lunedì 23 marzo 2015

Intervista a Vincenzo Sospiri, tra passato e futuro

La capacità di essere autoironici non è da tutti, non solo nel mondo del motorsport. Vincenzo Sospiri mi ha dimostrato di avere questa caratteristica, quando gli ho chiesto del suo passato in F1. "Oddio, non è che ci ho corso. Ci ho quasi corso", riferendosi ovviamente alla stagione 1997, quando la sua avventura con la Lola finì praticamente subito.



Vincenzo Sospiri, nonostante questa esperienza poco edificante, è stato uno dei piloti italiani più veloci degli anni novanta. Prima della Lola Vincenzo era stato collaudatore ufficiale della Benetton (1996), sedile acquisito dopo aver vinto la F3000 l'anno precedente. Le maggiori soddisfazioni antecedenti il precoce ritiro dalle competizioni Sospiri le aveva ottenute nella Indy Racing League (prima fila a Indianapolis e secondo classificato in New Hampshire), a Le Mans, con la pole position nell'edizione 1999 ottenuta insieme a Collard e Brundle, equipaggio ufficiale Toyota, e nella Sport Racing World Cup (due edizioni vinte alla guida della Ferrari 333SP del JB Giesse).

Foto amarcord a sorpresa:
Front Row Drivers Luyendyk, Stewart and Sospiri, 1997 :: Indianapolis Motor Speedway Collection

Dopo le corse Sospiri si è trasformato in un team manager di successo. Ha scoperto e fatto correre tanti talenti di ottimo livello, oltre ad aver vinto gare e campionati italiani ed europei. Dopo un buon 2014 Sospiri ha deciso di cambiare le carte in tavola, affiancando ai programmi nella F4 italiana e in quella giapponese anche un impegno nel Lamborghini Blancpain Super Trofeo con il neonato team Vincenzo Sospiri Racing.
"Da metà 2014 avevo cominciato a sondare il terreno per approdare in un campionato a ruote coperte. Ho parlato con varie case, ma alla fine la scelta è stata di cominciare con Lamborghini. Il campionato è di ottimo livello e sarà ideale per far correre giovani talenti che aspirino a diventare professionisti nelle GT. L'accordo con Lamborghini è andato anche oltre, perché anche grazie a loro farò correre nella F4 giapponese due giovani piloti (uno dei quali è Takuro Shinohara). Come sempre, l'obiettivo è di creare una catena di continuità che permetta ai piloti di crescere con noi passo dopo passo. Anche come team dovremo crescere in questo nostro primo anno, perché ci saranno tante cose da imparare per tutti".

La livrea del VS Racing per il 2015

Il rapporto con il Giappone è sempre stato stretto, per Vincenzo. Negli ultimi anni sono stati molti i piloti nipponici a correre con Euronova (Kimiya Sato è il più vittorioso tra questi).
"Semplicemente è ormai consolidato da anni il rapporto sia professionale sia di amicizia con Taki Inoue. La sua rete di contatti mi ha dato spesso l'opportunità di far esordire in Europa molti giovani giapponesi con grandi doti. Anche se su Twitter è un pazzo scatenato, lavorare con lui è un piacere".

Taki Inoue e Vincenzo Sospiri

Nel frattempo continuerà l'impegno nella F4 Italiana con un team - probabilmente non più iscritto come Euronova ma bensì come Vincenzo Sospiri Racing - composto da Marino Sato (giapponese) e da Mauricio Baiz (mamma italiana e papà venezuelano). Si concluderà invece l'avventura in Auto GP.
"Con Sato e Baiz stiamo lavorando bene e nei test ci sono stati dei riscontri molto positivi. In questo campionato dove tutti sono vicini sarà dura essere sempre davanti, ma abbiamo comunque il vantaggio di non partire da zero come nel caso del Super Trofeo. Per quanto riguarda l'Auto GP abbiamo riconsegnato le macchine all'organizzatore; durante l'inverno ci sono stati alcuni piloti interessati a fare dei test ma non è stato possibile concludere alcun accordo".

In un mondo costoso come quello dell'automobilismo la carenza di budget è una costante per la maggioranza dei piloti. Correre in monoposto è ancor più oneroso e chi non riesce o non può raccogliere sufficienti fondi ha solamente due strade da percorrere: appendere il casco al chiodo oppure concentrarsi su campionati più abbordabili. La scelta di Sospiri riguardo al Super Trofeo Lamborghini va anche in questo senso: dare opportunità ai formulisti di approcciare il mondo delle ruote coperte.
"Non è che mettere in pista una singola macchina nelle GT costi meno rispetto a una monoposto, anzi. Va detto che però per i piloti può essere più vantaggioso, perché con un budget inferiore ci sono più opportunità di trovare la propria strada verso il professionismo. Quello che dà fastidio, per così dire, è la situazione attuale nella filiera verso la F1. Con delle richieste così esorbitanti è chiaro che, salvo miracoli, solo i piloti con più soldi possono arrivare a correre là. Molti di loro non verranno mai pagati per correre, perché dovranno sempre portare sponsor anche dopo anni. L'impressione è che quindi sia già tutto deciso, perché ormai quasi nessuno viene ingaggiato solo per i risultati".

Una F1 che è uscita dal primo weekend stagionale con le ossa rotte, tra guai fisici dei piloti, rotture meccaniche e il team Manor impossibilitato a scendere in pista ma comunque presente per non perdere il bonus economico... Una situazione peggiore o migliore di quella che trovò Vincenzo nel 1997?
"Difficile capire come siano messi. Bisogna essere nel paddock per sapere i dettagli... La situazione è comunque diversa dalla mia. Quando scelsi di andare alla Lola, sulla carta feci un ottimo investimento. C'erano dietro dei bei soldi, quelli di Mastercard soprattutto, ma anche di Pennzoil e altri. Un bellissimo programma che aveva tutte le potenzialità per essere un successo. Firmai per 4 anni; nei primi due non c'erano grosse somme in ballo, mentre negli altri due sarei stato pagato molto bene. Dopo la pessima trasferta in Australia, io e Ricardo Rosset eravamo andati a Interlagos con la speranza di qualificarci. Tutto però implose prima ancora di scendere in pista, quando venimmo a sapere dai giornali che il team aveva chiuso. Fu incredibile: Ricardo il giorno prima di questa doccia fredda era andato a presenziare a un evento di grande risonanza, organizzato dagli sponsor in un enorme centro commerciale..."

Rosset e Sospiri a Melbourne nel 1997

Tanti i talenti passati a casa Sospiri nell'ultimo decennio; ecco qualche nome...
"Robert Kubica ha corso per me una volta sola, ma è stato incredibile: un fenomeno naturale. Frezza e Ragues sono stati fortissimi con me e sono diventati piloti quotati. Velocissimi con me anche Filippi, Sirotkin e D'Ambrosio. Petrov all'inizio non era molto veloce, ma crebbe tanto con noi e con l'ottimo lavoro acquisì una capacità di guida e un controllo di macchina davvero spettacolari. Non per niente riuscì a tenere dietro Alonso nel 2010, a dimostrazione delle sue qualità".

D'Ambrosio e Petrov, due piloti di F1 che hanno corso con Euronova

Nonostante molti suoi coetanei e rivali di un tempo continuino a correre, Vincenzo non si è fatto prendere dalla smania di tornare a guidare in pista.
"Bèh, la voglia non la puoi eliminare, c'è sempre. Però dopo tanti anni di inattività diventa difficile anche sostenere allenamento e preparazione. Preferisco dedicare il mio tempo alla squadra e ai miei piloti".

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