Questa è una storia di motorsport che si sviluppa molto lontano dalla nostra arcigna Europa. Questa è una storia che ricorda in qualche modo il passato, quando molti piloti saltavano da una macchina all'altra in ogni weekend disponibile. Questa è la storia di Bryan Clauson.
Per chi non lo sapesse (e, credetemi, immagino che in Italia tanti non abbiano idea di chi sto parlando) Bryan Clauson è uno statunitense nato il 15 giugno del 1989 a Carmichael, in California e che ha vissuto a Noblesville in Indiana, a poco più di 30 miglia di distanza dall'ovale da corsa più famoso al mondo. Perché ne sto parlando? Bèh, perché Bryan vivrà un 2016 da record. Il nostro si è posto l'obiettivo di correre oltre 200 corse in questo anno solare. Di media, una gara più o meno ogni 44 ore.
Il nome ufficiale è "The Chasing 200 Tour", ma quello che più fa capire di cosa si tratta è... il sottotitolo, definito "Circular Insanity" vista l'abbondanza di circuiti ovali nei quali il pilota americano correrà.
Bryan Clauson ha vinto per due volte la USAC National Midget Series, altrettante volte la USAC National Sprint Car Series e in tre occasioni l'USAC National Drivers Championship; proprio queste tipologie di gara (su ovali sterrati) lo terranno più impegnato nel 2016. Sarà presente nei maggiori campionati sanzionati da USAC, oltre che negli eventi del World of Outlaws e correrà con mezzi Winged e Non-Winged.
Ready to kick off our season in the wing car here in Yuma! Race 2/200! @CancerCenter @ElkGroveFord @VantageHG pic.twitter.com/orjX17DxrP
— Bryan Clauson (@BryanClauson) 6 Gennaio 2016
Durante l'anno, però, ci sarà un altro importante traguardo da raggiungere: la qualificazione alla 500 Miglia di Indianapolis con il Jonathan Byrd's Racing, struttura che usufruirà della consulenza del team KVSH proprio per l'occasione. Lo stesso team sarà comunque al suo fianco durante tutta la stagione.
"Ho oltre 200 corse in programma per il 2016, con un calendario che mi darà modo di correre in molti dei maggiori eventi di short track statunitensi, per altro in differenti campionati. Si tratta di un obiettivo piuttosto ambizioso, ma ho messo tutta la mia anima e profuso ogni sforzo per pianificare tutto al meglio. La mia voglia di correre non è mai stata così alta come oggi", dice Bryan. La sua avventura sarà vissuta su tutto il territorio statunitense, con una sicura puntata sull'asfalto dell'Indianapolis Motor Speedway a Maggio.
"Correre alla 500 Miglia è già stato uno dei più grandi traguardi della mia carriera. Indianapolis è un luogo speciale e l'evento ha una portata gigantesca. Sono cresciuto in quell'area, quindi quando il mese di Maggio è sempre stato centrale nella mia vita. La prima volta che corsi, nel 2012, lavorammo molto e duramente per trovare i fondi necessari per partecipare, e non fu facile. Mentre nel 2015 è stata una storia differente. L'anno prima la famiglia Byrd cominciò ad aiutarmi, e fu così che mettemmo insieme la piattaforma sulla quale poter costruire il progetto attuale, senza dover da parte mia lavorare sugli sponsor come in precedenza".
Clauson ha quindi toccato con mano il mondo Indycar, e può quindi dare un parere autorevole sul maggiore interesse per la serie che - pare - ci sia in Europa e sul seguito reale che ha negli States. "La Indycar è diventata la fortunata beneficiaria di un sacco di giovani talenti che hanno lasciato le competizioni europee, e penso che attualmente la griglia della Indycar sia tra le migliori di sempre. Tuttavia credo anche che in una certa maniera ciò la renda meno attraente verso gli appassionati americani. Ci sono molti giovani talenti qui, ma il problema è che sono cresciuti agonisticamente in Europa. Manca quindi una connessione con i fan statunitensi. Ed è qui che la NASCAR ha trovato la gallina dalle uova d'oro: le persone accendono la tv per guardare gli stessi piloti che hanno visto nelle piste locali il sabato notte, mentre per la Indycar questo passaggio non esiste quasi più".
La storia tra Clauson e la NASCAR è stata breve, anche se con alcuni punti esclamativi. La pole nella Nationwide Series a Daytona nel 2008 (precisamente la Winn-Dixie 250 Powered by Coca-Cola) e il quinto posto) e il quinto posto al Kentucky Speedway nello stesso anno sono stati i suoi migliori risultati, raggiunti con il team di Chip Ganassi. "Non sto attivamente cercando una chance in NASCAR, ma ovviamente sarei felice di correre ancora nella categoria se capitasse l'opportunità giusta. Mi sento come se avessi ancora un conto aperto in questo caso, ma sono comunque estremamente felice di concentrarmi su quello che attualmente sto facendo, perché mi diverto e sono competitivo. Insomma, mi godo tutta la vita fuori e dentro la pista".
Negli ultimi cinque anni Bryan ha raggiunto i suoi migliori risultati. Non si tratta solo di campionati, ma anche di prestigiose gare come il Chili Bowl, definito anche come il Superbowl delle corse Midget e frequentato da affermati piloti provenienti dalla NASCAR, dalla NHRA e dall'Indycar. Sull'albo d'oro della corsa il suo nome è affiancato all'anno 2014. Il mondo delle Sprint e delle Midget è però lontanissimo dalle abitudini europee del Motorsport, e di conseguenza la presenza mediatica è quasi nulla. Ma questi mondi sono davvero così diversi? Assolutamente no. Un esempio solo per tutti: l'importanza dei budget. Ecco il Clauson pensiero sull'argomento. "Penso che il motorsport sia come qualsiasi altro ambito della vita. Il contesto e il tempo sono le cose che contano. La performance giusta di fronte alle persone giuste tra la folla può cambiarti la vita. I sedili pregiati, che ti portano al vero professionismo, sono pochi e per altro continuano a diminuire. Il motorsport si è evoluto in una forma come un'altra di business e i soldi sono diventati in tanti casi un pre-requisito fondamentale tanto quanto lo è il talento. Alla fine però i piloti corrono perché amano correre, e se un giovane pilota dovesse preoccuparsi di diventare una stella e di stare sempre al centro dell'attenzione, allora la sua ascesa verso il top diventerebbe estremamente faticosa e enormemente stressante. Io preferisco pensare alle corse senza mettermi troppa pressione addosso."
Sarà un 2016 a mille all'ora, non solo in pista ma anche tra una gara e l'altra. Chissà se Bryan ha contato i giorni fuori casa... "Non ho davvero contato i giorni in cui sarò via, ma non è un problema: sono cresciuto praticamente on the road. Noi abbiamo un caravan che fa le veci della nostra casa quando siamo in viaggio, quindi questo facilita molto le cose. Imparare ad adattarsi fa parte del lavoro, non c'è dubbio. E in ogni caso la mia findanzata Lauren e i miei cani (dei quali uno, Chevy, ha un account su Twitter..) mi seguono sempre in questa vita nomade. La loro presenza è fondamentale per me."
Grazie, Bryan. In fondo questo blog è nato anche per raccontare belle storie come queste. Un po' lontane e fuori dal tempo, ma pur sempre belle storie.
Chili Bowl 2014 from Loudpedal on Vimeo.
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