Siamo arrivati alla 4° gara della Lotus Cup Europe! Sharon Scolari (#177) ha finalmente potuto provare una delle piste che più sognava di provare: Spa-Francorchamps. Il bilancio dopo le due gare in terra belga non è stato dei migliori, con un 4° posto (dopo un problema tecnico e una gran rimonta) e un ritiro per un contatto con una vettura più lenta. Le speranze campionato sono tuttavia ancora molto vive e il weekend di Spa ha comunque confermato che Sharon è in un buon momento di forma.
Quarto Round, Spa 8-9 Luglio 2016.
Gara 1 - 4° posto classe Open
Gara 2 - Ritiro
Classifica assoluta - 3° classe Open
La luce in fondo alla delusione
Purtroppo in questo weekend ho raccolto meno di quanto avrei voluto. Andavo più forte che nelle altre gare e potenzialmente c'erano ottime possibilità di concludere a podio entrambe le gare. Essere tornata a casa con un 4° posto e un ritiro non è il massimo, ma sono comunque contenta di essere stata veloce in tutte le sessioni. Questo mi fa ben sperare per i prossimi appuntamenti.
Lo scherzo della batteria
Gara 1 era partita ed ero in ottima posizione. Mi sentivo bene e il secondo posto di classe era alla portata. A un certo punto però la macchina si è ammutolita. Un problema elettrico, del tutto inaspettato, che mi ha relegato in ultima posizione. È stata dura vedere tutta la griglia sfilarmi. Mentre il gruppo si allontanava, ho eseguito la procedura per resettare tutto e fortunatamente la vettura è ripartita. Da quel momento non ho pensato più a niente, volevo solo recuperare il tempo perso. Ho rimontato fino al 4° posto, ma a pochissimi secondi dal terzo gradino del podio. Giravo 3-4 secondi al giro più veloce dei miei avversari diretti, ci fosse stato un giro in più probabilmente sarei risalita di un'altra posizione. Sono passata dalla demoralizzazione all'entusiasmo per i tanti sorpassi in pochissimo tempo.
L'incomprensione
Ero motivatissima a recuperare i punti persi in gara 1. La partenza è stata ottima e mi sono ritrovata a lottare con Harry Woodhead per la seconda piazza. Una vettura più lenta si è frapposta tra me e lui, e in prossimità della Source ci siamo ritrovati in battaglia. Harry ha deciso di passare a sinistra, mentre io sono andata all'interno, ma il pilota dell'altra vettura ha chiuso la traiettoria, e lo scontro è stato inevitabile. La scatola guida si è rotta e non ho potuto far altro che riportare la vettura ai box. Un vero peccato.
La domanda
Dopo le prime gare positive e la leadership in campionato dopo Silverstone, come ti sentivi? Pensavi che sarebbe andato tutto liscio oppure ti aspettavi un weekend problematico?
Come pilota non penso mai a un weekend con problemi, anche se forse inconsciamente sapevo che le sorprese nel motorsport sono sempre dietro l'angolo. Chiaramente volevo far bene ma ci sono state invece due belle batoste. Ora però bisogna passare oltre. Dopo la prima reazione sconfortante ci siamo fermati, come team, e abbiamo analizzato tutti i tempi e tutti i dettagli; abbiamo notato come stavolta il feeling e l'apprendimento della pista siano arrivati quasi immediatamente. Alla fine è stato un weekend produttivo e questo mi dà forza e soprattutto motivazione verso il prossimo appuntamento a Brands Hatch.
Una pista leggendaria
Tutti mi avevano parlato di Spa ma non volevo mettermi addosso troppa pressione, volevo prima vedere la pista con i miei occhi. E poi... ho visto l'Eau Rouge, così ripida... Ho pensato: ma devo salire da qui con la mia macchina? Una volta in pista è stato ancora meglio. In cima si rimane senza fiato. Con la mia Lotus posso affrontare la curva a circa 200 orari in sesta piena. Oltre a questa spettacolare curva, c'è tutto il resto... è un circuito davvero tecnico e complesso. Il primo impatto è stato... di odio, perché ho pensato che in una pista così difficile sarebbe stato difficile tenere il passo dei miei avversari - che già la conoscevano - e imparare in fretta tutte le contromisure. Invece poi è stato solo amore, perché mi sono trovata subito a mio agio, con questo incredibile mix di saliscendi e curve veloci sempre flat out. Rispetto ai miei avversari guadagnavo molto tempo proprio in questo tipo di curve e questo fatto è sicuramente molto positivo!
Le feste a tema continuano
Stavolta abbiamo partecipato a un... "beach party". Collane e camicie hawaiane, piscinetta gonfiabile... Sono sempre grandi risate e stavolta era pure azzeccato, perché in effetti faceva un gran caldo!
Un contorno davvero interessante
È stata una settimana da veri appassionati del motorsport. C'era di tutto, ma soprattutto tante macchine da sogno. Correvano infatti il British GT, il GT4 European Series, la Formula 3 inglese e la 25 ore Fun Cup, che era l'evento principale. Una corsa davvero particolare, con oltre 120 macchine iscritte e piloti di tutti i tipi, dal professionista all'amatore che scendeva in pista per la prima volta. Rispetto agli altri appuntamenti ci siamo gustati qualche gara fino al crollo di stanchezza del sabato.
Ho trovato comunque il tempo per fare anche la... ragazza porta numero! Ero l'unica pilota in quel ruolo e si notava, perché ho indossato i colori Lotus...
Un contatto da far fruttare
La presenza del British GT mi ha permesso di conoscere un po' di persone e di scambiare qualche contatto che in futuro potrebbe essere utile. Sarebbe fantastico se un giorno potessi guidare in quella categoria e vivere quell'ambiente, ma per ora dobbiamo vivere alla giornata.
Pausa vacanze
Le vacanze? C'è troppa pausa per i miei gusti. Non vedo l'ora di risalire in macchina, in realtà!
mercoledì 13 luglio 2016
domenica 10 luglio 2016
Il GP di Gran Bretagna vissuto su Twitter
Per spezzare un po' il classico ritmo del weekend ho deciso di fare... uno split screen. Sulla sinistra le immagini del GP di Gran Bretagna, sulla destra il magico mondo di Twitter, con il suo bel #BritishGp #F1 e una manica di appassionati più o meno competenti a commentare qualsiasi cosa accadesse in pista.
Il premio per il pronostico puntuale va sicuramente al pilota belga Nico Verdonck, da qualche anno attivo nel panorama delle corse GT. E in effetti è stata una giornata perfetta per il suo favorito di oggi, Lewis Hamilton.
Twitter, qualche minuto dopo, è stato scosso dal terremoto Safety Car. L'annuncio della partenza dietro la vettura guidata da Maylander ha fatto alzare più di un sopracciglio agli appassionati, ai giornalisti e ai piloti. Di seguito ecco le autorevoli opinioni a riguardo di Daniel Johnson (corrispondente del Telegraph) e dei piloti Roberto Merhi, Callan O'Keeffe e Enrique Bernoldi. O'Keeffe ha poi rincarato la dose scrivendo che in effetti sarebbe più facile vedere la fine del mondo che una partenza seria in F1...
È stato un momento molto toccante per la popolazione twitteriana. Tutti d'accordo sul fatto che la Safety Car dovesse levarsi di mezzo. #Safexit!
Con la gara finalmente in condizioni di bandiera verde, molti piloti sono rientrati a montare le gomme intermedie, creando una situazione piuttosto caotica in corsia box... E per fortuna il pericolo era altrove! #Ironia
La gara ha poi preso due pieghe diverse, almeno su Twitter. Da una parte i media internazionali, dall'altra i commentatori all'italiana, preoccupati più per la sorte della Ferrari. Mentre alcuni commenti del tipo "la F1 è morta", "la Pirelli ha rovinato lo show", "Che noia vincono sempre gli stessi" s'impossessavano dei trend legati al GP manco fosse il 1996 (e dico 1996 perché è stato l'anno in cui sentii questi lamenti per la prima volta), le strategie sulle gomme hanno occupato per un po' gli addetti ai lavori.
Poi ecco il lampo di genio di Max Verstappen con il sorpasso all'esterno su Nico Rosberg. Manovra spettacolare. O forse no? Più un errore di Rosberg? Un concorso di entrambe le situazioni? Mentre i piloti Nicky Catsburg e Dario Franchitti esaltano la manovra dell'olandesino, Massimo Costa e Alberto Sabbatini dissentono.
E Massa che resiste su Alonso, costretto a mettere due ruote sull'erba?
Nel frattempo, in Iowa, una vecchia conoscenza si sta godendo il GP di casa...
E il sempre simpatico giornalista di Motorsport.com Pablo Elizalde si lancia su una provocazione Pirelliana.
Poi ecco arrivare il tormentone finale. Il team radio della Mercedes a Rosberg diventa un caso. Squalifica sì, squalifica no? Alcuni piloti dicono la loro.
La gara si conclude con la gioia dei tifosi locali per la vittoria di Hamilton, e purtroppo con il cancro degli ululati "contro" un pilota (in questo caso Rosberg). Condanna morale da Twitter e anche una testimonianza che è pura e sacrosanta verità. Abbiamo la memoria corta.
Il premio per il pronostico puntuale va sicuramente al pilota belga Nico Verdonck, da qualche anno attivo nel panorama delle corse GT. E in effetti è stata una giornata perfetta per il suo favorito di oggi, Lewis Hamilton.
I believe it will be #hammertime! Unless they get too close... 🙈😳Who's your favourite for today? #2016F1 #britishgp pic.twitter.com/yY1NztBNeD— Nico Verdonck (@nicoverdonck) 10 luglio 2016
Twitter, qualche minuto dopo, è stato scosso dal terremoto Safety Car. L'annuncio della partenza dietro la vettura guidata da Maylander ha fatto alzare più di un sopracciglio agli appassionati, ai giornalisti e ai piloti. Di seguito ecco le autorevoli opinioni a riguardo di Daniel Johnson (corrispondente del Telegraph) e dei piloti Roberto Merhi, Callan O'Keeffe e Enrique Bernoldi. O'Keeffe ha poi rincarato la dose scrivendo che in effetti sarebbe più facile vedere la fine del mondo che una partenza seria in F1...
Safety car start. Really?— Daniel Johnson (@danielt_johnson) 10 luglio 2016
No esta ni lloviendo ahora mismo... Safety car start 😕— Roberto Merhi (@robertomerhi) 10 luglio 2016
The day we get a proper start to a wet F1 race is the day I'm 99% sure the world will end 🙄😒— Callan O'Keeffe (@CallanOKeeffe) 10 luglio 2016
Starting behind the safety car again, this is ridiculous!— Enrique Bernoldi (@ebernoldi) 10 luglio 2016
È stato un momento molto toccante per la popolazione twitteriana. Tutti d'accordo sul fatto che la Safety Car dovesse levarsi di mezzo. #Safexit!
Come on - time to go!— Karun Chandhok (@karunchandhok) 10 luglio 2016
The irony is that the track is only going to dry at race speed. A road car is less suited to these conditions than an F1 car.— The Buxton Blog (@thebuxtonblog) 10 luglio 2016
Time to go racing...please— Johnny herbert (@johnnyherbertf1) 10 luglio 2016
Con la gara finalmente in condizioni di bandiera verde, molti piloti sono rientrati a montare le gomme intermedie, creando una situazione piuttosto caotica in corsia box... E per fortuna il pericolo era altrove! #Ironia
LAP 7/52: Almost all the cars have come in to switch tyres— Formula 1 (@F1) 10 luglio 2016
Quite a few near misses amongst the rush#BritishGP pic.twitter.com/VixoainDBE
Turn 1 is still VERY wet. Caused Wehrlein to go off, everyone struggling on inters there #F1 #BritishGP— Chris Medland (@ChrisMedlandF1) 10 luglio 2016
La gara ha poi preso due pieghe diverse, almeno su Twitter. Da una parte i media internazionali, dall'altra i commentatori all'italiana, preoccupati più per la sorte della Ferrari. Mentre alcuni commenti del tipo "la F1 è morta", "la Pirelli ha rovinato lo show", "Che noia vincono sempre gli stessi" s'impossessavano dei trend legati al GP manco fosse il 1996 (e dico 1996 perché è stato l'anno in cui sentii questi lamenti per la prima volta), le strategie sulle gomme hanno occupato per un po' gli addetti ai lavori.
Ahora es el momento de cuidar los neumáticos.. La estrategia antes de montar los slicks es crucial! Analizar bien el asfalto!!— DANI CLOS (@daniclos) 10 luglio 2016
🎙How's the track guys?!— Renault Sport F1 (@RenaultSportF1) 10 luglio 2016
Poi ecco il lampo di genio di Max Verstappen con il sorpasso all'esterno su Nico Rosberg. Manovra spettacolare. O forse no? Più un errore di Rosberg? Un concorso di entrambe le situazioni? Mentre i piloti Nicky Catsburg e Dario Franchitti esaltano la manovra dell'olandesino, Massimo Costa e Alberto Sabbatini dissentono.
Around the outside #thuglife— Nick Catsburg (@nickcatsburg) 10 luglio 2016
@Max33Verstappen is clearly the real deal, what a move!! 💪🏼— Dario Franchitti (@dariofranchitti) 10 luglio 2016
@sabbatini ??? Sorpassone? Ma se l'altro ha sbagliato e lui in trazione con facilità lo ha superato. Ma vedete le gare o no?— Massimo Costa (@MassimoCosta6) 10 luglio 2016
E Massa che resiste su Alonso, costretto a mettere due ruote sull'erba?
ALL THE TIME YOU HAVE TO LEAVE A SPACE!— WTF1 (@wtf1couk) 10 luglio 2016
Nel frattempo, in Iowa, una vecchia conoscenza si sta godendo il GP di casa...
What a fantastic #BritishGP so far!— M A X Chilton (@maxchilton) 10 luglio 2016
Action throughout the pack
🏁🇬🇧#buslife pic.twitter.com/iJXtg3SybD
E il sempre simpatico giornalista di Motorsport.com Pablo Elizalde si lancia su una provocazione Pirelliana.
According to Pirelli's recommended stints, everybody has to stop again.— Pablo Elizalde (@EliGP) 10 luglio 2016
Poi ecco arrivare il tormentone finale. Il team radio della Mercedes a Rosberg diventa un caso. Squalifica sì, squalifica no? Alcuni piloti dicono la loro.
Nico Rosberg under investigation for comments made over the radio. Inspirational stuff #BritishGP— Matt Howson (@MHowsonRacing) 10 luglio 2016
Just leave @nico_rosberg be. The radio rules are just crazy. He deserves the hard fought P2. #BritishGP— Gary Paffett (@GaryPaffett) 10 luglio 2016
I think they'll probably ban @nico_rosberg for the rest of the year for his radio conversation!— Jody Scheckter (@JScheckter) 10 luglio 2016
Pathetic rules! #BritishGP #f1
La gara si conclude con la gioia dei tifosi locali per la vittoria di Hamilton, e purtroppo con il cancro degli ululati "contro" un pilota (in questo caso Rosberg). Condanna morale da Twitter e anche una testimonianza che è pura e sacrosanta verità. Abbiamo la memoria corta.
When I went to Brit GP practice & quali days in 1990,91,92 Senna was booed every time he came past— Ben Evans (@bencommentator) 10 luglio 2016
mercoledì 6 luglio 2016
Intervista a Gabriele Gardel: American style
Sentendo parlare Gabriele Gardel ho subito pensato alle origini della mia passione verso il motorsport. Che non era fatta di soli GP di Formula 1, ma piuttosto delle auto da corsa, fossero a ruote coperte o scoperte, su pista o su asfalto, sprint o endurance.
Il pilota ticinese (ma nato a Milano), classe '77, è un purista. La sua carriera è rimasta coerente, alla ricerca del piacere del motorsport. Tanto da fargli dire: «Amo le corse per quelle che sono, non per quanti soldi mi danno o per le coppe».
Nel 2016 Gardel sta correndo una discreta stagione nella Whelen Nascar Euroseries (team PK Carsport), con cinque top ten in dieci apparizioni e qualche ammaccatura sulla portiera, che porta il numero 24 (lo stesso che aveva Jeff Gordon). «Ho portato a casa un po' meno di quello che avrei voluto, ma è la natura del mondo Nascar a essere così. Sono stato buttato fuori a Valencia, a Venray e a Brands Hatch, sempre quando ero davanti. Probabilmente mi manca un po' di malizia! Dopo tanti anni nelle GT, categoria in cui le ruotate ci sono ma dove si sta solitamente più attenti, ora sto cercando di imparare a "darle" e al di là delle botte prese la categoria mi piace davvero molto. Non è magari evidente, ma correre in questo campionato non è per niente semplice, con alcuni elementi completamente nuovi o diversi rispetto al modo di correre europeo. Ad esempio qui ci sono gli spotter, che vanno ascoltati e con i quali la comunicazione deve essere perfetta».
Il sogno americano è una vera passione per Gabriele, e ha contagiato anche la sua attività lavorativa. Nella concessionaria da lui diretta è arrivato il marchio Indian e c'è uno spazio per le custom. «Da quando ho cominciato lo spazio per le moto e per l'american style è aumentato e questo calza a pennello con l'avventura che sto vivendo nel motorsport. Sono in entrambi i casi delle attività che fanno tornare alle origini, a un modo di intendere i motori più semplice. Mi sono appassionato a questo mondo grazie all'esperienza con i Daytona Prototype nel 2008 (team Doran), notando subito quei dettagli che anche oggi apprezzo: le poche hospitality, l'attenzione per lo spettatore, la presenza di raduni per marchi o per tipologia, il calore degli appassionati».
Gabriele ha cominciato a correre nelle monoposto nel 1997, è passato alle GT nel 2003 e ha corso per svariate case e con diverse tipologie di monoposto. Anche oggi la voglia di sperimentare non è tramontata. «Parteciperò a una gara della Global Mazda MX-5 Cup a Laguna Seca, a settembre. Per arrivare a questo ho partecipato a delle prove di selezione, rimettendomi in gioco completamente. Ci sono state delle sfide con simulatori di guida (iRacing, dove non sono andato benissimo: non sono abituato...), di preparazione fisica e di capacità al volante. L'organizzazione è stata eccellente e per me sarà un'esperienza stimolante».
Sorge spontanea una domanda. Chi lo fa fare, a un vincitore di classe a Le Mans, di andare a correre con le Miata?
«Semplice, se mi chiedono di correre, vado. Mi piace correre e basta, non ho nessun tipo di ambizione se non quella di scendere in pista e dare il massimo di quello che ho. Se poi i risultati arrivano, è chiaro che non dispiace. Posso aver vinto tante corse con le GT, ma chi lo sa, magari con le MX-5 me le daranno di santa ragione. Però nel frattempo avrò vissuto un'altra esperienza personale di rilievo, in un periodo dove comunque sono concentrato soprattutto sul lavoro nella mia concessionaria, un impegno veramente a tempo pieno».
Sono pochi i piloti che possono vantare tale poliedrismo. Come mai secondo te?
«In Europa, a differenza degli States, c'è più paura. Qualcuno magari pensa "Se vinco in GP2, e poi mi invitano a fare una gara in GP3 dove non vado forte, cosa penseranno di me?". Oppure "Non vado a fare il Rally di Lugano perché poi un falegname potrebbe andare più forte di me visto che non è il mio terreno"... Ecco, invece per me il bello è proprio mettersi in gioco, anche rischiando di arrivare ultimi.
Qui si sente tanto il miraggio della F1. Non nego che a 18 anni anch'io avevo speranze, ma poi avevo capito che sarebbe stato più giusto correre senza mettere un soldo. Minardi all'epoca mi disse che andavo abbastanza forte ma che senza un contributo non sarei riuscito a esordire. E allora cercai altre strade, andando poi nel mondo delle GT dove ho corso come professionista facendo tutto da solo, senza manager o altri intermediari. Ho imparato a fare i contratti e ora questo mi aiuta molto sul lavoro. A tal proposito dico ai giovani piloti di valutare bene le proprie possibilità, perché sono davvero troppi quelli che non hanno il senso dei soldi...»
Il Ticino è un territorio piccolo ma che ora è rappresentato da tanti piloti di grande livello. Il peso mediatico però non è elevato.
«Quando ero agli inizi della carriera c'era un rapporto con i giornalisti di pura amicizia. A loro interessava il risultato delle corse a livello professionale e anche personale. Ora sembra che senza il comunicato stampa a volte non si accorgano nemmeno che c'è stata una corsa durante il weekend. Perché mai dovremmo dirglielo noi, quando ad esempio Alex Fontana va a correre nel miglior campionato GT al mondo oppure quando Stefano Comini stravince nel TCR? Trovo il livello attuale un po' carente - c'è troppa concentrazione su hockey e pallone - ma va anche detto che in ogni caso il Ticino è un territorio ristretto, forse dovremmo lavorare di più su scala nazionale».
Cosa secondo te sarebbe utile trasferire dalla Nascar alla F1?
«La F1 a me piace molto, rimane sempre il top dell'automobilismo. Certamente però manca la semplicità, che è la grande dote della Nascar. Per loro l'obiettivo principale è la soddisfazione del pubblico, mentre in F1 è la necessità di non far incazzare i grossi costruttori. Ecclestone infatti cerca di tenere tutto il Circus in equilibrio mediando tra gli interessi che possono essere molto diversi. Inoltre c'è una differenza grande nel rapporto tra piloti e pubblico. Negli Stati Uniti chiunque può stringere la mano a Dale Earnhardt Jr. o Jeff Gordon, mentre in F1 è difficile soffermarsi per un attimo con Rosberg o Hamilton. Bisogna considerare che inoltre in Nascar i piloti hanno degli stipendi molto più alti...»
Il pilota ticinese (ma nato a Milano), classe '77, è un purista. La sua carriera è rimasta coerente, alla ricerca del piacere del motorsport. Tanto da fargli dire: «Amo le corse per quelle che sono, non per quanti soldi mi danno o per le coppe».
Nel 2016 Gardel sta correndo una discreta stagione nella Whelen Nascar Euroseries (team PK Carsport), con cinque top ten in dieci apparizioni e qualche ammaccatura sulla portiera, che porta il numero 24 (lo stesso che aveva Jeff Gordon). «Ho portato a casa un po' meno di quello che avrei voluto, ma è la natura del mondo Nascar a essere così. Sono stato buttato fuori a Valencia, a Venray e a Brands Hatch, sempre quando ero davanti. Probabilmente mi manca un po' di malizia! Dopo tanti anni nelle GT, categoria in cui le ruotate ci sono ma dove si sta solitamente più attenti, ora sto cercando di imparare a "darle" e al di là delle botte prese la categoria mi piace davvero molto. Non è magari evidente, ma correre in questo campionato non è per niente semplice, con alcuni elementi completamente nuovi o diversi rispetto al modo di correre europeo. Ad esempio qui ci sono gli spotter, che vanno ascoltati e con i quali la comunicazione deve essere perfetta».
Il sogno americano è una vera passione per Gabriele, e ha contagiato anche la sua attività lavorativa. Nella concessionaria da lui diretta è arrivato il marchio Indian e c'è uno spazio per le custom. «Da quando ho cominciato lo spazio per le moto e per l'american style è aumentato e questo calza a pennello con l'avventura che sto vivendo nel motorsport. Sono in entrambi i casi delle attività che fanno tornare alle origini, a un modo di intendere i motori più semplice. Mi sono appassionato a questo mondo grazie all'esperienza con i Daytona Prototype nel 2008 (team Doran), notando subito quei dettagli che anche oggi apprezzo: le poche hospitality, l'attenzione per lo spettatore, la presenza di raduni per marchi o per tipologia, il calore degli appassionati».
Gabriele ha cominciato a correre nelle monoposto nel 1997, è passato alle GT nel 2003 e ha corso per svariate case e con diverse tipologie di monoposto. Anche oggi la voglia di sperimentare non è tramontata. «Parteciperò a una gara della Global Mazda MX-5 Cup a Laguna Seca, a settembre. Per arrivare a questo ho partecipato a delle prove di selezione, rimettendomi in gioco completamente. Ci sono state delle sfide con simulatori di guida (iRacing, dove non sono andato benissimo: non sono abituato...), di preparazione fisica e di capacità al volante. L'organizzazione è stata eccellente e per me sarà un'esperienza stimolante».
Sorge spontanea una domanda. Chi lo fa fare, a un vincitore di classe a Le Mans, di andare a correre con le Miata?
«Semplice, se mi chiedono di correre, vado. Mi piace correre e basta, non ho nessun tipo di ambizione se non quella di scendere in pista e dare il massimo di quello che ho. Se poi i risultati arrivano, è chiaro che non dispiace. Posso aver vinto tante corse con le GT, ma chi lo sa, magari con le MX-5 me le daranno di santa ragione. Però nel frattempo avrò vissuto un'altra esperienza personale di rilievo, in un periodo dove comunque sono concentrato soprattutto sul lavoro nella mia concessionaria, un impegno veramente a tempo pieno».
Sono pochi i piloti che possono vantare tale poliedrismo. Come mai secondo te?
«In Europa, a differenza degli States, c'è più paura. Qualcuno magari pensa "Se vinco in GP2, e poi mi invitano a fare una gara in GP3 dove non vado forte, cosa penseranno di me?". Oppure "Non vado a fare il Rally di Lugano perché poi un falegname potrebbe andare più forte di me visto che non è il mio terreno"... Ecco, invece per me il bello è proprio mettersi in gioco, anche rischiando di arrivare ultimi.
Qui si sente tanto il miraggio della F1. Non nego che a 18 anni anch'io avevo speranze, ma poi avevo capito che sarebbe stato più giusto correre senza mettere un soldo. Minardi all'epoca mi disse che andavo abbastanza forte ma che senza un contributo non sarei riuscito a esordire. E allora cercai altre strade, andando poi nel mondo delle GT dove ho corso come professionista facendo tutto da solo, senza manager o altri intermediari. Ho imparato a fare i contratti e ora questo mi aiuta molto sul lavoro. A tal proposito dico ai giovani piloti di valutare bene le proprie possibilità, perché sono davvero troppi quelli che non hanno il senso dei soldi...»
Il Ticino è un territorio piccolo ma che ora è rappresentato da tanti piloti di grande livello. Il peso mediatico però non è elevato.
«Quando ero agli inizi della carriera c'era un rapporto con i giornalisti di pura amicizia. A loro interessava il risultato delle corse a livello professionale e anche personale. Ora sembra che senza il comunicato stampa a volte non si accorgano nemmeno che c'è stata una corsa durante il weekend. Perché mai dovremmo dirglielo noi, quando ad esempio Alex Fontana va a correre nel miglior campionato GT al mondo oppure quando Stefano Comini stravince nel TCR? Trovo il livello attuale un po' carente - c'è troppa concentrazione su hockey e pallone - ma va anche detto che in ogni caso il Ticino è un territorio ristretto, forse dovremmo lavorare di più su scala nazionale».
La Corvette del Larbre con la quale Gabriele ha vinto la classe GTE-AM nel 2011 |
Cosa secondo te sarebbe utile trasferire dalla Nascar alla F1?
«La F1 a me piace molto, rimane sempre il top dell'automobilismo. Certamente però manca la semplicità, che è la grande dote della Nascar. Per loro l'obiettivo principale è la soddisfazione del pubblico, mentre in F1 è la necessità di non far incazzare i grossi costruttori. Ecclestone infatti cerca di tenere tutto il Circus in equilibrio mediando tra gli interessi che possono essere molto diversi. Inoltre c'è una differenza grande nel rapporto tra piloti e pubblico. Negli Stati Uniti chiunque può stringere la mano a Dale Earnhardt Jr. o Jeff Gordon, mentre in F1 è difficile soffermarsi per un attimo con Rosberg o Hamilton. Bisogna considerare che inoltre in Nascar i piloti hanno degli stipendi molto più alti...»
lunedì 4 luglio 2016
Alex Fontana commenta il GP d'Austria 2016
È stato un Gran Premio d'Austria emozionante. Con grande merito della griglia un po' diversa dal solito, e con le forze in campo ben mescolate tra loro, i piloti hanno perso e guadagnato posizioni come se piovesse. Diverse strategie e anche vari problemi tecnici hanno aumentato ancora di più l'incertezza, per una gara che si è conclusa - come non tanto spesso accade - all'ultimo giro.
Ho chiesto a un pilota, l'amico Alex Fontana (che una F1 l'ha provata e che ha una grande esperienza nelle formule, nonché un ottimo spirito di osservazione) di darmi le sue idee su quanto è accaduto in questa corsa.
Il duello Mercedes, Rosberg vs Hamilton, ha deciso la corsa. Che è successo?
"Nico Rosberg sicuramente aveva qualche problema ai freni, come infatti poi è stato confermato. Nonostante le gomme più morbide andava inesorabilmente più piano rispetto a Hamilton, e probabilmente all'ultimo giro il sistema brake-by-wire ha perso ulteriori colpi. Infatti alla prima curva Nico ha frenato al punto giusto, ma è entrato comunque troppo veloce e ha preso il cordolo interno con troppa foga, non permettendogli di avere una trazione ottimale. Questo ha dato il là al tentativo di sorpasso di Hamilton.
L'incidente non è comunque giustificabile con l'impianto frenante. Rosberg non ha girato lo sterzo dove avrebbe dovuto farlo. Non si può dire con certezza se l'ha fatto apposta, ma di certo è un modo parecchio strano di affrontare un tornantino. Poteva ad esempio girare largo e portare Hamilton, che non era in favore di traiettoria, sull'esterno. Sarebbe bastata un po' di malizia. Da parte sua Hamilton aveva mezza macchina davanti e in frenata aveva battuto il compagno. Faccio fatica a credere che non sapesse che Nico era ancora lì, anche se va detto che nelle formule la visione laterale è spesso compromessa, e cambia anche a differenza delle scelte del pilota. Di certo Rosberg non poteva scomparire e in questo senso è stato proprio Hamilton a "fregarlo", ricevendo sul piatto d'argento la gara e tanti punti in più".
L'exploit di Wehrlein è merito del suo talento o è la Manor nel complesso a essere migliore rispetto al passato?
"Ho smesso di credere ai miracoli, soprattutto in F1, direi da qualche anno, quindi escludo che sia capitato così per caso. Per spezzare una lancia verso Wehrlein possiamo dire che il Red Bull Ring è l'unica pista fino ad ora doveva aveva una certa esperienza e dove aveva già gareggiato ad alti livelli nel DTM. Le altre piste invece ha dovuto studiarsele e forse non ha potuto spingere a fondo. La Manor si è trovata bene in Austria, dove ci sono poche curve. Solitamente la loro vettura pecca in carico aerodinamico, ma qui ha pesato meno, grazie anche al motore che ha sopperito alle mancanze. In conclusione Wehrlein ha corso bene e la Manor era in forma: mettendo insieme le due cose è arrivato il risultato".
La strategia Ferrari sulle gomme... Hanno rischiato troppo con Vettel?
"Mah, diciamo che la Ferrari ultimamente non è particolarmente rinomata per le proprie scelte strategiche! Credo siano stati tratti in inganno dai tempi di Vettel. Visto che stava girando ancora bene, con prestazioni discrete se non notevoli in base soprattutto al chilometraggio che stavano sopportando, alla Ferrari hanno pensato di sfruttare quel particolare vantaggio che poi non si è rivelato tale. È vero che talvolta bisogna rischiare, ma se c'è una cosa che credo si debba ricordare è che - visto il recente e remoto passato - con le Pirelli fare questi calcoli non paga molto, soprattutto quando si tratta di gomme super o ultra morbide".
I cordoli del Red Bull Ring hanno creato polemiche. Che idea ti sei fatto?
"Sembra che abbiano usato la configurazione del DTM. Io nel principio sono d'accordo nel fare in modo che i piloti non vadano oltre i margini della pista, visto che spessissimo non vengono seguiti sia in F1 sia in qualsiasi altra serie. A questo punto però preferirei però la ghiaia, che ti fa rallentare e che ti crea pochi danni, salvo forse qualche sassolino che può entrare nel motore e l'estetica della vettura un po' rovinata. Invece con questo sistema ci sono state tante rotture e forse si è esagerato dalla parte opposta".
La Force India è una delle scuderie più enigmatiche del campionato. Ha due piloti che sono in grado di portare punti e un ottimo motore, ma le prestazioni non sono costanti da un gran premio all'altro. Talvolta sono veloci in qualifica e meno in gara, in altre occasioni lenti al sabato e poi in risalita la domenica. Cosa ne pensi?
"In Austria la qualifica di Hulkenberg è stata molto buona, anche se ci sono state delle circostanze favorevoli. Poi però in gara è satato risucchiato subito e a questo punto penso che sia proprio lui a non essere al 100%, piuttosto che pensare alla vettura. È partito male, si è fatto passare facilmente e nonostante le prestazioni fossero simili a quelle di Button è scivolato indietro. Nel frattempo Perez ha recuperato terreno e stava per finire a punti non fosse stato per il guasto finale. Mi sono fatto questa idea: finché ci saranno queste mescole ad alto degrado, Perez sarà sempre davanti a Hulkenberg visto che è attualmente più bravo di lui a gestirle".
Ho chiesto a un pilota, l'amico Alex Fontana (che una F1 l'ha provata e che ha una grande esperienza nelle formule, nonché un ottimo spirito di osservazione) di darmi le sue idee su quanto è accaduto in questa corsa.
Il duello Mercedes, Rosberg vs Hamilton, ha deciso la corsa. Che è successo?
"Nico Rosberg sicuramente aveva qualche problema ai freni, come infatti poi è stato confermato. Nonostante le gomme più morbide andava inesorabilmente più piano rispetto a Hamilton, e probabilmente all'ultimo giro il sistema brake-by-wire ha perso ulteriori colpi. Infatti alla prima curva Nico ha frenato al punto giusto, ma è entrato comunque troppo veloce e ha preso il cordolo interno con troppa foga, non permettendogli di avere una trazione ottimale. Questo ha dato il là al tentativo di sorpasso di Hamilton.
L'incidente non è comunque giustificabile con l'impianto frenante. Rosberg non ha girato lo sterzo dove avrebbe dovuto farlo. Non si può dire con certezza se l'ha fatto apposta, ma di certo è un modo parecchio strano di affrontare un tornantino. Poteva ad esempio girare largo e portare Hamilton, che non era in favore di traiettoria, sull'esterno. Sarebbe bastata un po' di malizia. Da parte sua Hamilton aveva mezza macchina davanti e in frenata aveva battuto il compagno. Faccio fatica a credere che non sapesse che Nico era ancora lì, anche se va detto che nelle formule la visione laterale è spesso compromessa, e cambia anche a differenza delle scelte del pilota. Di certo Rosberg non poteva scomparire e in questo senso è stato proprio Hamilton a "fregarlo", ricevendo sul piatto d'argento la gara e tanti punti in più".
What a race! Thanks, guys. #AustrianGP #TeamLH #P1 @mercedesamgf1 photo by Jerry Andre pic.twitter.com/AGsz4Jm8VD— Lewis Hamilton (@LewisHamilton) 3 luglio 2016
L'exploit di Wehrlein è merito del suo talento o è la Manor nel complesso a essere migliore rispetto al passato?
"Ho smesso di credere ai miracoli, soprattutto in F1, direi da qualche anno, quindi escludo che sia capitato così per caso. Per spezzare una lancia verso Wehrlein possiamo dire che il Red Bull Ring è l'unica pista fino ad ora doveva aveva una certa esperienza e dove aveva già gareggiato ad alti livelli nel DTM. Le altre piste invece ha dovuto studiarsele e forse non ha potuto spingere a fondo. La Manor si è trovata bene in Austria, dove ci sono poche curve. Solitamente la loro vettura pecca in carico aerodinamico, ma qui ha pesato meno, grazie anche al motore che ha sopperito alle mancanze. In conclusione Wehrlein ha corso bene e la Manor era in forma: mettendo insieme le due cose è arrivato il risultato".
IN THE POINTS! Our Trackside Story from a fantastic day at #AustrianGP > https://t.co/doRLSsVZlV pic.twitter.com/IgaJX45inI— Manor Racing (@ManorRacing) 3 luglio 2016
La strategia Ferrari sulle gomme... Hanno rischiato troppo con Vettel?
"Mah, diciamo che la Ferrari ultimamente non è particolarmente rinomata per le proprie scelte strategiche! Credo siano stati tratti in inganno dai tempi di Vettel. Visto che stava girando ancora bene, con prestazioni discrete se non notevoli in base soprattutto al chilometraggio che stavano sopportando, alla Ferrari hanno pensato di sfruttare quel particolare vantaggio che poi non si è rivelato tale. È vero che talvolta bisogna rischiare, ma se c'è una cosa che credo si debba ricordare è che - visto il recente e remoto passato - con le Pirelli fare questi calcoli non paga molto, soprattutto quando si tratta di gomme super o ultra morbide".
Sebastian Vettel was leading the #AustrianGP...and then this >> https://t.co/KwCOVBEfX0 pic.twitter.com/1NlRp91bwH— Formula 1 (@F1) 3 luglio 2016
I cordoli del Red Bull Ring hanno creato polemiche. Che idea ti sei fatto?
"Sembra che abbiano usato la configurazione del DTM. Io nel principio sono d'accordo nel fare in modo che i piloti non vadano oltre i margini della pista, visto che spessissimo non vengono seguiti sia in F1 sia in qualsiasi altra serie. A questo punto però preferirei però la ghiaia, che ti fa rallentare e che ti crea pochi danni, salvo forse qualche sassolino che può entrare nel motore e l'estetica della vettura un po' rovinata. Invece con questo sistema ci sono state tante rotture e forse si è esagerato dalla parte opposta".
La Force India è una delle scuderie più enigmatiche del campionato. Ha due piloti che sono in grado di portare punti e un ottimo motore, ma le prestazioni non sono costanti da un gran premio all'altro. Talvolta sono veloci in qualifica e meno in gara, in altre occasioni lenti al sabato e poi in risalita la domenica. Cosa ne pensi?
"In Austria la qualifica di Hulkenberg è stata molto buona, anche se ci sono state delle circostanze favorevoli. Poi però in gara è satato risucchiato subito e a questo punto penso che sia proprio lui a non essere al 100%, piuttosto che pensare alla vettura. È partito male, si è fatto passare facilmente e nonostante le prestazioni fossero simili a quelle di Button è scivolato indietro. Nel frattempo Perez ha recuperato terreno e stava per finire a punti non fosse stato per il guasto finale. Mi sono fatto questa idea: finché ci saranno queste mescole ad alto degrado, Perez sarà sempre davanti a Hulkenberg visto che è attualmente più bravo di lui a gestirle".
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