul pezzo. Va forte, ha passione. Ma purtroppo, come tanti altri colleghi, non ha il portafoglio magico né un procuratore alla Ibrahimovic. Così, quando qualche giorno fa ha annunciato il suo ritorno nel Campionato Italiano GT, sono stato felice, felice che abbia trovato - seppur dopo mesi di lavoro e telefonate - un posto nel motorsport.




Nel 2016 Ronnie andrà in pista con una Lamborghini Gallardo (classe GT3) del team genovese Cars Engineering, condividendo l'abitacolo con Ferdinando Monfardini, altro pilota che con le Gran Turismo ci sa fare.
«Quest'anno è stata dura, per quanto riguarda il budget. Ma finalmente si è concretizzata l'opportunità e ora non vedo l'ora di cominciare il campionato» dice Ronnie. «Io e Ferdinando Monfardini, che mi ha dato una mano e che ringrazio, puntiamo a ottenere buoni risultati fin da subito e sulla carta abbiamo tutte le potenzialità per farlo. Per noi sarà molto importante essere tra i primi, i nostri sponsor spingono molto su questo punto».




Non sarà comunque facile, con una griglia nel Campionato Italiano mai così competitiva e ben fornita.
«Il Campionato Italiano GT è ormai il punto di riferimento in Italia. Con così tante iscrizioni e con nuove vetture in ingresso sono state addirittura formate 4 classi (Super GT3, GT3, Super GT CUP, GT CUP), senza contare anche l'inserimento delle GT4. Il livello è altissimo e la rinascita della serie continua. Spero che questo momento possa durare a lungo, ma dopo tanti anni ho capito che fa tutto parte di cicli».

E qui viene toccato il tema più spinoso, quello dei costi.
«Tutti sappiamo quante macchine ci sono nel Blancpain GT e che il livello tecnico di quel campionato è davvero impressionante. Ma l'Italiano non è poi tanto diverso. Il livello si è alzato tanto anche qui. Le macchine costano parecchio e costeranno sempre di più, fino al punto in cui molti le riterranno insostenibili da gestire. Guardiamo alla numerazione: una volta c'erano le GT1, le GT2... Ora siamo alle GT3, ma anche l'interesse per le GT4 è salito. Tuttavia una GT3 odierna non costa meno di una GT1 dell'epoca. L'evoluzione va avanti, ma per rendere sostenibile tutto il discorso GT a un certo punto dovremo - di nuovo - tornare indietro».


La McLaren con la quale Valori, Balzan e il giapponese Mori
hanno gareggiato nella gara di Monza del Blancpain 2015.

Il livello tecnico del Campionato Italiano è quindi ai suoi massimi dopo tanti anni. È un bene o un male?
«È un male, soprattutto per il portafoglio. Oltre al costo dell'iscrizione e delle vetture, poi ci sono gli ingegneri, se non hai l'hospitality all'ultimo grido sei un poveretto, poi rispetto al Blancpain è anche più difficile ottenere dei pass per il pre-griglia, cosa che sarebbe positiva anche per gli sponsor. Vorrei che non fosse l'ultimo mandato, ma sta diventando tutto molto, molto costoso».

Resta il fatto che nelle GT approdano molti piloti di gran livello che non trovano più spazio nelle formule.
«Per arrivare in F1 servono budget infinito e il giro giusto, a sperare nessuno ti prende. Nelle GT ci sono buone opportunità per diventare dei professionisti, non solo come piloti titolari ma anche come coach driver. Ci sono tantissimi esempi in tal senso».




Con le formule hai avuto delle belle esperienze (Formula Azzurra, F3), prima di passare ai prototipi e poi alle GT. Ora c'è il boom della F4...
«In sè è molto positivo, ci sono tante macchine. Ma quanti italiani ci sono in F4? Davvero pochi. Doveva costare pochissimo, doveva essere una semplice categoria di passaggio dai kart verso le formule più potenti. Però sono già arrivati i superteam con dei tendoni giganteschi e piloti con budget altrettanto importanti. Forse con minori costi anche i piloti italiani potrebbero più facilmente iscriversi e partecipare a un campionato del genere. Forse è anche una questioneculturale. Sono convinto che se il motorsport italiano morisse nessuno batterebbe ciglio, perché io vedo e sento parlare solo di calcio e dei soliti noti. Invece mi piacerebbe che si parlasse di più del nostro mondo».

Parole da appassionato vero.
«La passione ora è fortissima, e sicuramente con mio papà Ivan non poteva andare diversamente da così. Per me ha fondato anche la squadra, anche se all'inizio non volevo salire sui kart. Mi sono convinto solamente dopo aver visto una gara a Borgo Ticino; da allora non ho più smesso e oramai il motorsport è per me una dipendenza! Ti giuro che a volte sento che mi mancano dei pezzi se non mi informo sulle gare. Non solo per sapere come vanno le corse, ma anche per guardare i risultati di chi ha corso con me negli anni passati. C'è sempre una sorta di vicinanza, in fondo».

Quando tornerai in pista quale sarà il momento nel quale sentirai più adrenalina?
«Sicuramente poco prima della partenza. Il momento in cui vedo i meccanici intorno alla macchina che si spostano, lasciandomi da solo, è sempre da cuore in gola. L'adrenalina in quel momento picchia forte e si esaurisce solo al momento dello start, quando tutti i duemila pensieri che ho in mente si cancellano lasciando spazio alla concentrazione».



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