Nel frattempo, sfruttando la sua grande esperienza vissuta come giornalista, inviato e commentatore televisivo nell'ambito motorsport, Gian Maria ha lanciato il suo nuovo sito web; si tratta di una piattaforma (creata dall'agenzia milanese The Mobile Guys) destinata a diventare una sorta di canale tematico, dove potrà condividere con gli appassionati i mille progetti che ha in mente.
"L'amicizia con i ragazzi che hanno creato questo sito, persone davvero molto in gamba ed esperti decennali nell'ambito web, mi ha dato l'opportunità di avere una piattaforma online che prenderà presto vita. Vorrei, anche grazie al loro estro, rigenerare il traffico che avevo nel mio vecchio sito, e per fare questo darò molto spazio ai video. Che non saranno i soliti video autocelebrativi o autopromozionali, ma dovranno essere spettacolari e di qualità; saranno dei contenuti dai quali trasparirà l'enorme passione che ho per il motorsport. L'idea sarà di piazzare le telecamere sia in luoghi istituzionali, sia in quelli meno convenzionali".
Uno screenshot del nuovo sito di Gian Maria Gabbiani |
Per Gian Maria il 2013 e il 2014 sono stati due anni di transizione. Tanti guai tecnici (anche parecchio banali) lo hanno limitato, ma c'è stato comunque lo spazio per alcuni momenti d'orgoglio. Ad esempio nel 2013, quando ha corso nelle vesti di Diabolik nel campionato Superstars. O nel 2014, quando ha ricevuto la medaglia d'oro al valore sportivo da parte del CONI. Senza contare le ottime prestazioni nella motonautica offshore (Class-1 e Powerboat B-1) che confermano i due titoli mondiali conquistati nel Powerboat Endurance Gr.B nel biennio '11-12.
"Nel 2013 avevo soltanto metà del budget che mi serviva, così mi inventai di correre sotto le vesti di Diabolik. Una bella avventura, che sarebbe andata ancora più bene con un podio. Immagina come sarebbe stato piacevole andare sul podio con il casco in testa senza rivelare la mia identità! Tuttavia me ne sono capitate di tutti i colori, all'epoca... In un'occasione mi hanno mandato in pista dimenticando di fare la pressione delle gomme (!!!) , senza contare che ho avuto spesso problemi con l'idroguida. Una cosa non facile, data la pesantezza dei veicoli che avevo a disposizione in una situazione di disparità con gli altri piloti. Con le barche è andata meglio... anche perché lì non avevo problemi di pressione delle gomme! In realtà pure sull'acqua ho dovuto fare i conti con guai al servosterzo, ma ho potuto correre con maggiore tranquillità e ho sfiorato una storica vittoria al debutto in Class-1 con Guido Cappellini. Eravamo in testa e avremmo potuto agevolmente vincere, ma un guasto al motore ci ha fermati".
Le corse in barca sono affascinanti ma al contempo molto, molto rischiose.
"Il rischio è un elemento purtroppo presente nell'offshore. A oltre 260 km/h sul pelo dell'acqua è ovvio che sia così, e da parte mia ho visto la morte davanti a me con l'incidente di William Nocker in Gabon. Cinicamente, ed è bene ricordarlo, il rischio è una componente fondamentale delle corse, siano esse in barca, in auto e in moto. Noi piloti lo sappiamo, ma fa parte del nostro mestiere esserne consapevoli".
Tornando al titolo dell'articolo, c'è un progetto davvero importante per Gian Maria: la partecipazione al Manx Grand Prix.
"Per me correre all'isola di Man sarebbe il coronamento di un sogno che ho da tanto tempo. Già nel 2014 sono stato in trattativa con Bimota per andare là a correre il Manx Grand Prix. Il loro ingresso nella Superbike, dalla quale sono stati poi squalificati, ha amplificato i loro guai complicando anche le altre iniziative sportive in ballo, tra cui la mia partecipazione alla gara. Attualmente sto discutendo per potermi iscrivere nel 2015 o nel 2016, con ancora alcuni particolari da perfezionare. Prima di tutto devo riacquistare i requisiti minimi, partecipando almeno a sei gare titolate nei 16 mesi precedenti al Manx. Poi, dopo un allenamento mirato, utile comunque anche per altre corse, dovrei presentarmi sull'isola qualche settimana prima per poter studiare il tracciato. Come dice Joey Dunlop, là non conta sapere dove devi dare gas, ma piuttosto dove toglierlo, e per saperlo è fondamentale conoscere tutti i dettagli".
In attesa di sapere se il progetto isola di Man avrà felici approdi, il nostro continuerà comunque con le quattro ruote. Oltre ad altre trattative su cui non si è sbottonato, Gian Maria ha parlato di un'opportunità interessante per la nuova stagione.
"Prossimamente dovrei sostenere un test con il buggy Danisi T3, in relazione a una partecipazione al Campionato Italiano Cross Country. C'è volontà, anche da parte di uno dei miei sponsor, di portare avanti questa interessante trattativa e da parte mia la voglia c'è, perché il mezzo è divertente. La mia natura, anche se ho corso con moto e barche, è di andare sulle quattro ruote. Voglio i moscerini sul casco e se dovesse capitarmi l'occasione per correre su monoposto a ruote scoperte o su prototipi, di sicuro la valuterei. Sceglierò tuttavia solo dei programmi che mi possano dare le condizioni per lottare per ottenere risultati. In passato a volte ho accettato di correre anche in situazioni non all'altezza e non voglio più ripetere queste esperienze, soprattutto ora che sono dal lato sbagliato dei 30..."
A differenza del padre Giuseppe, ai più noto come Beppe, pilota in F1, a Le Mans e con le vetture turismo, Gian Maria ha guidato (e testato) un numero incredibile di mezzi differenti. Uno dei momenti più interessanti della sua carriera riguarda comunque l'avventura in Nascar. Un pioniere che ha preceduto di qualche anno il più conosciuto (grazie ai suoi successi in Champ Car) Max Papis.
"Era il 2003 quando ho esordito in una delle serie propedeutiche Nascar, motivato dalla mia grande passione per le corse americane. Sono stato uno dei primi non statunitensi, escludendo canadesi e messicani, a correre là. Vivevo a Charlotte, nel cuore operativo del campionato, in un'epoca nella quale l'ambientamento non era facile. La realtà della Nascar non era ancora pronta per immedesimarsi con i piloti stranieri, e solo adesso c'è stato un cambio di mentalità con l'espansione in Europa (toccata con mano nel 2014 con la partecipazione alla Whelen Euro Series - ndb). Mentre fuori dal paddock tra piloti c'era un ambiente più amichevole, nel quale ci sia aiutava, dentro l'ambiente era più chiuso. Rimane in ogni caso una delle mie esperienze più belle in assoluto".
Le corse in barca sono affascinanti ma al contempo molto, molto rischiose.
"Il rischio è un elemento purtroppo presente nell'offshore. A oltre 260 km/h sul pelo dell'acqua è ovvio che sia così, e da parte mia ho visto la morte davanti a me con l'incidente di William Nocker in Gabon. Cinicamente, ed è bene ricordarlo, il rischio è una componente fondamentale delle corse, siano esse in barca, in auto e in moto. Noi piloti lo sappiamo, ma fa parte del nostro mestiere esserne consapevoli".
Tornando al titolo dell'articolo, c'è un progetto davvero importante per Gian Maria: la partecipazione al Manx Grand Prix.
"Per me correre all'isola di Man sarebbe il coronamento di un sogno che ho da tanto tempo. Già nel 2014 sono stato in trattativa con Bimota per andare là a correre il Manx Grand Prix. Il loro ingresso nella Superbike, dalla quale sono stati poi squalificati, ha amplificato i loro guai complicando anche le altre iniziative sportive in ballo, tra cui la mia partecipazione alla gara. Attualmente sto discutendo per potermi iscrivere nel 2015 o nel 2016, con ancora alcuni particolari da perfezionare. Prima di tutto devo riacquistare i requisiti minimi, partecipando almeno a sei gare titolate nei 16 mesi precedenti al Manx. Poi, dopo un allenamento mirato, utile comunque anche per altre corse, dovrei presentarmi sull'isola qualche settimana prima per poter studiare il tracciato. Come dice Joey Dunlop, là non conta sapere dove devi dare gas, ma piuttosto dove toglierlo, e per saperlo è fondamentale conoscere tutti i dettagli".
In attesa di sapere se il progetto isola di Man avrà felici approdi, il nostro continuerà comunque con le quattro ruote. Oltre ad altre trattative su cui non si è sbottonato, Gian Maria ha parlato di un'opportunità interessante per la nuova stagione.
"Prossimamente dovrei sostenere un test con il buggy Danisi T3, in relazione a una partecipazione al Campionato Italiano Cross Country. C'è volontà, anche da parte di uno dei miei sponsor, di portare avanti questa interessante trattativa e da parte mia la voglia c'è, perché il mezzo è divertente. La mia natura, anche se ho corso con moto e barche, è di andare sulle quattro ruote. Voglio i moscerini sul casco e se dovesse capitarmi l'occasione per correre su monoposto a ruote scoperte o su prototipi, di sicuro la valuterei. Sceglierò tuttavia solo dei programmi che mi possano dare le condizioni per lottare per ottenere risultati. In passato a volte ho accettato di correre anche in situazioni non all'altezza e non voglio più ripetere queste esperienze, soprattutto ora che sono dal lato sbagliato dei 30..."
A differenza del padre Giuseppe, ai più noto come Beppe, pilota in F1, a Le Mans e con le vetture turismo, Gian Maria ha guidato (e testato) un numero incredibile di mezzi differenti. Uno dei momenti più interessanti della sua carriera riguarda comunque l'avventura in Nascar. Un pioniere che ha preceduto di qualche anno il più conosciuto (grazie ai suoi successi in Champ Car) Max Papis.
"Era il 2003 quando ho esordito in una delle serie propedeutiche Nascar, motivato dalla mia grande passione per le corse americane. Sono stato uno dei primi non statunitensi, escludendo canadesi e messicani, a correre là. Vivevo a Charlotte, nel cuore operativo del campionato, in un'epoca nella quale l'ambientamento non era facile. La realtà della Nascar non era ancora pronta per immedesimarsi con i piloti stranieri, e solo adesso c'è stato un cambio di mentalità con l'espansione in Europa (toccata con mano nel 2014 con la partecipazione alla Whelen Euro Series - ndb). Mentre fuori dal paddock tra piloti c'era un ambiente più amichevole, nel quale ci sia aiutava, dentro l'ambiente era più chiuso. Rimane in ogni caso una delle mie esperienze più belle in assoluto".
Gian Maria Gabbiani al Motorshow di Bologna '14 (foto di Alberto Marcone @marcons27 |
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